7 giugno 2020 Santissima Trinità

Conoscere Dio

Oggi fesreggiamo in maniera solenne la festa  santissima Trinità: cioè  scopriamo insieme chi è  il nostro Dio.
Tante volte abbiamo un’idea sbagliata di Dio, anche noi che siamo presenti a messa tutte le domeniche. E forse anche quelli che dicono di non credere in Dio forse hanno avuto o hanno un’immagine sbagliata di questo Dio. Forse è  anche colpa nostra, che non abbiamo saputo dire di questo Dio.
Domani, per esempio, dovrò  fare il funerale di una mamma, quarantacinque anni. E certo qiale sarà  la prima domanda: perché? Perché Dio ha permesso una cosa del genere? Ovviamente  noi non abeam la risposta sul perché  della morte di una persoma, di un innocente, di un bambino, di una madre, di quello che può succedere nel mondo, delle tante vittime che abbiamo avuto in questi mesi. Ma sarebbe un errore anche pensare che Dio abbia voluto quella morte. Sarebbe un errore pensare che Dio punisca il mondo. Se avete ascoltato bene  la parola di Dio oggi, vi siete accorti che ci viene detto: “Dio infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché  il momdo sia salvato per mezzo di lui”.

Se noi guardiamo la Scrittufa, ci rendiamo conto che Dio ha cercato di educare il suo popolo. Lo farà  tirandolo fuori dalla schiavitù d’Egitto,  lo farà  lungo il suo percorso nel deserto, quel popolo cbe fa fatica a capife. E io ho l’impressione cne tante volte noi siamo come il popolo di questi Ebrei cne  camminavano nel deserto, che tante vllte si atrabbavano con Dio, cbe tange volte avevano la testa dufa; che alcune volte avevano iniziato a riprendere i lord idoli – ricordate il vitello d’oro!, come tante volte succede ancne per noi nella nostra viita: come qjando, perché  ci sembra lontano questo Dio, troviamo degli dei in sostituzione. 

Dio, attraverso la sua parola, ha cercato di educare il suo popolo. Un Dio, come ci dice anche oggi la Scrittura, che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito.
Perché  Gesù  è  venuto nel mondo?, ci potremmo chiedere, potremmo farci questa domanda. In uno dei suoi libri Benedetto XVI se lo chiede. Perché  Gesù  è  venuto nel mpndo? Cosa è  cambiato a qjesto mondo? La violenza continua, il dolore c’è  sempre. Cosa è  cambiato con Gesù?

Gesù  è  venuto a dirci chi è  Dio. Ci ha imsegnato a vederlo come un padre. Poi, noi insieme diremo il Padre nostro: quella è  la preghiera  che il Sugnore ci ha insegnato: Abbà, papà. Un legame di figliolanza che forse mai prima si era sentito! Poco a poco nella storia dell’umanità Dio ci ha educati. Siamo partiti dal fatto di toglere gli idoli per un Dio unico. E, andando avanti, ci ha spiegato che questa relazione non è  una relazione  di sottomissione,  ma è  una relazione di figliolanza. È  una relazione d’amore.

E allora il cammino del cristiano, il cammino del credente  è  un cammino di scoperta di questo amore che abbiamo ricevuto. È  questo che cambia il nostro cuore.
Tutto il resto viene dopo. Tante volte l’ho detto questo: non sono le pratiche esgerne. Gesù  ha cercato di farlo copier ai farisei, non sono le pratiche esterne che valgono! Perché  io sono già  amato  da Dio. Non gli devo dimostrare niente! Io sono già amato da lui. Ma io devo scoprire questa relazione d’amore verso di me. Perché nel momento in cui mi remdo conto di questo grande amore, mi converto. E nella mia conversione comincio a vivere im un certo modo, che comprende anche quello che faccio di pratica esterna: ma è  un  dono, è  una comseguenza. Sentite san Paolo cosa ci dice: “Fratelli,  siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà  con voi”. Veniamo trasformati da questa relazione con Dio.

Però la devo avere questa relazione! Come la vivo questa relazione qua? Attraverso l’ascolto attento della sua parola, che non deve scivolarmi addosso, ma devo realmente  cercare di farla vivere e coltivare nel mio cuore e nella mia vita; la mia esistenza deve essere toccata dalla parola di Dio e dai sacramenti che, come sapete, rendono visibile qualcosa di invisibile. Non c’è  altra possibilità. È  così che noi incontriamo il nostro Dio.
Allora, se guardiamo bene la nostra vita, ci rendiamo conto che tante volte viviamo le cose con superficialità. Possiamo venire ogni settimana qui, forse anche ogni giorno; possiamo fare tanti orsi di formaIone. Ma se non veniamo toccati da questa parola, se non riusciamo a creare questa relazione attraverso una vera preghiera di contemplazione e di ascolto del Signore, tutto è  vano. Le vocazioni nascono da qjella relatione lì.  Se no, che cosa ci spinge a donare la nostra vita o in una speciale consacrazione, come può  essere il sacerdozio o una vita religiosa? O cosa mi spinbe a costruire una vita, a fondare una famiglia con quell’uomo e quella donna se non c’è intimamente questa relazione? Noi la dobbiamo scoprire, se non l’abiamo scoperta, questa relazione, perché  è  alla base di tutto. Ripeto: tutto il resto viene dopo. Posso dire anche diecimila rosari, ma se non ho questa relazione, sono parole al vento. Lo dice anche Gesù stesso nel Vangelo, quando dice: “signore, Signore! Ma io non ti conosco”. Io non ti conosco. Noi  dobbiamo farci riconoscere dal Signore, noi dovbiamo riuscire ad aprirgli il cuore, dobbiamo riuscire a far morire l’uomo vecchio che è  dentro di noi, il vecchio Adamo!, che continuamente cerca di rigettare questo Dio che vuole creare questa relazione con te. Perché, certo, qiando Dio ti prende, motifica la tua vita. Non sei più  tu che guidi, perdi quello che credevi essere il tuo potere.
Allora scopriamo questo Dio-amore, Pafre, Figlio e Spirito santo. Siamo nella prima domenica dopo Pentecoste: ricordiamoci che Dio ci ha dato il dono dello Spirito santo. Usiamolo, cerchiamolo, che possa guidare la nostra esistenza. Amen

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