
In questa calda estate, oggi, proprio di domenica, cade la solennità della festa dei Santi Pietro e Paolo, che sono i fondatori della nostra Chiesa di Roma: due colonne, due personaggi straordinari. La meraviglia è che niente ci viene nascosto della loro vita, delle loro fragilità. Vedete, il bello del racconto Biblico è che non nasconde niente.
Ci troviamo davanti a una narrazione che non li rende perfetti; abbiamo visto che sono due uomini fragili come noi, presi dal loro peccato, dai loro limiti, dalle loro paure, proprio come lo siamo noi.
Quando festeggiamo la santità di qualcuno, ricordiamoci che noi per primi siamo chiamati alla santità, malgrado quello che siamo, malgrado tutte le nostre difficoltà, i nostri limiti; anche noi siamo chiamati ad essere un giorno santi. E questo è bello, perché ci fa capire che l’annuncio che noi portiamo, è un annuncio universale, per tutti, che deve toccare anche la mia vita.
Ci troviamo davanti a due uomini, dicevo, formidabili. Conosciamo Pietro che quando gli dicono : “è il Signore!”, si mette qualcosa addosso e si butta per andare a riva, è quello che per primo dice: “ sì, noi ci saremo, ti salveremo, ti proteggeremo, ti difenderemo..” e poi sappiamo che è il primo, pure, a comportarsi da codardo e a rinnegare il Signore per ben tre volte .
Ieri, proprio nella Messa della vigilia, dicevamo del momento in cui Gesù Risorto chiede a Pietro per tre volte:” mi ami, mi ami, mi vuoi bene ? ”, come risposta a quello che era stato il tradimento di Pietro, nel momento della passione di Gesù. Pietro è questo, è un uomo pieno di impeto e sappiamo quanto le passioni possono essere qualcosa di straordinariamente bello per noi, ma anche di difficile da gestire e certe volte ci portano lontano da quella che è la verità e la bellezza. Ma questo è il Pietro su cui abbiamo fondato la nostra Chiesa e da poco abbiamo eletto e festeggiato il nostro nuovo successore di Pietro, nella figura di Papa Leone.
E poi c’è Paolo, l’uomo che distruggeva, uccideva i cristiani e che si ritrova un giorno, come sappiamo dalla iconografia tradizionale, a cadere da cavallo. Questa immagine è molto simbolica, molto forte per ognuno di noi, perché ognuno di noi è su un cavallo, che rappresenta la sua sicurezza .E anche noi siamo chiamati, per incontrare Gesù, a cadere, a scendere dal nostro cavallo, dalle nostre sicurezze e da tutto quello che ci impedisce di riconoscere la grandezza di Dio nella nostra vita.
Paolo quando cade, quando incontra Gesù, da la vita per Lui! Quella forza distruttiva che aveva avuto uccidendo i cristiani, la usa, ora, per costruire il bene e per evangelizzare. E anche questa è una grande lezione per ognuno di noi: la grande forza che abbiamo dentro può essere distruttiva e distruggere l’altro, oppure può essere costruttiva e far fare cose meravigliose.
Quando Paolo scende dal suo cavallo e incontra Cristo è quello stesso Paolo di prima, che però mette tutto nella costruzione del regno e parte. Non va ad incontrare subito i discepoli, ma parte ad evangelizzare e poi tornerà a vedersi con Giacomo e Pietro a Gerusalemme. La bellezza di Paolo è lì, nella missione, nella passione per l’Evangelizzazione.
Ecco, questi due uomini, poi ,si ritrovano a Roma per dare la vita, martirizzati, uno secondo la tradizione con la croce rovesciata e l’altro con la testa tagliata, con la spada. Questi due uomini danno la vita e il loro sangue. Il loro sangue permette di fondare questa Chiesa, la Chiesa di Roma, di cui noi, continuiamo, dopo più di duemila anni ad essere figli. Una Chiesa che ha bisogno di altri Pietri, che ha bisogno di altri Paoli, che ha bisogno di ognuno di noi, della nostra passione, della nostra forza. L’abbiamo sentito prima. Possiamo essere limitati, possiamo essere in alcune cose anche distruttivi, ma se lasciamo entrare il Signore, se scendiamo dal nostro cavallo, tutto può cambiare.
Il Signore può servirsi di ognuno di noi per costruire la Chiesa di Roma, che ha bisogno anche di questa comunità, perché essa è una parte della Chiesa di Roma.
Questa mattina mi sono incontrato con il consiglio operativo della parrocchia, formato da uomini e donne che si mettono al servizio di questa comunità e gestiscono diversi gruppi e cammini. Quel bisogno di mettersi al servizio, è parte di noi, ma abbiamo bisogno di tutti. Perché se diciamo che la Chiesa è un edificio fatto di pietre vive, queste pietre siamo noi e là dove manca una pietra, non c’è niente, c’è il buco.
All’inizio, se sono poche le pietre che mancano, va bene, ma se diventano tante, l’edifico crolla. E questo ci fa capire quanto sia necessario sentirsi parte viva di questa comunità, di questa Chiesa di Roma.
Pietro e Paolo: la loro presenza, il dono della loro vita. Quello che hanno fatto nella loro vita ci indica quanto sia importante anche per noi vivere la nostra fede e donarsi. La seconda lettura, la lettera di San Paolo a Timoteo, è meravigliosa, perché ci fa capire quanto Paolo abbia vissuto tutta la sua vita come una battaglia, come una corsa; fino alla fine ha combattuto la buona battaglia e ha conservato la fede.
Anche per noi, l’abbiamo detto tante volte, la fede non è qualcosa che guardo passare davanti a me, come uno spettacolo, ma è parte di me, è un cammino, è una corsa, è una battaglia, è qualcosa di attivo, che mi fa andare avanti, di necessario per la mia vita, è come l’ossigeno, il sangue che passa nelle mie vene. La fede non può mancare, e mi porta, mi spinge. Deve essere una spinta continua, un dinamismo che mi viene dato. Questa è la fede e questo dinamismo mi deve accompagnare nella mia vita. Non posso fermarmi, non posso sedermi, non posso solo guardare.
Il Signore, dice San Paolo, mi sia sempre vicino, mi dia la forza.
Quando nel Vangelo Gesù chiede a Pietro, cosa dici tu chi io sia? Pietro risponde, tu sei il Cristo.
E oggi, in questa festa, noi vogliamo rinnovare questa risposta. Tu sei il Cristo, l’Unico, il Messia, il Signore della mia vita, non ho altro per me, non ho altro di così grande, di così bello. Ci sono cose belle nella mia vita: mia moglie, i miei figli,i nipoti, gli amici, ci sono cose belle. Ma tu sei qualcosa di più. Tu sei qualcosa di grande. Tu sei qualcosa che dà senso alla vita. Questo è il Signore, il Messia, il Cristo. E il Signore ci risponde.
Come risponde a Pietro.” Tu sei Pietro. Tu sei la pietra. Tu sei quella pietra che serve a edificare il regno, tu sei la pietra che serve a edificare questa Chiesa, La Chiesa di Roma. La Chiesa di san Bonaventura, sei necessario, e io ti amo per questo. Allora, chiediamo al Signore, come lo chiese San Paolo nella sua vita, di liberarci da ogni male, per essere liberi di seguire sempre il nostro Signore. Amen.