12 dicembre 2021 terza domenica d’Avvento

Siamo lieti perché il Signore è vicino

La folla interrogava Giovanni.  Giovanni l’abbiamo già incontrato nelle settimane passate e voi bambini sapete chi è: è  il cugino di Gesù.  L’avevamo incontrato domenica scorsa. La folla lo segue e gli chiede: “Maestro, che cosa dobbiamo fare?”, intendendo: “Cosa dobbiamo fare per essere felici?”.  È  la domanda che abbiamo tutti nel cuore, tutti vogliamo la felicità, la vogliamo per noi e la vogliamo soprattutto per chi amiamo. I genitori di voi piccoli hanno questo desiderio nel cuore, di vedervi felici adesso e nel futuro.  Ma questo è  qualcosa che abbiamo tutti nel cuore, tutti.

Allora Giovanni comincia a rispondere : “Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha”. I pubblicani, che erano quelli che andavano a riscuotere le imposte, cioè le tasse, anche loro chiedono: “Cosa dobbiamo fare?”, e lui risponde: “Non esigete nulla di più di quello che è stato fissato!”. Infatti i pubblicani  cosa facevano? Andavano nelle case a prelevare le tasse per i Romani, e in più aggiungevano una quota per loro. Furbi eh? Si arricchivamo così. Per questo Giovanni dice loro: “No, prendete solo quello che dovete prendere!”. E i soldati, anche loro chiedono a Giovanni : “Cosa dobbiamo fare?”.  La risposta è: “Non maltrattate e non estorcete nulla a nessuno, accontentatevi delle vostre paghe”.  Giovanni risponde  così,  perché anche i soldati cosa facevano? Avevano la forza, quindi andavano in mezzo alla gente, bastonavano e rubavano quello che trovavano.

In poche parole, la prima regola, molto umana, per essere felice è  dare e rispettare l’altro, essere giusto. Questa è la prima delle regole, molto semplice e che chiunque può far sua.

Dopo questa esortazione molto umana: il dare, Giovanni risponde a tutti con un’affermazione molto importante: “Dopo di me verrà  chi è  molto più  grande di me. Io vi battezzo con l’acqua, ma viene qualcuno che è  più  forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali: egli vi battezzerà in Spirito Santo”.

Coma già  vi ho detto, la parola battezzare significa immergere. Noi possiamo imparare a dare, ma lo possiamo fino a un certo punto: se vogliamo essere veramente  felici dobbiamo accogliere Gesù  nella nostra vita, essere immersi nel suo amore.  Lo Spirito Santo è amore, è  Spirito di amore. Ecco perché noi leggiamo questo brano del Vangelo  oggi, poco prima del Natale: per ricordarci che c’è qualcosa di più  che dobbiamo accogliere nella nostra vita, se vogliamo essere felici: è questo bambino che viene. E Dio che si fa uomo. È  il Verbo che si fa carne. Ci stiamo preparando a questo. È  Gesù che risponde alle domande fondamentali della nostra vita.  È  lui che dobbiamo cercare di accogliere. È  questa la sorgente della felicità,  che dobbiamo scoprire poco a poco. Il catechismo serve a questo: a scoprire questo bambino che viene, a scoprire questo Dio che vuol essere accanto a noi. A scoprire questo amore grande che ci è stato dato, fino alla fine, fino alla croce.

E allora siamo lieti, rallegriamoci, ci dice sia la prima che la seconda lettura, perché questo Dio che si fa vicino sta per arrivare.  Sì, noi ci stiamo preparando al Natale, abbiamo messo le luci sull’albero, abbiamo preparato il posto per Gesù nella mangiatoia del nostro piccolo presepio: ma è  qui che egli vuol venire ad abitare! È  a questo che dobbiamo prepararci, quel cuore che tante volte è  chiuso noi lo vogliamo aprire. Vogliamo aprirlo verso i nostri fratelli e soprattutto verso Dio. Amen

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