24 dicembre 2020 Natale del Signore. Messa della Vigilia

Affidarsi a un Bambino

“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”. Mai come in questo. Natale questa parole del profeta Isaia  sono attuali: noi che da mesi, quasi un anno, camminiamo nelle tenebre di questo triste virus. Nelle tenebre della paura, nelle tenebre dell’angoscia . Mai come quest’anno possiamo sentire nostre queste parole di Isaia: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”. Perché  la luce questa sera ce la porta questo bambino: Gesù. Qualcuno dirà: perché? Che cosa significa questo piccolo essere che diventa per noi il Dio presente, l’Emmanuele, il Dio con noi?

Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete”. Oggi il nostro cuore è  pieno di gioia. L’Avvento era un momento di attesa, l’attesa di questa gioia .

Ma perché  dovremmo essere gioiosi? Perché  dovremmo essere pieni di gioia malgrado tutto quello che vediamo e sentiamo? Perché  dovremmo essere gioiosi quando le nostre famiglie sono state separate? Perché  siamo così  gioiosi?  Semplicemente, cari amici, perché  Dio  si fa presente!

Che cosa significa che Gesù  si fa presente nella nostra vita, che vuole vivere in mezzo a noi, cosa significa? Significa che è  venuto non solo a presentarci e a farci conoscere chi è  Dio, ma ci fa capire anche chi è  l’uomo! Perché,  diciamocelo, ormai i nostri Natali sono pieni di luce, sì,  sono pieni di regali, sì, ci siamo riempiti di cibo, abbiamo riempito i centri commerciali, ma: quando realmente stavamo festeggiando il festeggiato? Quando realmente ci fermavamo a guardarlo, quando realmente accoglievamo Dio nella nostra vita? Ci perdevamo in tutte queste luci, in tutta questa bella tradizione che è  l’incontrarsi: è  una cosa bella, per carità,  è  una gioia grande queste famiglie che si radunano, è  bello vedere in festa la città,  le luci ovunque, le decorazioni. Certo che è  bello. L’abbiamo fatto anche noi qui questa sera. Ma rischiavamo e rischiamo di perdere l’essenziale! Di perdere lui! Tutta questa gioia diventava quasi superficiale.  Perché  lui viene questa sera a ricordarci il senso della nostra vita.

Nella seconda lettura ci viene precisato da san Paolo:  “Figlio mio, è  apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare  le l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia, con pietà, nell’attesa della beata speranza”. Ecco l’obiettivo della nostra vita. E noi, della mondanità, nella festa di Natale, ne abbiamo fatto il culmine, tutto il contrario di quello che Dio ha voluto! Della povertà  di una grotta noi abbiamo fatto il contrario, pieni di fasto! Ma ci dimenticavamo l’essenziale! Allora, in un certo senso, grazie a quello che stiamo vivendo, siamo tornati a questa sobrietà.   Siamo tornati a guardare l’essenziale, che è  lui, GESÙ,  che è  venuto a dirci che cosa significa vivere!

Eccolo il “Principe della pace”! Perché  “Principe della pace”? In che senso  portatore di pace? Perché  se tutti fossimo come lui, non ci sarebbe guerra, non ci sarebbe la diseguaglianza che vediamo in giro. Cari amici, se noi potessimo vivere pienamente tutto quello che ci ha insegnato con la sua vita e le sue parole, il mondo sarebbe diverso!

Allora, oggi siamo chiamati a guardarlo di nuovo, oggi siamo di nuovo chiamati, come Maria, ad accoglierlo nella nostra vita, come Maria e Giuseppe siamo chiamati ad accoglierlo nella nostra famiglia, nella nostra casa! Come Giuseppe e Maria siamo chiamati ad affidarci a lui. Sono loro, i grandi, che si sono affidati al piccolo, il piccolo che fa crescere, di questo abbiamo bisogno tutti: di crescere, a cent’anni o zero anni, abbiamo bisogno di capire qual è il senso della nostra vita. Ed è  lui che ce lo ha insegnato.

Allora sì  che siamo gioiosi, non di quella gioia che passa, non di quella gioia fatta di musica e luci! Ma gioiosi perché  lui si fa presente e vuole di nuovo farsi presente nella nostra vita.

La nostra parrocchia ha vissuto il momento più bello oggi dando alle famiglie bisognose i doni che molti di voi hanno preparato. È stato bello vedere il sorriso di molte mamme che hanno recuperato i regali, vedere quei  sorrisi, immaginare cosa sarà sotto l’albero, la gioia dei loro bambini: questo è  stato per noi il più  grande regalo. L’olio che abbiamo prodotto dalla nostra raccolta e abbiamo potuto dare quest’oggi: ecco il bello! Il bello del Natale è  che siamo tutti figli di  Dio. E che attraverso di lui diventiamo fratelli e che attraverso di lui possiamo di nuovo vivere questo amore. La nuova umanità  eccola qua. E noi nel nostro Battesimo l’abbiamo ricevuta questa nuova umanità  e tutti noi siamo chiamati a viverla. Allora riprendiamo da qui, partiamo da questa culla, diventiamo veri cristiani, accogliamo il Signore che viene nella nostra vita. Cambiamo le sorti di questo mondo; di questo quartiere; di questa nazione che ha tanto bisogno, che soffre tanto. I mesi che vengono, gli anni che vengono saranno anni e mesi difficili. I cristiani devono far sentire la loro voce e soprattutto il loro gesto. Lasciamoci prendere da questo piccolo bambino, lasciamoci toccare il cuore dalla sua presenza. Amen

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