11 febbraio 2018 VI Domenica del tempo ordinario

In Europa, in un paese come l’Italia i lebbrosi non li vediamo. Esistono ancora però in continenti come l’Africa.
Il lebbroso è una persona che ha una malattia alla pelle che a poco a poco gliela mangia. Ed è contagiosa.
E nella prima lettura l’abbiamo sentito, c’erano delle regole ben precise: quando il lebbroso arrivava vicino alla gente, doveva gridare: “Impuro, impuro!” e così la gente si allontanava, gli lasciavano qualcosa da mangiare ma i lebbrosi non potevano entrare in città.

Il lebbroso, avete sentito cosa dice la scrittura, doveva vivere solo.
Sono i lebbrosi che hanno cambiato la vita di san Francesco: san Francesco nell’abbraccio a un lebbroso cambierà vita.
Quel lebbroso sono tutte le persone che noi mettiamo da parte. Vi ricordate che la settimana scorsa abbiamo parlato della società dello scarto? Papa Francesco ne parla spesso. E’ fatta da tutte quelle persone che noi non vogliamo vedere, e che mettiamo da parte, quelle che non facciamo nascere, quelle che uccidiamo.
Ma sarebbe troppo facile pensare che i lebbrosi siano solo persone diverse da noi. La lebbra tocca ciascuno di noi, e quella lebbra si chiama il peccato. Il peccato che ti mangia, che cambia il tuo volto, quell’immagine di Dio che tu dovresti essere, perché così dice la Genesi: “Tu sei fatto a immagine di Dio”. Quell’immagine di Dio che ciascuno di noi dovrebbe portare, noi la perdiamo: come la lebbra modifica il volto di una persona, il peccato modifica il tuo volto.
Quel progetto di Dio su di te, il peccato lo modifica. Il peccato ti cambia, non è vero che noi siamo uomini, ed è normale, no!
Il progetto di Dio su di te è diverso!
Il vero uomo sapete chi è? E’ Gesù Cristo. E’ Lui che ci ha fatto capire come deve essere l’uomo. E’ Lui che ci mostra chi siamo.
Tutte queste statue che abbiamo in giro sono i santi, sono uomini e donne come noi, sono nati da una mamma e da un papà, da peccatori, ma hanno cercato di seguire Gesù nella loro vita.
E’ possibile? Sì, è possibile.
E’ possibile rispondere al progetto di Dio su di noi? Sì, è possibile.
E’ possibile vivere una nuova umanità? Sì, è possibile.
Ce lo dimostrano i santi.
Perché la Chiesa proclama dei santi? Semplicemente per darci in esempio queste persone. Ce ne saranno anche tanti altri, che non sono stati messi come esempio, esistono! Forse anche in questa comunità, in questa assemblea. Uomini e donne che cercano con sincerità di vivere il progetto di Dio su di loro.
E noi? Noi ci spostiamo? Noi camminiamo? Non lo so. Ciascuno di noi personalmente deve rispondere. E il cammino di Quaresima, che si aprirà fra poco, mercoledì prossimo, sarà proprio un cammino verso Dio, verso il suo progetto, verso la nostra umanità.
Attraverso questo cammino siamo chiamati a ritrovare noi stessi, il progetto di Dio su di noi, l’immagine di Dio nella nostra vita.
“Se vuoi purificami!” è il grido del lebbroso a Gesù. “Se vuoi purificami!” è il grido che noi facciamo ogni volta che andiamo a confessarci, è il grido dell’uomo umile, che vuole accogliere Gesù nella sua vita. Ed è questa umiltà che noi facciamo fatica a vivere. Per capire che abbiamo bisogno di Lui, per capire che abbiamo bisogno di essere purificati da Lui, puliti da Lui, ripresi da Lui.
E Gesù, oltre tutte le regole, va e lo tocca. Tocca l’impuro. Cioè quello non era solo malato, per la legge ebraica era impuro e ti dava l’impurità, a te! Un Rabbi veniva toccato!
E noi chiediamo questo a Gesù, che ci dia la mano, che ci tocchi, e che ci guarisca.
Fra poco faremo l’unzione degli infermi, e l’unzione degli infermi è proprio questo: è chiedere al Signore di venire nella tua vita, quando soffri, perché possa guarire non il tuo male fisico, perché per questo ci sono gli ospedali, i medici, e sicuramente saranno molto più bravi del sacerdote. Ma a Gesù chiediamo di guarire la tua anima, di rafforzarti nel tuo cammino.
Preghiamo, cari amici, perché il nostro cuore si apra alla presenza di Gesù nella nostra vita, per avere l’umiltà di dire: “Se vuoi, guariscimi!”.
In questi quaranta giorni che si apriranno chiediamo veramente al Signore di darci una mano per camminare verso di Lui con sincerità e verità, che venga a guarire il nostro cuore e la nostra anima.
Solo così saremo a immagine di Dio. Solo così saremo il riflesso di Dio in questo mondo. Solo così potremo cambiare il nostro mondo, costruire un’umanità nuova, quella che abbiamo ricevuto dal battesimo e che il mondo aspetta. Noi ancora non la viviamo con la nostra comunità, invece dovremmo essere qui, uomini e donne nuove che cambiano questo mondo. Ma finché non cambiamo noi, finché non veniamo purificati, finché non facciamo questo cammino di umiltà, niente cambierà.
Quello che si vive fuori si vedrà anche dentro.
Insieme allora, come una grande famiglia, facciamo questo cammino. Amen

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