10 novenbre 2019 XXXII domenica del tempo ordinario

Oltre

il Vangelo di oggi viene introdotto dalla prima lettura. Avete sentito nella prima lettura questi fratelli che vengono torturati perché credono nella resurrezione, e fino alla morte rimangono convinti da questa idea. E il tema di questo Vangelo, come avete sentito, è proprio la resurrezione.

I sadducei non credevano nella resurrezione. C’è stato, alcuni anni fa, un sondaggio all’uscita di una chiesa, in cui chiedevano alla gente se credevano nella resurrezione. La grande sorpresa è stata che molti di loro non ci credevano: per loro era un simbolo, era una cosa, insomma, vaga, irreale..

Il problema è che non si può essere cristiani se non crediamo nella resurrezione. La resurrezione è la base di quello in cui crediamo. E’ questo che ci permette di vedere la vita come il cristiano la dovrebbe vedere. Cioè se ignoriamo la resurrezione, come dice chiaramente san Paolo, tutto quello in cui crediamo è vano; e siamo proprio ridicoli, quasi: infatti, perché dovremmo seguire tutto quello che Gesù ci ha insegnato fino ad adesso, se non crediamo nella resurrezione? La resurrezione ci dà un orizzonte che, se non ce l’abbiamo, tutto crolla. Tutto crolla, realmente.

Allora i sadducei cercano di mettere in difficoltà Gesù e gli raccontano una storia un po’ assurda: premesso che, secondo la prescrizione di Mosè, se muore il fratello di qualcuno che ha moglie e non ha figli, quel fratello deve prendersi la vedova in moglie., i sadducei ipotizzano questa situazione:

C’erano sette fratelli. Il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora prese quella moglie il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Quando finalmente questa donna muore anche lei e va in cielo, di chi è la moglie? (Si ritrova in un harem alla rovescia!). Questa è la domanda che i sadducei fanno a Gesù per metterlo in difficoltà: di chi sarà moglie quesra donna dopo la morte?

Gesù non risponde direttamente a questa domanda, perché non gli interessa questo. Quello che ci dice Gesù è molto più profondo e tocca ciascuno di noi: se noi crediamo nella resurrezione, crediamo in una vita che non è solo orizzontale. Crediamo in una vita che va nell’oltre. Noi quando amiamo, come amiamo?  Ci sono due possibilità di amare: quella che ci presenta il mondo, che è una cosa in cui le persone mi appartengono, io voglio qualcosa da loro, voglio prendere qualcosa. Infatti prima si diceva “prendere moglie”. Ma il rito del matrimonio dice: “io ti accolgo”. E’ ben diverso! Noi abbiamo spesso un modo di amare in cui io aspetto dall’altro qualcosa. Non solo lo desidero, ma l‘aspetto proprio.

Ma l’amore che ci ha insegnato Gesù è diverso. E’ un amore che va oltre. Io non vedo sempre i frutti di quello che semino adesso. Pensate nella storia, pensate nella Bibbia: Abramo non vede tutte le generazioni che vengono dopo. Gli dicono che avrà una lunga grande generazione di popolo, ma lui non la vede. Mosè porta fino alla Terra promessa il popolo, ma non ci entra! E noi quando amiamo, o amiamo così, con un uomo può mare, cioè in modo limitato, o amiamo molto di più, amiamo oltre: non sappiamo cosa ci porterà questo amore. Del resto lo vediamo nelle famiglie, vediamo cosa  significa amare. Vediamo come i figli e i nipoti portano avanti qualcosa che hanno ricevuto dai nonni. L’amore non si misura a una vita umana. Il Signore ci insegna a guardare la vita in cui il limite umano si spalanca. Credere  nella resurrezione, al di là del fatto stesso della resurrezione, su cui abbiamo fondato la nostra fede, significa che tutta la nostra vita cambia nella sua visione. Noi vediamo e vogliamo vedere oltre. Io non sto facendo qualcosa che mi deve portare a una soddisfazione adesso. Io costruisco qualcosa oltre, do vita a qualcosa dopo. Do la mia vita per qualcosa che forse qui sulla terra non vedrò mai, ma la mia gioia è proprio dare. Il Signore ci insegna a guardare questo oltre! Perché altrimenti tutto è molto limitato, tutto è molto piccolo. Il cristiano vive molto diversamente la sua vita di tutti i giorni. Ed è questo che oggi siamo invitati a scoprire.

Cosa significa nella mia vita credere in Cristo risorto? Come vivo realmente la mia vita? Sono un egoista nella vita o sono un generoso? Sono uno che sa donare, o sono uno che sta sempre lì, a contare quello che manca? La resurrezione ci apre a orizzonti grandi. E noi, come comunità, siamo chiamati, giorno dopo giorno, settimane dopo settimane, mesi dopo mesi a scoprirlo insieme. E’un viaggio meraviglioso questo. Però lo dobbiamo scoprire. E nelle domeniche che vengono lo vedremo, perché fra poco sarà l’Avvento. Tra poco si aprirà questa attesa, l’attesa del Signore che deve tornare; e che quindi ci apre a un orizzonte alto.

E allora vorrei concludere con le parole di san Paolo: “Il Signore guida i nostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo”. Lo conosciamo l’amore di Dio. L’abbiamo sperimentato nella nostra vita. E se non l’abbiamo sperimentato è forse perché non siamo stati attenti a questo amore. Un amore che viene in maniera molto diversa: non è che arriva a braccia spalancate dicendo: questo è Dio, io sono l’amore di Dio, ma in maniera discreta. Se noi guardiamo la nostra vita, vedremo tale persona che si è avvicinata a noi, tale momento in cui il Signore ha voluto farsi sentire. Guardiamo bene nella nostra vita. E cerchiamo e chiediamo al Signore di accompagnarci con amore e pazienza. Amen

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