16 settembre 2018  XXIV Domenica del Tempo ordinario

il Catechismo

Per tanti anni, quando uno andava al catechismo, si diceva che andava a dottrina. Se lo chiediamo ai nostri nonni, vediamo che tutti dicono così. Questa parola ha un po’ il senso di indottrinare le persone: vieni e ti insegno la dottrina…

Gesù ha un altro modo di fare catechismo. E questo si insegna a catechisti e catechiste: non è che io ti dò una risposta, io ti faccio una domanda, io ti faccio pensare.

Cosa dicono gli altri di me? Gesù chiede agli apostoli. E ciascuno risponde: Uno dei profeti, Elia… Poi arriva la domanda: Ma tu cosa dici di me?  E questa è una domanda per ciascuno di noi.

E’ bello all’inizio dell’anno, per esempio, questo Vangelo, all’inizio del nostro anno pastorale, è comodo avere questa domanda prima di iniziare tutte le nostre attività. Io, io cosa dico di Gesù? Chi è per me? Perché vedete arrivare a Gesù ci possiamo arrivare per tante strade diverse. C’è chi vive di pane e oratorio, c’è chi è andato verso Gesù a causa di una sofferenza e così e ha trovato in Lui la risposta, c’è chi ha incontrato un testimone della sua vita, un sacerdote, una suora, una persona della famiglia che è riuscita ad attirarlo verso Gesù.

Però questo è solo un primo passo! Non basta essere dietro a Lui. Quando Gesù si ferma, si gira verso di loro, e chiede: ma voi, chi dite che io sia? Quelli già avevano lasciato tutto per Lui, già lo seguivano, già lo seguivano! E Lui a un certo momento si gira e dice: ma voi, voi, non gli altri, voi  chi dite che io sia? Chi sono per voi? E allora ci fa capire che a ciascuno di noi, nella nostra vita, non basta solo essere presenti con Lui. Ci deve essere qualcosa dentro di noi. Nella nostra vita a un certo momento c’è bisogno della conversione. Ma una conversione radicale!

Perché quando Pietro gli dice: Tu sei il Cristo! Lui gli ha dato una risposta giusta. Lo segue e gli sta dicendo che Lui è il Messia. Ma quando Gesù gli spiega che cos’è il Messia, Pietro lo prende in disparte e gli spiega che così non va. E la reazione di Gesù è una delle più dure del Vangelo: Vade retro, Satana! Mettiti dietro di me! Non sei tu che mi devi insegnare cosa devo fare! Mettiti dietro di me! Seguimi! Il seguito del Vangelo è: vai, prendi la tua croce e seguimi.

Che cosa ci vuol dire lì Gesù? Che questa conversione ci obbliga a dare la vita, a non tenerla per noi stessi. 

E’ molto difficile. E ‘ una conversione grande, questa!  E’ un passo che si deve fare. E’ un passo necessario per il cristiano. La vita non mi appartiene, la vita è sempre un dono. Ricordatelo sempre, abbiamo l’ombelico che ce lo ricorda sempre, noi siamo un dono. Noi siamo un dono. La nostra vita è stata un dono. Non ci appartiene. Non ci apparterrà mai.  Anche se la nostra società di oggi vuole dire il contrario, non ci appartiene la vita.  Non ci appartiene. Noi siamo chiamati, chiamati alla vita, chiamati a donarci. A chi? A Dio. A Dio che ci chiama. E’ Lui che ci dona. E’ Lui che ci ha donati.

Allora, tornando alle  parole del Vangelo, Gesù cosa dice esattamente? Gesù dice: “Se qualcuno vuole venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”: Non riduciamo questo alle malattie, alle sofferenze che devo sopportare, perché queste cose non è Dio che ce le dà, no. Dio ti sta dicendo esattamente: chi vuol salvare la propria vita la perderà, chi perderà la vita per causa mia e del Vangelo la salverà. Dare la vita. Dare la vita.

E chi ha sperimentato questo fatto di dare la vita… Io vorrei chiamare qui una ragazza e chiederle di raccontarvi che cosa è stati il centro estivo e perché ha chiamato delle amiche a venire. Perché a questo centro estivo dei ragazzi di quattordici quindici sedici anni  danno la giornata intera per aiutare dei ragazzi tutti i giorni, non per una settimana, non per due, non per tre: per sette settimane, quasi due mesi questi ragazzi  che a sedici anni potrebbero andare all’aria, al mare tutti i giorni perché la scuola è finita, vengono qua, dalle otto del mattino fino alle cinque del pomeriggio, puliscono l’aula, puliscono il luogo dove hanno mangiato i ragazzi, si occupano dei bambini che non sono semplici – sempre peggio, sempre più maleducati… perché ? E vanno pure a chiamare gli amici per questo!  Potrei chiedere a Serena, che… come  ha torchiato la sua vita per stare lì, a coordinare il centro estivo.

Questi ragazzi che cosa hanno provato, che cosa è successo? Hanno provato li donarsi, lo scordare  se stessi, il vivere per gli altri e hanno toccato con mano che questo li arricchisce.

Gesù ci propone la felicità, non il sacrificio, non la morte. Ci propone la vita, una vita speciale, una vita bella! Siamo noi, che siamo egoisti, paurosi, e non ci rendiamo conto che dare ci rende felici, che la vita cristiana è felicità, anche se il mondo fuori ci dice invece il contrario e sembra che i cristiani sono quelli che si flagellano in continuazione, che non possono far niente. La teoria del no! Invece il nostro è un grande alla vita. Alla vera vita, quella che rende felici. Non a cose passeggere, come ci propone il mondo, non a qualcosa che passa, ma alla vera gioia.

E allora siamo invitati a fare questo passo, a fare questa conversione. Nessuno di noi può entrare in questa chiesa o perché è catechista o perché viene tutte le domeniche o perché non so che lavoro ha nella nostra parrocchia e credere che per questo è sicuro che le porte del Paradiso gli sono aperte perché lui è un vero cristiano. Non è così. Ciascuno di noi deve fare il suo cammino. Ciascuno di noi  deve aprire la porta, ciascuno di noi deve donarsi totalmente, ciascuno di noi deve andare fuori e  tirare qualcuno e  dirgli: questa è la vera vita!

Finché non diventiamo così, finché non abbiamo dentro il fuoco, finché non abbiamo voglia di far conoscere Cristo, finché non ci doniamo totalmente, siamo vani perché le parole sono  vane. Viviamolo allora questo, tutti insieme.

E siamo felici oggi che abbiamo anche dei seminaristi, ragazzi che mettono in gioco la loro vita, ci provano. Preghiamo per loro e preghiamo per noi. Convertiamo il nostro cuore. Non crediamo di avere le risposte perché siamo catechisti, perché siamo membri di diversi gruppi o non so che… Tutti siamo chiamati a tornare a camminare dietro Cristo. Perché il cristiano, se no, si mette a fare come Pietro, quando crede di pensare a insegnare a Cristo quello che deve fare!, quello che è il vero cristiano! Non è possibile. Dietro a Lui, solo dietro a Lui. Amen.

16 settembre 2018  XXIV Domenica del tempo ordinario
Omelia di Don Stefano Cascio
Trascrizione a cura di Maddalena Kemini

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