23 agosto 2020 XXII domenica del tempo ordinario

Verso la fine dell’estate ci viene sempre riproposta questa domanda. Gli evangelisti cambiano, ma la domanda rimane: “Ma voi, chi dite che io sia?”

E’ bella questa domanda, è bello che venga posta pochi giorni prima dell’inizio dell’anno pastorale, prima dell’inizio della nostra vita quotidiana, quando ancora siamo sul finire dell’estate. Ci permette, prima di ricominciare, di riflettere sulla nostra relazione personale con il Signore.

“Ma voi, chi dite che io sia?”

Vedete, il cristianesimo non è un elenco di comandamenti e di regole: posso fare catechismo, posso imparare a memoria tutto, ma la cosa principale non è questa.
Il Signore in questa domanda “Ma voi chi dite che io sia?” chiede una relazione personale. Quello che importa al Signore è questa relazione, ed è attraverso la relazione con il Signore che conoscerai e capirai chi è e chi sei tu.
Questa relazione con il Signore non si può fare se non attraverso la Parola di Dio e la preghiera, vivere i Sacramenti, conoscere la Parola di Dio, la Sua Parola, e avere una relazione di preghiera. Non c’è nient’altro, tutto il resto è superfluo.
Tante volte le nostre comunità si perdono in tante attività e le cose essenziali poi non le facciamo più.
Quindi ci rivestiamo di un’immagine di cristianità, ma poi alla fine il meglio delle nostre comunità ha una relazione povera con Cristo crocifisso e risorto.
Pietro risponde: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”.
Tu sei il Cristo, l’inviato, il Messia, l’atteso.
Ricordiamoci che siamo in una cultura che aspettava il Messia. Gli ebrei aspettavano il Messia. Quindi se Gesù è il Cristo, significa che è la risposta a questa attesa. E’ la risposta alle nostre attese.
Se Cristo è per me così importante, diventa la risposta a tutte le mie domande, a tutti i miei bisogni, a tutte le mie ricerche fondamentali, quelle di senso della mia vita.
Se non è così non ho una vera relazione con Cristo.
Cristo deve abitare tutta la mia vita.

Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente. Non un Dio morto, non un Dio sulla sua nuvoletta, ma un Dio vivo, presente nella mia vita.
Allora con la fiducia, perché abbiamo sentito che Cristo dice che le forze del male non toccheranno la Chiesa, non prevarranno sulla Chiesa, con la fiducia andiamo incontro a Cristo.
Cerchiamolo, chiediamoci, non pensiamo di essere arrivati, non pensiamo di essere grandi cristiani perché diciamo un rosario al giorno o la Messa. Non basta questo!
Ci vuole un cuore aperto alla volontà di Dio. Posso benissimo dire un rosario e poi fare il contrario, posso benissimo venire in chiesa e poi vivere fuori diversamente.
E sappiamo che tante volte è così. Il cristianesimo nei nostri paesi europei è un cristianesimo triste, non vissuto, è solo una cosa che mi metto qui sulla fronte e basta, una crocetta che ho al collo, qualche crocifisso attaccato nelle aule, o nella mia stanza, e basta. Come se ci fossimo abituati a questo Cristo appeso alla croce.
Ma è la relazione che il Signore vuole.
Oggi ci lascia, a ciascuno di noi, personalmente, questa domanda: “Ma tu, che dici? Chi sono per te?”

Amen

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