17 marzo 2019 Seconda domenica di Quaresima

Faccia a faccia

Ci siamo lasciati la settimana scorsa nel deserto con Gesù che lottava contro le tentazioni, se vi ricordate bene. Abbiamo detto che la Quaresima è un po’ come questi quaranta giorni nel deserto che vive Gesù. E abbiamo visto come le tentazioni le abbiamo tutti; e certe volte queste tentazioni hanno un volto nascosto: non lo sembrano, ma lo sono. E in questo cammino di deserto che ci propone la Chiesa con la Quaresima, la seconda domenica di Quaresima oggi, ci dà una finestra per vedere il cielo. Cioè in questo cammino che dobbiamo fare, che è un cammino faticoso, perché abbiamo detto che siccome è nel deserto dobbiamo andare all’essenziale, la Chiesa a un certo momento dice: va bene, forse dall’inizio devo far capire a chi cammina perché sta camminando, perché dovrà soffrire. Perché se no sembra una cosa che devo fare… per che cosa? Siccome noi non siamo dei farisei che facciamo le cose solo per delle regole: c’è sempre una chiamata più grande, più profonda, più alta! E allora la Chiesa che cosa ci mette in questa seconda domenica di Quaresima? La Trasfigurazione di Gesù.

Allora cerchiamo di capire quello che significa questo per noi.

Gesù sale sul monte con alcuni dei suoi discepoli: Giovanni, Giacomo e Pietro. Sale sul monte. Importante questo: significa che Gesù quando vuole pregare va in un luogo dove non è disturbato. Questo vale anche per noi. Abbiamo bisogno di pregare, ma non in qualsiasi modo. Abbiamo bisogno di uscir fuori dalla nostra vita di tutti i giorni. Abbiamo bisogno di andare via da quelli che sono i ritmi della vita quotidiana. Se vuoi pregare veramente, ti devi appartare. Mettersi da parte. Salire sul monte significa andare al di là di quella che è la nostra vita orizzontale. Il nostro monte in questa parrocchia è questa cappella. E’ lì che noi possiamo pregare in maniera silenziosa e tranquilla. E’ lì che siamo chiamati a incontrare Cristo.

Dunque vanno sul monte. E che cosa vedono lì i nostri apostoli? Un Gesù raggiante, un Gesù trasformato. La parola in greco potrebbe essere metamorfosi, cioè: cambiare forma.. Gli apostoli vedono un Cristo luminoso. Vedono il volto di Dio.

Cosa capiscono e cosa capiamo? Che noi siamo chiamati a vedere questo volto. Ricordiamoci bene che noi siamo chiamati un giorno o l’altro a ritrovarci faccia a faccia con Dio. Ma prima di morire, prima di ritrovarmi in Paradiso, quando posso avere questo faccia a faccia con Dio? Ancora una volta sul mio monte, in questa cappella dell’Adorazione. Quel faccia a faccia con Dio lo posso vedere, lo posso avere perché l’ostia consacrata non è altro che Cristo risorto. Non sto adorando un corpo morto, lo sto adorando risorto. E in questo faccia a faccia è lì che il Signore parla.

Quando avevo una ventina d’anni – quindi vent’anni fa – la mia vocazione è nata proprio da quel faccia a faccia col Signore. E’ lì che ho sentito questa chiamata. Il Signore ci parla in quel faccia a faccia con lui.

Allora noi non siamo chiamati a una vita mediocre. Noi siamo chiamati a vivere quel faccia a faccia con lui, quell’incontro luminoso. Pietro quando vede questo è così felice di questo incontro, che dice: “Facciamo tre capanne!” Prima si diceva tre tende, era anche più bello perché ricordava la tenda della presenza di Dio in mezzo agli Ebrei. Adesso si dice tre capanne. Lui è così contento che dice facciamo tre capanne, perché gli piace, gli piace questo momento. E noi questo momento lo dobbiamo ricercare, lo dobbiamo vivere! Lo dobbiamo ritrovare se lo abbiamo perso. E’ così bello incontrare il volto luminoso del Signore, è così bello!

Cosa fanno poi gli apostoli? Scendono dal monte con Gesù perché devono tornare alla loro vita di tutti i giorni. Come noi! Ma con una consapevolezza diversa: hanno già intravisto la loro chiamata. E anche, sempre, una consapevolezza per il loro cammino, che sarà un cammino anche di sofferenza perché ciascuno di noi per arrivare alla resurrezione deve passare per la croce! Ma, sapendo dove stanno andando, tutto cambia! Tutto ha un senso diverso! Ecco perché, in questa seconda domenica di Quaresima, la Chiesa ci mette la Trasfigurazione. Perché ci dice: sì certo, tu devi fare un cammino di essenzialità, tu devi fare un cammino di sacrifici, tu devi togliere cose superficiali; ma lo fai per una cosa molto più bella e più alta, per incontrare questo volto luminoso di Dio. E allora questo cammmino lo facciamo diversamente, lo facciamo con più forza, con più gioia. Sapendo che poi un domani – l’abbiamo sentito nella seconda lettura – il nostro corpo sarà trasformato e diventerà un corpo glorioso. Anche noi siamo chiamati ad avere quel volto glorioso del Signore.

Allora mettiamoci in cammino, in maniera individuale e come comunità parrocchiale. Il vescovo, l’altro giornom, aprendo il nostro cammino di Quaresima ce l’ha detto. Dovremo anche come comunità camminare. Tra gruppi dovremo perdonarci. Dovremo arrivare alla Pasqua rinnovati, non solo come persone, ma come famiglia parrocchiale. E’ questa la nostra grande alta chiamata.

E allora riprendiamo questo cammino. Ancora ci aspetta parecchio cammino per arrivare alla Pasqua. Ma adesso sappiamo perché. Amen

17 marzo 2019 Seconda domenica di Quaresima
Omelia di Don Stefano Cascio
Trascrizione di Maddalena Kemeny

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