26 gennaio 2020  domenica della Parola Terza domenica del tempo ordinario

Parola
luce sui nostri passi

Celebriamo oggi la prima domenica dedicata alla Parola. Sapete che il papà ha scritto un testo invitando al fatto che d’ora in poi “la terza domenica del tempo ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio”. Quella Parola – che sempre è  proclamata In ogni messa – diventi così, nella domenica della Parola, il momento in cui il popolo di Dio possa rendersi cono di quale tesoro custodisce, quale tesoro sia la Parola di Dio. Molti di voi sanno cosa diceva san Girolamo, che “ignorare la Scrittura significa ignorare Cristo”.

In questi giorni in cui ho fatto gli esercizi in Terrasanta, preparando anche il nostro viaggio che faremo dalla fine di giugno, ho toccato con mano che cosa significa ignorare la Scrittura è quindi ignorare Cristo. Perché se non conosciamo l’Antico Testamento è difficile capire il Vangelo. Infatti tante cose del Nuovo ci rimandano all’Antico, ci fanno capire. Per esempio: ci siamo sempre detti che alla fine Gesù aveva iniziato tardi ad andare a predicare – la Scrittura ci dice che a quell’epoca avere trent’anni significava essere ben avanti negli anni. È semplicemente perché i figli del sommo sacerdote iniziavano a poter fare il sacrificio rituale nel trentesimo anno. E quindi è un grande legame con Cristo, che diventa il nostro grande sacerdote. E sapete perché Gesù dice a Pietro che il gallo canterà quando l’avrà rinnegato? Perché gli ebrei, ogni giorno, dicevano diciotto benedizioni la mattina e una di queste benedizioni era: benedetto Dio per il gallo intelligente. E sapete perché il gallo è intelligente? Non perché è il simbolo della Francia e dei francesi, (è intelligente anche per questo naturalmente!), no: Il gallo è intelligente perché sa riconoscere le tenebre dalla luce, l’oscurità dalla luce. E Pietro, quando rinnega Gesù, sta nelle tenebre: si è dimenticato chi era la luce.

E così via. Potremmo andare avanti su tanti di questi esempi di cose che noi abbiamo sentito, ma non sappiamo interpretare se non abbiamo dietro di noi un bagaglio di conoscenze. E allora questa Scrittura noi cattolici la dobbiamo riscoprire. Sapete che per tanti secoli non era neanche possibile a un cristiano prendere la Bibbia e leggerla? Santa Teresina chiede l’autorizzazione per poter leggere le lettere di San Paolo! Si aveva paura dell’interpretazione che poteva essere data e quindi si cercava di evitarlo.

Oggi dobbiamo riscoprire la Parola. E perché dobbiamo riscoprire la Parola? Perché la Parola è luce sui nostri passi. Cos’è che dà senso alla mia vita? Cosa dà senso alla mia vita come cristiano se non Cristo e la sua parola? O forse non è così. Forse il senso ultimo della mia vita non lo trovo lì. E allora mi devo interrogare, allora c’è qualcosa che non va. È Cristo che deve illuminare la mia vita. Qual è la buona notizia? Sapete che Vangelo significa buona notizia. Ce lo dice Cristo oggi, che andava in giro nella terra di Zabulon e di Neftali, “la Galilea delle genti”, dove si mescolavano un po’ le popolazioni della Siria, del Libano, dell’ attuale Giordania. Non erano ebrei, c’era un po’ di tutto, c’era un grande passaggio, c’era commercio. Lì Gesù va a predicare, a dire che il regno de cieli è vicino. Cioè Cristo è vicino.

E questa Parola che viene pronunciata qui sull’ambone, non è una Parola di duemila anni fa: è una Parola attuale. Cristo è vicino a ciascuno di noi. Cristo è vicino a ciascuna delle nostre ombre, di quello che rimane oscuro della nostra vita. Gesù vuole illuminare questi pezzi di vita che noi nascondiamo. Ma non per condannarci, per salvarci! Per tirar fuori quel bello che abbiamo dentro! Per tirar fuori la nostra vocazione, là nostra chiamata, quello che siamo, quello che dobbiamo essere! Cioè uomini, secondo il progetto di Dio.

Cristo cammina vicino a noi, questo è quello che ci dice il Vangelo di oggi. E la cosa bella è che Cristo non vuole camminare solo. Avete sentito: chiama Pietro, chiama Giacomo, chiama Giovanni, chiama Andrea… Ma chiama ciascuno di noi a camminare con lui, a portare questa luce. Se siamo stati illuminati da lui, la dobbiamo portare agli altri. Non dobbiamo portare tenebre, dobbiamo portare luce! Non dobbiamo portare scontro, dobbiamo portare amore! Stiamo vivendo in una società che ha bisogno di questo messaggio. Stiamo vivendo in una Chiesa che ha bisogno di questo messaggio. Certe volte sembra che la barca – la Chiesa – sia in una tempesta in cui Cristo dorme: conoscete questo passaggio del Vangelo, quello della tempesta sedata; e Gesù sta lì e dorme. Non lo sentiamo, ci sembra di essere persi. E basta la sua Parola per calmare le acque.

Abbiamo bisogno della Parola nella nostra vita. Abbiamo bisogno di riscoprirla. Abbiamo bisogno di viverla, di attualizzarla; ma non cambiando le parole: attualizzare attraverso la nostra propria vita, il nostro modo di vivere. Dobbiamo ripartire alla riscoperta di questo tesoro. Sono contento che quest’anno la formazione dei giovani sia proprio su questo: la riscoperta della Parola, insieme alla preghiera, insieme alla carità: cercare di vivere quella che dovrebbe essere totalmente la vita del cristiano.

Allora oggi prendiamo coscienza dell’importanza della Parola che forse abbiamo messo da parte nella nostra vita. È alla base di tutto! Gesù non ha scritto niente, però ha parlato e gli evangelisti hanno scritto per noi. Gesù parlava, Gesù insegnava, Gesù portava la buona parola. La nostra chiamata è questa. Cosa andiamo a portare al mondo, se non siamo riempiti da questa Parola? Cosa possiamo capire dell’Eucaristia senza la Parola? Sapete che la consacrazione non è valida se non diciamo le parole ben precise che ha detto Cristo attraverso il nostro Vangelo, non è valida se io cambio le parole.

La Parola di Dio è creatrice: lo vediamo nella Genesi: basta una parola è si crea.

Chiediamo allora al Signore di aprire il cuore e la mente di ciascuno di noi per poter camminare nella sua Parola. Che la Parola diventi per noi veramente luce sui nostri passi. Amen

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