22 settembre 2024 XXV domenica del tempo ordinario

Non abbiate paura!

Quando vediamo come si comportano i discepoli, siamo un po’ più tranquilli.
Forse abbiamo l’immagine dei discepoli come di uomini perfetti, loro che seguivano Gesù, che l’avevano tante volte sentito, ascoltato. Ma poi ci rendiamo conto che i loro difetti sono i nostri difetti. Qui è una cosa incredibile: Gesù stava dicendo a loro, e solo a loro, che dovrà essere ucciso; e di cosa parlano tra loro i discepoli? I discepoli  sulla strada discutono di chi è il primo tra di loro. Quindi vedete che le cose che viviamo oggi non sono molto diverse di quello che succedeva duemila anni fa.
Cosa ci insegna oggi questo Vangelo? All’inizio, come vi dicevo, Gesù ricorda a tutti che il Messia, cioè lui, l’inviato di Dio, è chiamato a morire, a dare la vita. Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini, che lo uccideranno; ma che, una volta ucciso, dopo tre giorni, risorgerà.

Quello che noi celebreremo oggi con il Battesimo è proprio questo.

Voi sapete che il fonte battesimale rappresenta un luogo particolare: prima era un po’ come una piscina. Se andate a San Giovanni, al Battistero, vedete che si scendeva tre gradini per risorgere poi dall’altra parte. Si moriva con Cristo nella tomba per risorgere con lui alla vita nuova. Si moriva al peccato per risorgere alla vita nuova! E questo si fa tuttora. Ma adesso si capisce meno di allora questo passaggio. 

 Gesù ci racconta all’inizio una cosa che adesso questi bambini vivranno con noi. Morire al peccato per risorgere alla vita nuova: questo è il Battesimo;  e diventeranno figli di Dio.

Noi li accompagneremo in questo cammino, noi come comunità; e i padrini dovranno quotidianamente o tutta la loro vita accompagnare questi bambini, che diventeranno ragazzi e poi adulti, in questa vita di fede.
Ora Gesù cosa ci dice quando vede che i discepoli, invece, non capiscono niente e continuano a chiedersi chi è il più grande tra loro? Gesù fa una cosa molto bella: chiama un bambino e lo abbraccia, lo mette proprio al centro di quei discepoli e chiede loro di accoglierlo.

Perché era così importante questo bambino?  Perché, vedete, un bambino non può vivere da solo, lo devi accompagnare,  lo devi accogliere  anche qui, dai sui primi passi.
E perché noi dobbiamo tornare a essere bambini?  Non  perché dobbiamo diventare persone immature, la società ne è già  piena, ma perché il bambino sa fidarsi! Anzi, è necessario per lui fidarsi. Non può vivere da solo un bambino. Ha bisogno di qualcuno che gli dia da mangiare, che lo vesta. Un bambino da solo, soprattutto quando è piccolo piccolo, non può fare niente.

Quello che noi siamo chiamati a fare nel nostro cammino di fede è proprio questo: saper dare fiducia. Se siamo figli di Dio, siamo chiamati a dare totale  fiducia a Dio.

Ma voi sapete che, crescendo, noi facciamo molta fatica a essere fiduciosi. Perché noi siamo nella logica di quei discepoli che pensano che ci deve essere un primo e che il primo deve essere il migliore di tutti e che il migliore di tutti è quello che schiaccia gli altri.  Ma Gesù insegna un’altra cosa.

Gesù ci insegna che chi vuole essere il primo, si deve fare ultimo.  Proprio come ha fatto lui: mettersi   al servizio degli altri.

E noi tutti sappiamo nel fondo del nostro cuore che questo è vero. Perché quando noi ci mettiamo a servizio, quando amiamo gli altri, quando facciamo qualcosa di bene per un altro, questo ci rende felici. Schiacciare gli altri, fare il primo, distruggere gli altri, essere egoisti, metterci al centro di tutto, questo non ci rende affatto felici. Lo sappiamo, abbiamo fatto esperienza tutti di questo. Invece quando abbiamo fatto qualcosa di bene per un altro, lì abbiamo trovato la felicità. Quindi questo ce l’abbiamo proprio nel cuore. Noi siamo stati creati per questo, per amare!

Ma tante volte abbiamo paura, abbiamo paura di amare l’altro, abbiamo paura di perdere la vita per l’altro. E  a causa di questa paura ci richiudiamo su noi stessi. Mettiamo noi al centro e perdiamo quella felicità che la promessa di Dio ha fatto a tutti.

Allora oggi il Signore, con questo gesto bellissimo di abbracciare un bambino proprio come ho fatto adesso, ci mostra  l’esempio della fiducia, l’esempio dell’amore che Dio ha per  noi. Noi dobbiamo solo aprire il cuore e  non avere paura.

Sapete che questa parola, di non avere paura, torna 365 volte nella Bibbia? ogni giorno della nostra vita il Signore ci ripete di non avere paura! Non dobbiamo avere paura di essere amati. Non dobbiamo avere paura di lasciarci abbracciare da Dio!

Questo è l’invito di oggi. Questo è quello che vogliamo offrire a questi bambini. Questo è il compito di questa comunità: far sì che gli uomini e le donne di questo quartiere possano sentire che la cosa più bella è amare! Là cosa più bella è lasciarsi abbracciare da Dio. Amen

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