4 ottobre 2020 XXVII domenica del tempo ordinario

Chiamati alla fecondità

Ci sono parabole luminose e ci sono parabole terribili, come questa che abbiamo letto oggi. Terribili perché  raccontano la storia del popolo di Israele. Terribili perché  possono anche raccontare la nostra propria storia.

È molto facile capire che la vigna indica questo popolo; che i servi che vengono mandati dal proprietario della vigna  sono i profeti che sono stati mandati al popolo di Israele. E sappiano che brutta fine hanno fatto i profeti! E certo è facile anche capire che il figlio del proprietario che viene mandato nella vigna e che sarà ucciso, è  proprio Gesù  Cristo, che viene mandato dal Padre e che viene ucciso dagli uomini.

Gesù  dice: “Perciò  a voi sarà  tolto il  regno di Dio e sarà  dato e un popolo  che ne produca i frutti“. Questo  popolo  siamo noi, o eravamo noi.

Non è  la prima volta che parliamo della fecondità.  Noi siamo chiamati a essere fecondi. Il prprietario viene a chiedere l’uva per poter fare il vino: uva buona. E gli viene rifiutato questo. Gli viebe rifiutato il frutto del lavoto.

Questa parabola, vi dicevo, non parla solo della storia della salvezza, non parla solo della storia passata di un popolo che ha rifiutato Cristo; potrebbe parlare anche di noi, del nostro cuore, della nostra vita. È  feconda la nostra vita cristiana? Accogliamo noi Cristo  che viene? Sappiano riconoscere la sua presenza nella nostra vita quotidiana?  Gesù  dice, in un  altro brano del Vamgelo: “Quello che fate ai più  piccoli, lo fate a me”; ce ne rendiamo conto o no?

Vedete che è  molto semplice, oggi: l’immagine della Bibbia diventa il nostro cuore. Ma non tutti sono così, non tutti rifiutano il Signore. Non tutti l’hanno mandato via. Pensiamo a san Francesco, che oggi celebriamo. Pensiamo al giovane ragazzo di quindici anni, Carlo Acutis, che questo fine settimana viene beatificato: un ragazzo che adesso potete andare a vedere, perché  mostrano il corpo, vestito con i suoi jeans, la sua felpa, un ragazzo che potrebbe essere come Alessandro, qui davanti a me. Un ragazzo che ha accolto il Signore nella sua vita. A prima vista non era che un ragazzo che giocava a calcio e che curava l’informatica; però  ogni giorno doveva contemplare il Signore! Aveva un legame fortissimo con l’Eucaristia.

Di esempi lumonosi per fortuna le nostre comunità ne producono ancora, di fecondità  la Chiesa ne ha ancora tanta! E di questa fecondità noi potremmo far parte! A condizione però  di lascuarci accogliere, di lasciarci prendere dalla parola di Dio e dalla presenza di Gesù  nei sacramenti.

In questo inizio d’ anno abbiamo la fortuna di poter leggiere uh Vangelo che ci ricorda quanto il Signore ci ama e ci vuole insieme a lui. Ancora una volta il Signore ci chiama, non dispera! Continua a mandare i suoi servi, continua a volerci nella sua vigna! Questo racconto non deve essere un racconto che ci rattrista, ma che ci dà voglia di fecondità,  che ci dà  voglia di ricominciare! Il Signore ancora una volta ci chiama.

Allora apriamo gli occhi del nostro cuore, della nostra mente, della nostra vita alla sua presenza. Ricominciamo a camminare nei

passi luminosi di san Francesco, di Carlo Acutis, di tutti questi santi che prima e dopo di noi illuminano il cammino. La Chiesa è  presente, la Chiesa  è  feconda. Anche noi siamo chiamati a essere fecondi. Amen.

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