Libertà e bellezza nella vertigine dello sguardo cristiano
Come ogni anno il popolo cristiano si raduna. E in quest’ora tarda i bambini per miracolo sono ancora svegli! Ecco, il popoli si raduna e fa memoria della sua chiamata, fa memoria della sua storia. E abbiamo scoperto insieme quella che è la nostra chiamata, la nostra vocazione; abbiamo scoperto quello che ci raduna qui.
Anche noi, come il popolo di Israele, abbiamo avuto la nube che camminava davanti a noi, in quella piazza dove tutto era buio, tutto era tenebra: solo Cristo ci illuminava, solo Cristo, rappresentato dal cero pasquale, illuminava le nostre tenebre. Come sul Mar Rosso, anche noi siamo passati e siamo qui, e ci ritroviamo insieme a ricordare la bellezza che il Signore fa in ciascuna delle nostre vite. Perché quel Cristo risorto fa parte della struttura del nostro cuore; perché il giorno del Battesimo noi siamo stati battezzati in Cristo.
Oggi tutto ci parla del nostro Battesimo. In quel Battesimo siamo morto al peccato per risorgere con Cristo, in Cristo, a questa nuova vita cui siamo chiamati. È questa nuova vita che noi vogliamo vivere: la vira del Risorto, una vita nuova. E quanto questo è difficile: tutte le volte che ce ne dimentichiamo, tutte le volte in cui lasciamo che le tenebre prevalgano sul nostro cuore, tutte le volte in cui torniamo nella schiavitù, proprio come faceva il popolo degli Ebrei nel deserto, quando rimpiangeva le cipolle d’Egitto e quello che mangiava in schiavitù. Anche a noi, purtroppo succede la stessa cosa: ci dimentichiamo la bellezza che è la libertà, ci dimentichiamo di questa chiamata alla nuova vita che il Signore ha messo nel nostro cuore, ci dimentichiamo quello che abita e dovrebbe abitare questo tempio dello spirito che è il nostro corpo.
E allora dobbiamo tornare. Tornare a vivere questi giorni santi che abbiamo vissuto, per toccare con mano quello che significa, quello che ha vissuto Cristo per noi, quello che ci vuole donare, quello che ci ha donato. Abbiano vissuto insieme questo tempo che si è rallentato, abbiamo vissuto insieme a lui questo triduo pasquale, in cui abbiamo potuto vedere e toccare qual è l’amore di Cristo: un amore che si fa servo, un amore che si dona pienamente, totalmente, fino a dare la vita. Un amore che siamo chiamati, ciascuno di noi, a vivere e a donare.
E il sabato santo abbiamo sentito l’assenza in questo giorno, il silenzio. Era forte il bisogno di ritrovare Cristo, l’abbiamo potuto sentire, chi veniva nella chiesa sentiva proprio che mancava qualcosa, che c’era il vuoto.
Quel vuoto che abbiamo intravisto oggi è il vuoto che vivono tante tante persone e che forse viviamo spesso anche noi: lo viviamo quando mettiamo Dio da parte, quando non lo vogliamo sentire; quando non ci vogliamo donare. Lo viviamo quando non lo cerchiamo, quando non lasciamo spazio per lui. Lo viviamo quando non preghiamo, quando non lo celebriamo. E potrei continuare, ognuno di noi lo sa, lo sente, le tante volte in cui Dio è stato messo da parte nella nostra vita. E sappiamo quanto manca a questo mondo, quanto manca nella società, nei nostri quartieri, quanto manca ai nostri governanti, alle scelte che vengono fatte! Quanta sofferenza, quanto dolore, quanta violenza!
Abbiano visto in questi giorni come Cristo risponde a tutti questo. E ci chiede di seguirlo. Ma sappiamo anche che tutto questo non avrebbe senso, se non ci fosse questa notte, una notte straordinaria. Una notte bellissima, la notte santa. La notte in cui Cristo risorge.
E quali sono le prime parole? Quali sono le prime parole che vengono dette? “voi non abbiate paura. So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui, è risorto, come aveva detto!”. Le prime parole che vengono dette sono: “Voi non abbiate paura”. Questo tocca tanto il nostro cuore, tocca la nostra umanità. Perché sappiamo che quello che facciamo, le scelte sbagliate, le difficoltà a seguire Cristo, vengono tutte esattamente dalle nostre paure. Dalla paura di donarsi, dalla paura di perdersi. Perché c’è sempre questa tendenza a voler conservare, a voler proteggersi; e pensiamo che proteggerci significa conservare qualcosa di noi stessi. E invece dobbiamo donare! E invece dobbiamo dare! E dobbiamo offrire la vita a Cristo. “Non abbiate paura! So che cercate Gesù. Non è qui, è risorto!”.
Tante volte lo cerchiamo nei luoghi sbagliati. Tante volte pensiamo di trovarlo là dove invece non ci aspetta. “Non è qui. È risorto!”. Perché non è nel nostro piccolo mondo, non è nei nostri piccoli limiti: è oltre! E ci chiede di prendere il largo! Ci chiede di andare oltre le nostre sicurezze! Ci chiede di buttarci in questo suo amore!
Oggi Gesù risorto ci invita a seguirlo, ci invita a cambiare le prospettive; il nostro modo di scegliere, di vivere è diverso!. Non rimaniamo nei nostri pensieri. La morte, ogni morte, quella fisica e quella spirituale, quella dell’anima e la morte della gioia, questa sera è sconfitta: Gesù è risorto! È la vittoria della sua sete inesauribile della nostra gioia!
E, se Gesù è vivo, allora tutto ciò che ha detto è tatto è presente e vivo: In questi giorni le sue parole, i suoi gesti li abbiamo sentiti e visti, hanno acquistato per noi una luce diversa, una prospettiva in attesa. Ora sappiamo tutto, conosciamo i segreti della storia; l’abbiamo ascoltata attraverso queste letture, che vanno dalla creazione fino ad oggi. I segreti della vita: Dio ci ha creati per amare! L’abbiamo visto e sentito anche in questi giorni , e ora possiamo gioire! Il peccato, che ci impedisce di amare e gioie, è definitivamente sconfitto! Allora gioiamo! Siate felici, carissimi amici, perché Cristo è risorto.
Vi vorrei leggere la testimonianza di una ragazza della seconda guerra mondiale. I suoi diari sono stati pubblicati. Questo è un diario datato tra il ’41 e il ’43. Etty Hillesum scriveva così:
“Ma cosa credete? Che non veda il filo spinato, non veda i forni, non veda i, dominio della morte? Sì. Ma vedo anche uno spicchio di cielo, e questo spicchio di cielo ce l’ho nel cuore. E in questo spicchio di cielo che ho nel cuore, io vedo libertà e bellezza. Non ci credete? Invece è così “.
Etty testimonia lo spiraglio vertiginoso di uno sguardo diverso, quando scrive questo pensiero. Non è quello che abita il cuore di ogni cristiano? Non è quello che abbiamo sperimentato in questi giorni santi? La bellezza di cui parla Etty non è nel volto di Cristo sfigurato dal dolore e dalla sofferenza? E la libertà non è nel dono di sé, salendo volontariamente sulla croce?
La Resurrezione cambia la nostra prospettiva. L’amore dimostrato diventa il sole di questo spicchio di cielo, il sole dell’ottavo giorno. Amen