26 marzo 2017 – Quarta domenica di quaresima Anno A

Letture del giorno (1Sam 16,1.4.6-7.10-13 / Sal 22 / Ef 5,8-14 / Gv 9,1-4)

Oggi il Vangelo è un po’ lungo, molto lungo, e ci racconta una storia incredibile, di un uomo che era nato cieco, e che però, incontrando Gesù, vede di nuovo, o vede per la prima volta.

Gesù passa.

Gesù passa nelle nostre vite, Gesù passa in mezzo a noi, Gesù passa nella tua vita.

Gesù passerà tra poco nella vita di questa bambina (durante la messa si celebra il battesimo di una bambina di nome Laura).

E Gesù si ferma, non viene chiamato, non è la stessa storia del cieco che chiama e dice: “Signore, abbi pietà”.

In questo Vangelo, in questa storia, quel cieco sta lì, ma non parla, forse semplicemente perché neanche vede, e quindi non sa che Gesù sta passando.

E’ Gesù che si ferma, è Gesù che va verso di lui.

Gesù si ferma nella nostra vita, si ferma davanti alle nostre sofferenze.

Gesù non condanna quest’uomo, Gesù non è interessato al tuo peccato, al nostro peccato.

Gesù si ferma per incontrare quell’uomo che soffre perché non vede, e poiché non vede non può lavorare, e poiché non lavora è mendicante. Quell’uomo è stato scartato dalla società e messo da parte. E Gesù si ferma proprio lì, proprio davanti a quell’uomo che soffre.

Proprio davanti a quella sofferenza lì Gesù si ferma.

Gli altri lo giudicano subito. I discepoli stessi gli vanno a chiedere: “Ma lui è peccatore, o sconta la colpa dei suoi genitori? Da dove gli viene questo peccato per il quale è stato condannato da Dio a non vedere?”

E Gesù risponde: “Non è né lui né i suoi genitori”.

Gesù si ferma nella nostra vita e noi spesso non lo vediamo.

Noi siamo come questo cieco nato, non vediamo che Gesù passa nella nostra vita. Ci dovremmo fermare un momento e pensare: “Quando Gesù è passato nella mia vita? Quali occasioni ci sono state? Quali incontri? Quali episodi mi hanno fatto capire che Gesù era accanto a me?”

Se guardiamo indietro troveremo tantissimi momenti in cui Gesù si ferma.

Nella prima lettura, quando Samuele è mandato a scegliere il futuro re di Israele, gli vengono presentati da Jesse tanti fratelli, ma Dio ha scelto l’ultimo, il più piccolo, che è Davide, e Samuele dice: “Non giudica secondo la vista ma secondo il cuore. Dio non giudica dalle apparenze.

Noi invece ci fermiamo all’apparenza.

Allora Gesù cosa fa con quest’uomo che non crede?

Sputa.

Sputa, prende la terra che con lo sputo diventa fango e lo mette sugli occhi.

Anche noi, più tardi faremo un gesto, quello dell’Effatà, che ricorda il miracolo di Gesù.

Cosa fa Gesù?

Mescola la nostra umanità, che è la terra, con qualcosa che è suo, lo sputo, che ricorda la Genesi, l’inizio dell’uomo: Dio fa l’uomo con il fango, con la terra.

E noi abbiamo iniziato il nostro cammino di quaresima ricordandoci che eravamo polvere, vi ricordate il mercoledì delle ceneri abbiamo ricevuto la cenere sulla testa e il sacerdote diceva: “Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”.

Noi siamo questa terra che è stata preparata da Dio, ma questa terra non aveva vita senza il soffio di Dio, vi ricordate la Genesi? Il soffio di Dio dà vita all’uomo.

Così Gesù in questo miracolo ci mette un po’ di divinità, un po’ di Lui. E ognuno di noi con il battesimo riceve “questo tesoro in vasi di creta”, dirà San Paolo (2Cor4,7), dentro questa nostra povera vita fatta di peccati e di cose belle, noi in questo vaso di creta riceviamo la vita divina, ed è questa vita divina che questi genitori hanno scelto per questa bambina. E aiutati dai padrini e da tutta la nostra comunità, porteremo avanti questa vita divina di questa bambina.

Ma questo battesimo di oggi ci ricorda sempre il nostro battesimo e ci ricorda la vita divina che è in ciascuno di noi, ciascuno di noi è chiamato a conservare la veste bianca del proprio battesimo, e la quaresima è quel momento privilegiato in cui io devo ritrovare la mia veste bianca, devo ritrovare questa vita divina che ho dentro di me.

Pensate quale divinità ha l’uomo, pensate quale ricchezza e tesoro ogni uomo ha, perché dentro di sé abita quella vita divina.

Come possiamo trattare male l’altro, se poi ci rendiamo conto che dentro di sé ha anche lui la vita divina? E quante volte succede che lo facciamo.

E dietro a tutto questo cosa c’è, che occupa quasi tutto il Vangelo di oggi?

Il fatto che la gente attorno è cieca, il fatto che i sacerdoti, i giudei, i farisei, non accettano quello che sta facendo Gesù.

Quante volte anche noi siamo ciechi alla presenza di Dio nella vita nostra e degli altri.

Allora tra poco ci sarà il battesimo di questa bambina, le metteremo il vestito bianco, e poi le daremo il cero che accenderemo al cero pasquale dicendo: “Ricevete questa luce, che è la luce di Cristo”.

E noi questa luce siamo chiamati a portarla agli altri, ma per portarla agli altri la dobbiamo prima vedere, sentire che questa luce illumina anche il nostro cammino.

Facciamoci illuminare da Cristo. Mancano poche settimane prima di Pasqua, lasciamo che Cristo possa illuminare la nostra vita, scegliamo che Cristo illumini la nostra vita.

Ricordatevi sempre che noi abbiamo una scelta, abbiamo una scelta e possiamo scartare Dio o lo possiamo far entrare nella nostra vita.

Può entrare a fare luce sulle nostre scelte, sulla nostra vita, su tutte le decisioni che prendiamo.

Scegliamo la via di Dio, perché altrimenti è via di tenebra.

Amen.

Omelia del 26 marzo 2017 in formato pdf

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