3 maggio 2020 Quarta domenica di Pasqua

Fare della nostra vita un capolavoro

Gesù ancora una volta ci parla attraverso una parabola: ci dà  l’immagine di queste pecore con il loro pastore. 

Non conosco bene quel mondo, come del resto non lo conoscono molti di voi, purtroppo. A noi le parabole, da questo punto di vista, parlano di meno che all’epoca di Gesù, perché  noi non viviamo né lungo il mare con i pescatori, né nelle campagne con i pastori. Ma so che tante volte il gregge la sera veniva rinchiuso nel recinto con altre greggi, poi la mattina i pastori delle diverse greggi aprivano la porta e chiamavano. Forse tuttora i pastori chiamano così le pecore. E veramente i pastori vengono riconosciuti. Ogni gregge va con il suo pastore.

Il Signore fa la stessa cosa con noi. Ci chiama. E, come viene precisato nella scrittura, ci chiama per nome, ognuno di noi, singolarmente, personalmente . Ognuno di noi ha la sua propria chiamata, la sua propria vocazione.

Queste son cose meravigliose. Giovanni Paolo II diceva: prendi la tua vita e fanne un capolavoro. Questa è  la nostra chiamata: fare della nostra vita un capolavoro.

E ciascuno di noi, piccolo o grande, bravo o meno bravo, tutti noi siamo chiamati personalmente! Il Signore  ci ama come siamo; e ci chiama!

Già  questo. Già  qui potremmo chiudere questa omelia! È  così  bello pensare che ciascuno di noi è  chiamato! Ed è chiamato a realizzare una cosa meravigliosa della sua propria vita.

Ma continuiamo a seguire questo Vangelo. Il pastore chiama e li fa uscire. Il Signore ti chiama a uscire da te stesso, a uscire dal tuo recinto! Alcune settimane fa dicevamo di uscire dai nostri sepolcri: è  sempre lo stesso concetto. È  che noi ci chiudiamo, o ci lasciamo chiudere. E abbiamo sperimentato in questi mesi che cosa significa essere chiusi, non avere libertà. Pensate però  quanto questo valga per il nostro cuore, il nostro spirito. Tante volte siamo chiusi e abbiamo chiuso noi stessi, siamo noi i guardiani di noi stessi, siamo noi che abbiamo chiuso a chiave  il nostro cuore. Il pastore apre il recinto. Anzi è  lui la porta. E chiama ad uscire, come avete sentito nel Vangelo: la nostra chiamata quindi è  uscire! Verso che cosa? Verso la libertà.

Noi siamo condotti tante volte dalla paura. Guardate quello che stiamo vivendo adesso: ogni giorno ci viene detto il numero di morti; ogni giorno  ci viene detto il numero del contagio. Oggi, come ieri, i nostri politici tante volte  governano attraverso la paura, attraverso l’angoscia che fanno nascere all’interno del popolo. Pochi sono quelli che hanno parole di verità. Cristo  è  verità. Pochi sono i veri pastori. Perché  la nostra  società  di oggi è  così  persa? Perché  la nostra generazione  è  così  persa? Perché  non ha più  pastori. Perché non sa più  dove andare. Perché  non ha una guida. Il pastore chiama la pecora, chiama il gregge. E cammina davanti, non dietro; non fa camminare per forza la sua pecora, non la fa camminare per paura del bastone, ma il gregge è  guidato davanti, con la sua voce! Tante volte  invece noi veniamo guidati da dietro.  Ecco perché  non sappiamo più  dove andare.  Ecco perché  non abbiamo orizzonte, non abbiamo un cammino chiaro.

Cristo è  il nostro  pastore. Cristo è  quello che cammina davanti a noi. Cristo  è  quello che ci ha detto che cosa significa essere uomini. Un uomo libero dalle sue paure. Un uomo libero  di amare l’altro.

Guardate che cosa è  diventata la società  in queste ultime settimane: in cui c’è  delazione, in cui c’è  paura dell’altro… Non è  la società  cristiana questa. Non è  la visione cristiana della vita. Cristo  ci chiama a liberarci, a camminare dietro a lui.

Allora, cari amici, ascoltiamo la voce del nostro pastore: “Io sono venuto perché  abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza“. Il meraviglioso cammino cristiano ci porta a una vita piena.

Non lasciamoci prendere dalla falsa libertà  che il nostro mondo ci propone! Perché  lì  c’è  chi ti vuole rubare la felicità. Tu sei chiamato all’abbondanza della vita, alla pienezza della vita. Non credere a quello che ti viene raccontato. Non essere un Pinocchio. Apriti a questa chiamata del Signore, a fare della tua vita un capolavoro, a ricevere la vita in abbondanza, in pienezza. Ricerca in te stesso tutti i luoghi bui. Guarda quanto la paura guida la tua vita: la paura di non essere un buon padre, la paura di perdere il lavoro, la paura dello sguardo degli altri. Lungo potrebbe essere l’elenco delle nostre paure se a causa di esse guidiamo la nostra vita in un modo o in un altro, lasciando che siano esse, le paure, a guidare la nostra vita.

Esci dal tuo recinto. Dio ti chiama: ti chiama alla vita piena e Cristo  ne è  la porta. Una porta sempre aperta! Che ti dà  la libertà  di andare verso Dio. O di rifiutare. Amen

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