25 dicembre 2022  Natale del Signore

Messa della notte

Dio piccolo e povero, accanto a me, nella mia vita quotidiana.

Abbiamo sentito l’annuncio degli angeli e siamo arrivati qui correndo a vedere questo Bambino adagiato nella mangiatoia.

Questo annuncio viene nella notte, è  notte ora, era notte allora.

Ma c’è una notte più profonda, più grande di quella del giorno e della notte: è la notte interiore,  la notte che ci portiamo, sono le nostre paure, la mancanza di speranza.  Il mondo di oggi, che stiamo vivendo, può  farci notte: la guerra, le bollette, e potremmo elencare tutte le nostre difficoltà.  Ma l’angelo ai pastori dice questo: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi è  nato per voi un Salvatore “.

Se siamo usciti dalle nostre case,  in questo inverno, se siamo venuti qui ad adorare questo Bambino è perché abbiamo un sentimento: sappiamo dentro di noi che la luce, la speranza,  la verità la troviamo in questo Bambino piccolo, adagiato in una mangiatoia. Natale è  festeggiare Dio che si fa piccolo, umile, che si fa uno di noi.  Natale significa che Dio si fa vicino a me,  alle mie difficoltà,  alle mie sofferenze; Dio sa che cosa vivo, perché l’ha vissuto. Dio si fa uomo, si fa come me, si fa vicino a me, nella mia vita quotidiana.  Per trent’anni Dio ha vissuto  come me: alzandosi la mattina,  lavorava, mangiava, dormiva, soffriva, gioiva. In quella quotidianità, in quella vita nascosta, era un uomo come ciascuno di noi. E già questo è  il grande annuncio.  Non è  un Dio lontano, non è un Dio sulla sua nuvoletta, come tante volte immaginiamo, non è il Dio imponente che schiaccia il debole; ma è un Dio che si fa piccolo,  che si fa come me, che si fa accanto a me. È per questo motivo che rinasce la speranza,  perché io non sono solo.  Non sono solo, Dio è qui con me. Dio è conte e questo è  il vero motivo di speranza. 

Ma non è al buio. Dio mi porta anche un’altra ragione di vivere,  perché, attraverso di lui, io posso capire come vivere.  Cioè  Dio, non solo prende la mia carne, ma mi fa anche capire come devo vivere,  perché è stato qui, ha vissuto questa vita. E mi ha fatto capire che il senso della mia vita è semplicemente  amare. Non è essere più bravo degli altri, non è  schiacciare gli altri. E non è essere più  ricco, come si pensava una volta: più sei ricco, più  sei benedetto dal Signore. Invece il mio Dio si fa umile, si fa piccolo, si fa debole. La sua forza non viene dalla potenza delle armi o delle ricchezze, come sembra che il mondo tuttora pensi; ma viene semplicemente da una forza disarmante, che è quella dell’amore.  Con quale forza di bene ci ha amati noi lo sappiamo, è salito sulla e ha dato la vita per noi dando a ciascuno di noi il senso della vita: il bene significa amare. Ecco il secondo motivo della nostra speranza: il primo è l’Emanuele, il Dio con noi. Il secondo è il senso della vita, il senso dell’umanità che è quello di amare.

Il terzo è che questo Dio, che si fa Emanuele, che si fa senso, si fa anche luce. Lo ripetiamo tante volte,  lo ripete la liturgia di questi giorni natalizi: lui è  la nuova luce, perché illumina il mio cammino. È  luce sul mio cammino, perché è il Verbo che si fa carne,  perché la sua parola mi accompagna, è  la luce della mia vita di tutti i giorni.  Quanto questo sia importante e quanto sia attuale per un mondo con tutte le sue difficoltà!….. 

Noi questa sera ci raduniamo per conoscere Dio. Non il Dio che ci immaginiamo! Noi tante volte crediamo di conoscerlo,  ma facciamo fatica a riconoscerlo, perché dobbiamo riconoscerlo in ogni piccolezza, in ogni debolezza. Dio passa, e spesso è  presente  nella nostra vita, ma non lo riconosciamo. Tanto volte non ci siamo resi conto che in quel piccolo c’era lui, in quel piccolo che io dovevo amare e che non ho amato, c’era lui.

Ma oggi il Signore viene, mi dà la possibilità di ricominciare, di ripartire.  Oggi questa speranza di nuovo si risveglia, eccola! Non perdiamola. Non siamo soli, abbiamo questa luce che ci accompagna,  abbiamo il senso di umanità: è lui, l’Emmanuele.

E vorrei concludere con le parole di papà Francesco,  che ci dice:

Coraggio, non lasciarti vincere dalla paura, dalla rassegnazione, dallo sconforto. Dio nasce in una mangiatoia, per farti rinascere proprio lì,  dove pensavi di aver toccato il fondo. Non c’è male, non c’è  peccato da cui Gesù non voglia e non possa salvarti. Natale vuol dure che Dio è vicino: rinasca la fiducia!”. Amen

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