17 gennaio 2021

Venite e vedrete

Le letture di oggi sono chiaramente l’indicazione che il tema di questa domenica è la vocazione, la chiamata. Ma non la chiamata di una suora o di un sacerdote, è  la chiamata di ciascuno di noi. È  la chiamata dei cristiani.

Nel Vangelo, Giovanni, quel Giovanni che abbiamo conosciuto durante tutto l’Avvento, Giovanni il Battista, che ha anche lui dei discepoli, indica loro Gesù  dicendo: “Ecco l’agnello di Dio!”. Come ricorderete, ogni volta a messa il sacerdote, dopo la preghiera eucaristica e prima della Comunione, fa la stessa cosa e dice: ecco l’agnello di Dio.

 Perché  Giovanni  dice: ecco l’agnello di Dio?  Come per dire: ecco un animale, parla di Gesù  dicendo: ecco un animale? No. L’agnello  era l’agnello  del sacrificio. La notte di Pasqua è la liberazione di Israele dall’Egitto: parlo della Pasqua ebraica, quando il sangue dell’agnello fu messo sulle porte perché  l’angelo della morte non passasse per quella casa. Ecco il chiaro riferimento di Gesù, che diventa l’agnello di Dio, quello che ci salva dalla morte e dai peccati.

Giovanni, quindi, indica: “Ecco l’agnello di Dio”. Vedete, Giovanni non ha nessun orgoglio, non vuole tenere per sé le persone. È  qui per indicare Gesù! Lo indica e dice: “Ecco l’agnello di Dio“. E i discepoli di Giovanni, dice il Vangelo, si mettono subito a seguire Gesù. Gesù  si gira; e tu ti aspetteresti che Gesù dica: “Bravi, venite a me! Bravi!”, come tante volte succede nella vita di tutti i giorni, quando si vuole  attirare gli altri per se stessi. Gesù invece  non fa questo. Gesù pone una domanda: “Che cosa cercate?”.  Questa domanda, oggi, la pone a ciascuno di noi.

Noi siamo venuti in questa chiesa fredda,  ghiacciata. Che cosa volete? Perché  venite a seguire Gesù? Perché  volete seguirlo? Cosa vi spinge a seguirlo? Perché  vi mettete  dietro a lui? Cosa c’è  dento di voi che vi porta dietro a lui? Uno potrebbe dire: perché  ho un figlio che deve fare la prima Comunione, e basta. Un bambino potrebbe dire che: al catechismo mi rimproverano, se non vado a messa la domenica. Ma non credo che la maggioranza di noi, che siamo qui radunati, lo siamo per questo motivo! C’è  qualcosa che ci spinge, c’è  un altro motivo! Quale non sono io a saperlo, ciascuno lo sa nel segreto del cuore. Ciascuno ha la sua propria chiamata. Ma è  bello saperlo, cercare il perché  sto seguendo Gesù, cosa significa per la mia vita.

È  a ciascuno di noi che il Signore  fa questa domanda: “Che cosa volete? Che cosa cercate? “Rabbì, rispondono i discepoli, dove dimori?”.  Cioè: dove ti fermi? Dove stai?E la risposta di Gesù  non è: sto in via Marco Calidio 22, il nostro indirizzo, no. La risposta  di Gesù  è: “Venite e vedrete”. Alla domanda: dov’è  il posto? Dove mi devo fermare? Il Signore  dice: “Venite e vedrete”. Cioè: camminate! Dovete venire! Significa che un cristiano non può rimanere fermo. Un cristiano è sempre in movimento. Un cristiano cammina nella sua fede. Fino alla fine siamo chiamati alla conversione! Fino al nostro ultimo soffio di vita saremo chiamati a convertirci. Se noi speriamo di essere bravi, vuol dire che non abbiamo ascoltato  il Signore. 

Venite e vedrete. Vedrete! Non è qualcosa che devo imparare a memoria, non è una dottrina, non sono valori! Il cristianesimo è un’esperienza di Dio, un’esperienza  di fede, di fiducia in Dio. Venite e vedrete! Il cristianesimo  è  un incontro con il Dio vivente, che si fa presente nella nostra vita. Questo  è  il cristianesimo,  quello  significa che io credo, questa è la nostra fede. E finché  non ho fatto un incontro con Gesù  Cristo, posso sapere le cose a memoria, posso conoscere i valori, posso anche viverli, ma sono come gli Ebrei dell’Antico Testamento: posso seguire le regole, ma è  l’incontro  con Cristo, con Cristo risorto, vivo! Il Dio vivo! È questo che cambia il cuore del mondo.

Venite e vedrete. Cosa fa Andrea? Incontra il Signore, torna a casa, chiama Simone e dice: “Abbaiamo incontrato il Messia”. Simone va da Gesù.  E Gesù  cosa fa? ! È  commovente questo: il Signore  fissa lo sguardo su di lui. Il Signore fissa lo sguardo su ciascuno di noi. Non e una conoscenza così, non è  un saluto così  come succede tante volte nelle nostre  vite, non è  un saluto  come lo faccio a un vicino di casa, e poi?

Più le nostre società sono ricche e sviluppate, meno c’è  l’incontro con l’altro! In Pakistan, per esempio, dove sono poverissimi e non hanno la sala da pranzo, sono davvero felici di aprirti la porta e ospitarti. Gli occhi dei loro bambini sono vivi! Quelli de nostri sono spenti.

Qui, nl quartiere succedono delle cose che mi fanno rimanere a bocca aperta!  A un uomo a letto con il covid, in uno di questi palazzi, la cui moglie è morta in ospedale, i cui figli sono tutti con il covid, siamo noi che gli dobbiamo portare da mangiare! Io mi chiedo: ma nel palazzo non c’è  proprio nessuno che ci pensa? C’è  un’altra nonnina cui abbiamo fatto settimana scorsa il funerale; non c’era un parente, neanche uno! Perché  l’egoismo, cari amici, uccide. Sembrerebbe infatti che questa donna sia morta di freddo, pervenuti  aveva solo una copertina senza lenzuolo, e di fame, perché  erano cinque giorni che non mangiava. Dov’era il palazzo,  dov’erano le persone? Viveva qui, a Torre spaccata, nel nostro quartiere, nella nostra parrocchia!

Capite quindi che, fissare lo sguardo su di una persona, non è  semplicemente un saluto e subito mi chiudo a chiave nella mia piccola casa, nel mio piccolo mondo! È conoscere l’altro! A Pietro gli darà un nuovo nome. Si chiamava Simone: “Tu sarai Cefa”,  che vuol dire Pietro. Il Signore ti dà un’identità! È  il Signore  che ti dà l’identità! Se no, non siamo niente! È  lui che ci rivela quello che siamo, la nostra vera umanità. 

Vediamo che nella prima lettura il sacerdote dice a Samuele: guarda che tu sei chiamato da Dio, la prossima volta rispondi così. C’è  sempre bisogno di qualcuno che ti indichi il Signore: il sacerdote a Samuele, Giovanni ad Andrea, Andrea a Simone. Anche nella nostra vita abbiamo avuto qualcuno che ci ha indicato il Signore. Nel mio caso è  stata la nonna materna. Nel vostro caso, se ci pensate bene, c’è  stato qualcuno che ve l’ha indicato. Ma se voi siete qui, è  perché siete chiamati a indicare il Signore a qualcun altro!

Indicare i Signore  non è  solo con le parole, ma anche con l’esempio, con la vita vissuta di fede, di speranza e di carità. E gli esempi che vediamo oggi dimostrano che questo quartiere ha bisogno di fede, speranza e carità. Amen

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