Domenica 22 dicembre 2019 Quarta di Avvento

Non temere

Bene: abbiamo acceso questa quarta candela. Ormai la nostra corona d’Avvento è illuminata dalle quattro candele, e quindi ci siamo! Tra poco è Natale. Ci piace il Natale, eh? Ci piace perché la famiglia è riunita, ci piace perché ci sono luci dappertutto, ci piace perché abbiamo i regali. Però certe volte rischiamo di dimenticare l’essenziale. E questa culla vuota ce lo vuole ricordare: l’abbiamo messa una settimana fa per ricordarci che noi stiamo aspettando qualcuno. Questo è l’essenziale del Natale: l’attesa di Dio nella nostra vita.

In questo cammino di Avvento abbiamo incontrato diversi personaggi. Se vi ricordate bene, abbiamo avuto Giovanni Battista, che ci ha fatto anche riflettere, fare delle domande. Perché lui ha mandato i suoi discepoli a interrogare Gesù:”Sei tu quello che aspettiamo,o dobbiamo aspettarne un altro?”.

Poi abbiamo avuto la figura di Maria, la prima discepola di Gesù; lei che nel nostro cammino ci illumina. In particolare  l‘8 dicembre è stato per noi importante.

E oggi ci ritroviamo con un terzo testimone, Giuseppe, quell’uomo silenzioso. E lo vediamo in un momento drammatico. Maria e Giuseppe sono promessi sposi. Non si tratta solo di un semplice fidanzamento: in Israele il matrimonio si faceva in due tappe. Prima c’era la promessa di matrimonio, che era già pubblica: si sapeva chi doveva sposarsi e con chi. Poi, dopo più o meno un anno, si conviveva, dopo la celebrazione del matrimonio si viveva insieme. Quindi c’era quel periodo in cui ciascuno però restava nella propria casa. E, proprio in quel periodo lì, Maria annuncia di essere incinta. Pensate Giuseppe! Una catastrofe! Di chi è questo bambino? Perché dovete pensare che, per legge, in un caso come questo, la donna adultera deve essere ripudiata e lapidata! Come succede, sapete, ancora oggi; per esempio nei posti dell’Isis; e in alcune regioni dell’Iran e dell’Africa viene ancora fatto questo: donne che vengono lapidate. Le mettono in un buco e cominciano a tirare le pietre. Dunque era qualcosa di grave.

Giuseppe, ci dice la Scrittura, voleva ripudiare Maria segretamente. Questo avrebbe permesso a Maria di scappare e non dover morire. In questo dramma che Giuseppe vive, tra le legge che gli impone di ripudiarla e i suoi sentimenti per Maria, in quel sonno difficile, appare l’angelo. E in quel sogno l’angelo, esattamente come a Maria, dice un’altra volta: “Non temere”. Come viene ripetuto tante volte nel Vangelo: non temere! Perché, quando Dio si fa presente nella tua vita, non ti deve venire a fare paura, non è Dio se ti fa paura. Dio non s’impone mai alla tua vita, si propone. E Dio è un Dio di libertà, non di paura, non di dominio, non di proprietà. E allora l’angelo, la prima parola che dice a Giuseppe, è: Non temere. E gli spiega questo progetto di Dio. E Giuseppe accetta. Anche lui come Maria. Ed è per questo che diventa testimone per noi. Accetta un progetto che non era previsto.

E noi? Forse facciamo fatica alcune volte ad accettare un progetto che Dio ha per noi, una vocazione che ha per noi, una chiamata diversa da quella che forse noi pensavamo di poter vivere. A questo ciascuno di noi può rispondere personalmente, nessun altro può rispondere per te a quello che il Signore a poco a poco sta dicendo nella tua vita.

Giuseppe accetta questo progetto. Deve nominare questo bambino Gesù, Yeshuà, che viene dal verbo salvare. Questo bambino è venuto a salvare l’umanità dal peccato.

E in questo nome, Yeshuà, c’è la radice isha che significa allargare. Gesù è venuto ad allargare il nostro cuore. Il peccato ci chiude, rimpicciolisce il cuore. Dio, attraverso Gesù, è venuto invece ad allargare il nostro cuore, ad allargare il nostro orizzonte, ad allargare le nostre relazioni. Ed è lì che c’è una scelta da fare: o accogliamo questo Gesù che viene nella nostra vita e apriamo il nostro cuore – ma questo significa che non sappiamo dove andremo – o invece abbiamo paura, lo rifiutiamo e ci richiudiamo: questo è il peccato. Il peccato chiude il cuore.

Ecco, Natale sarà la scelta di accogliere o meno. L’umanità in gran parte lo rifiuterà, rifiuterà la luce. Ma noi che siano qui, dobbiamo accettare. Ma l’abbiamo accettato? Punto interrogativo.

Allora prepariamoci alla festa del Natale: come è chiaro che lui viene ad aprire il nostro cuore, dobbiamo decidere se accettare questa nuova chiamata. Amen

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