Unico sacrificio, unica via
Anche oggi, come ieri, la liturgia parla da sola. Non abbiamo bisogno di molte parole. Nelle chiese come vedete non c’è nulla. Nessun sacrificio viene celebrato in questo giorno nel mondo intero. Nessuna messa, perché il sacrificio è unico, è quello di Cristo. Ma neanche possiamo godere della visione del Crocifisso: le croci vengono velate come le statue, perché la Chiesa ci obbliga proprio a fare uno sforzo, ad andare all’essenziale della nostra fede. Sappiamo che noi uomini nella nostra fede abbiamo bisogno di toccare: abbiamo bisogno di miracoli, abbiamo bisogno di immagini.
Oggi ci viene tolto tutto: proprio per andare all’essenziale, cioè a questo dono d’amore che il Signore fa.
Quando alcune settimane fa sono stato in Marocco per intervistare l’ultimo sopravvissuto dei monaci di thebirini che sono stati uccisi dagli islamici in Algeria, quello che mi colpì di questi uomini era proprio il fatto che vivevano come Cristo nel momento della sua passione: completamente donati agli altri, anche se questo li portava fino a dare la vita.
Ora noi dobbiamo riuscire a capire che Dio si è fatto uomo e che ha dato la vita per noi. Il mistero che celebriamo dell’Incarnazione e il mistero che stiamo celebrando adesso è molto collegato. Dio si fa presente nella nostra vita e si dona totalmente per noi.
Allora cosa rimane a noi? Ci rimangono alcune domande: la prima è quella che Gesù fa all’inizio di questa passione che abbiamo letto: “Che cercate?” E’ la prima domanda che fa. Che cercate? Ciascuno di noi dovrebbe cercare di rispondere nella sua vita, nel suo cammino di fede a questa domanda: che cerco? Un giorno Gesù risponderà: una via. E sono io questa via.
Ogni uomo ha bisogno di sapere dove sta andando, qual è il suo cammino. E il Signore l’ha tracciato per noi.
La seconda domanda la fa Pilato: “Qual è la verità? E anche lì è lui, Gesù, che risponderà: “Io sono la verità”.
A un certo momento del nostro cammino dobbiamo capire da quale parte siamo. C’è una scelta da fare. Qualcosa a un certo momento mi costringe a capire se sto poggiando la mia vita su delle verità che passano (si chiama il relativismo, dove tutto vale) o se c’è un’unica realtà, un’unica verità su cui io posso costruire la mia vita. Io sono la via, la verità e la vita: è quello che noi celebreremo la notte di Pasqua. Perché la vita non si ferma con questa Crocifissione. La vita ce la dà Cristo con la Risurrezione.
Allora noi oggi di nuovo, attraverso questa semplicità della liturgia, ma soprattutto attraverso la Parola, dobbiamo fissare bene qui a cosa siamo chiamati, chi è la via, la verità e la vita nella nostra esistenza. Perché se no la nostra fede sarebbe come sepolcri imbiancati, un bel decoro. Sono un cristiano, mi faccio chiamare così, ma se non tocco con mano la via, la verità, la vita, se non ho ben capito che cosa significa questo per me, se ognuna delle mie scelte non è condizionata da queste tre parole: via, verità e vita, che è Cristo, tutto è nulla, tutto è decoro; e il corpo di Cristo cioè noi perdiamo sapore. Quel sale, quella luce dove sta in noi? E’ lui che dà senso alla nostra esistenza. E se non è così abbiamo bisogno di convertirci. E non c’è età per questo: in ogni momento!
Allora auguriamoci tutti che quest’unico sacrificio che noi celebriamo questa sera – o contempliamo, perché non lo celebriamo, lo contempliamo questa sera – possa toccare il nostro cuore. L’unico vero amore della nostra vita è dato da lui. Amen