21 giugno 2020 XII domenica del tempo ordinario

Non abbiate paura!

In questa prima domenica del tempo ordinario, il Vangelo di oggi ci butta un po’ nell’attualità. Avete sentito quel che più volte viene detto: di non aver paura. Un tema di cui avevamo già parlato nelle settimane scorse, in particolare dopo il lockdown. Perché la paura ha preso molte persone, diventando ansia, diventando rigetto dell’altro, perché l’altro fa paura, diventando chiusura, diventando anche violenza, se guardiamo su facebook i commenti di alcune persone contro altre: ah, guarda questo che è andato quattro volte a portare il cane fuori, stai a casa !, ecc ecc. Tanta violenza! Nel Vangelo, lo sappiamo, se c’è una cosa che viene ripetuta tante volte è proprio questa: di non avere paura. La frase che Giovanni Paolo II aveva preso all’apertura del suo pontificato veniva proprio dal Vangelo, non era lui che se l’era inventata, aveva ripreso le parole di Gesù. 

Volevo oggi soffermarmi su questa paura, perché Gesù a un certo momento ci dice che dobbiamo aver laura di un’altra cosa.

La paura degli uomini non è la stessa cosa del timore di Dio. La paura che noi abbiano vissuto in questi mesi è una paura fisica, corporale: io ho paura per la mia salute! Questo ha spinto molti di noi a pensare quasi solo a se stesso e al suo corpo. Ma il cristiano di cosa ha paura? Gesù ce lo dice nella seconda parte del Vangelo: della Geenna! Ha paura di perdere la sua anima. Molti di noi si sono dimenticati che non siano fatti solo di fisico, ma di anima, di spirito; e che ci deve essere un equilibrio in tutto questo. E mi ha fatto pensare in queste settimane che ci sono persone che passano la loro giornata ad alzare i pesi, che hanno una disciplina di ferro, incredibile! , ma che poi sulla parte spirituale lasciano perdere, o dicono che è  difficile. La nostra palestra non dev’essere solo quella fisica, ma dev’essere anche quella spirituale. Ed è quello che i genitori di Gabriele e i padrini dovranno insegnare a questo bambino. Lo dovranno guidare in questa vita. E lo dovranno aiutare in questa palestra della vita, una palestra importante perché permette la crescita non solo fisica, ma la crescita spirituale, umana di questo bambino, che sarà  un futuro uomo.

La paura, l’abbiamo detto tante volte, la paura degli uomini ci rende schiavi! Schiavi delle nostre ansie, schiavi dell’altro… Ed è quello che, in un certo senso, a livello internazionale, stanno cercando di fare: metterci tutta questa paura! Non per dover essere lì a controllare le regole, la gente se le fa da sola, perché ha paura! Ma noi siano chiamati a essere uomini e donne libere!

Attento, non significa che non dobbiamo rispettare le regole, non è questo: ma dobbiamo alzare un po’ il livello. Il cristiano di cosa ha paura, se non di perdere il legame con Dio? L’ho detto alcune settimane fa: ho conosciuto persone malate gravemente, ma con una tale grandezza e ricchezza d’anima, che portavano dentro tutto il reparto speranza e gioia. Ho incontrato nella mia vita invece persone che fisicamente stavano bene, forse anche avevano soldi, non avevano problemi, ma erano vuoti dentro, cercavano un senso alla loro vita. Allora dobbiamo stare attenti. Il Signore è questo che ci sta dicendo oggi: qual è la nostra paura? Che cos’è che ci guida? Qual è la cosa più importante della nostra vita? C’è gente che dà la vita per questa fede, perché fa parte di loro, è la loro verità! Ma noi, qual è la nostra verità? Di cosa siamo fatti? In cosa crediamo? Ci stiamo allenando per rafforzare tutto questo spirito che abbiamo dentro? Quell’uomo nuovo che abbiamo ricevuto nel Battesimo, quello che siamo diventati attraverso il Battesimo? Che noi siamo morti al peccato per risorgere con Cristo, l’abbiamo capito questo o invece siamo uguali a chi non crede più?

Ho l’impressione che per molti di noi non c’è grande differenza tra dentro e fuori. Non c’è sulla scelta di vita, non c’è sul modo in cui viviamo le cose, gli avvenimenti, i problemi, e ci lasciamo cadere nelle stesse trappole di chi non crede. Perché? Perché siamo schiavi anche noi, perché ci siamo dimenticati che siamo chiamati alla libertà in Cristo.

È allora è tutto questo che Gabriele dovrà affrontare, conoscere; e questo siamo sicuri che i genitori e soprattutto i padrini sapranno dare a questo bambino. Ma ricordiamoci che non ci sono solo loro, che noi non siamo qui a lavarci le mani dopo questo momento, questa cerimonia. Tutta la comunità cristiana, come grande famiglia di Dio, dovrà accompagnare i suoi figli! E Gabriele oggi diventa parte di questa famiglia. È difficile camminare da soli, ce ne rendiamo conto. E, come in una palestra c’è l’allenatore che ti aiuta: se non c’è qualcuno che mi dice di fare dieci volte così, io non lo faccio, soprattutto se si tratta di addominali! … . L’allenatore di un cristiano chi è? Il padre spirituale, quello che lo accompagna nella fede; saranno i catechisti, saranno le persone cui tu dai fiducia per il tuo cammino. E Gabriele dovrà trovare queste figure nella sua vita.

Ma se noi ci guardiamo attorno, ci rendiamo conto che tante volte anche noi ci siamo dimenticati dell’allenatore. Ci siamo dimenticati di una figura che ci aiuti a camminare. E allora ci facciamo le domande e ci diamo le risposte da soli; e spesso diciamo: sono stanco! , quando invece l’allenatore della palestra ti dice: no, ancora  una  due, tre volte. Il padre spirituale ti aiuta a questo: quando a te sembra un problema insormontabile, lui ti fa capire che non è così; e ti propone una via di uscita.

Allora, riflettiamo bene sulla nostra vita, su quello che vogliamo, su dove vogliamo arrivare. San Paolo lo dice: che siamo come gli atleti in una corsa, ma noi lo stiamo facendo per un premio che non passa, lo stiamo facendo in vista di un luogo meraviglioso: il paradiso, che è l’incontro, faccia a faccia con Dio, nel suo amore. Vero Gabriele, è questo che vuoi? Adesso l’orizzonte di Gabriele, da quel momento lì, non è più la vita, è la vita eterna. Lui da oggi inizia un cammino che lo porterà ad avere, un giorno, il faccia a faccia con Dio. Lui adesso inizia la sua vita eterna. Non dobbiamo aspettare la morte per la vita eterna: la morte è un passaggio. Lui già da adesso inizia la vita eterna. Noi già da adesso siamo chiamati tutti a costruire il regno di Dio, il regno d’amore, la nuova civiltà.  Non dimentichiamocelo. Non stiano dicendo il rosario o venendo a messa solo perché così abbiamo un posto in paradiso. Noi già dal nostro Battesimo abbiamo iniziato la vita eterna, già da adesso devo iniziare a costruire questa nuova civiltà del regno di Dio, già da adesso devo vivere l’amore che lui ci ha insegnato dando la sua vita per noi. Anch’io sono chiamato a dare la vita per gli altri, non a fuggire davanti alle mie paure, ma a doverle affrontare, rendermi conto che c’è qualcosa di più grande, spirito, anima e corpo.

Allora, che il Signore accompagni la vita di Gabriele; ma accompagni ciascuno di noi, perché se non siamo reali testimoni di fede, questo bambino la fede come la conoscerà? Ha bisogno di testimoni e solo noi possiamo testimoniargliela. Chiediamo al Signore di darci la forza di convertirci, non tanto per noi stessi, ma per lui e le generazioni che verranno. Amen

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