Domenica 2 gennaio 2022 – Seconda domenica dopo Natale

Riscoprire nella vita reale di essere figli amati

Ci ritroviamo di nuovo con questo Vangelo di Giovanni.  Dico: “di nuovo”, perché è il Vangelo che abbiamo letto il giorno di Natale, il 25 mattina; è lo stesso Vangelo, proprio perché sicuramente la Chiesa vuole che ci rimettiamo davanti a questo Mistero,  a riflettere. Così  come in questi giorni abbiamo sempre di nuovo riflettuto davanti all’immagine del presepe, davanti a questo Bambino, a sua madre, a suo padre.

Sì, oggi ci ritroviamo davanti a questo brano di Vangelo di Giovanni.  E sapete che, per cercare di capire come leggerlo – perché la ricchezza del Vangelo è talmente larga – siamo obbligati a guardare quali sono  le prime letture: la prima lettura ci fa capire come leggere questo Vangelo.

Come avete sentito, la prima lettura viene dal libro del Siracide e ci parla della sapienza, facendoci capire che quella sapienza,  annunciata dell’Antico Testamento,  è proprio Gesù Cristo. È lui la sapienza di Dio, è  lui la nostra verità.

E questa sapienza di Dio cosa ci dice? Cosa ci racconta? Ce lo dice san Paolo nella seconda lettura; e ce lo dirà anche il Vangelo di Giovanni. Paolo ci dice: “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,  predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo”.

Noi siamo diventati figli nel Figlio.

Il Vangelo ce lo ripete e ce lo ricorda:

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. Gesù Cristo rivela l’uomo all’uomo: ce lo dice il Concilio  Veterinario secondo. Cristo  rivela l’uomo all’uomo, rivela quello che siamo.

E che cosa siamo? “A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue, né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati”. Il segreto dell’uomo è di essere figlio Dio.

Sembra qualcosa che abbiamo sempre sentito. Ma non è solo una nozione di catechismo: è la realtà del nostro essere! E noi, questo, anche se lo sappiamo, facciamo fatica a viverlo! Noi facciamo fatica a vivere questo spirito da figli.  Noi non siamo uomini e donne liberi, lo dicevo all’inizio della messa, nella richiesta di perdono: noi, tante volte, siamo qui sulla terra a elemosinare amore,  riconoscenza. Abbiamo bisogno dello sguardo dell’altro per esistere,  ma perché? Non perché siamo superficiali, ma semplicemente perché abbiamo bisogno di amore! Abbiamo bisogno di sentirci amati dell’altro,  e ci dimentichiamo che siamo già amati dal Signore. Noi dovremmo essere liberi da questo bisogno di amore dell’altro.  Non che non sia bello che l’amore dell’altro  ci sia, ma capite che questo bisogno continuo dell’altro, di essere amati, di essere riconosciuti, di essere visti, fa sì che poi nascano anche delle problematiche tra di noi, se non altro semplicemente per l’orgoglio che ci portiamo dentro: se l’altro non ci riconosce,  questo diventa un problema nella relazione con lui! E tutto  questo perché? Perché ci dimentichiamo che siamo figli,  che siamo amati! Ci dimentichiamo che il Signore è venuto proprio a dirci questo,  a farci sentire così. 

L’unica preghiera che il Signore ha insegnato agli apostoli è il Padre nostro. Non c’è un’altra preghiera insegnata da lui. Sapete che l’Ave Maria è  composta da diverse frasi prese dal Vangelo, ma l’unica preghiera che il Signore ha insegnato quando loro gli hanno detto: “Insegnaci a pregare” ,  è  stata questa: “Dite: Padre nostro…”; anzi: “Abbà”! Vedete che non sarebbe neanche: Padre nostro, sarebbe Papà nostro. Quindi è  un legame intimo con Dio che noi dobbiamo riscoprire! Lo dobbiamo riscoprire perché,  se la Scrittura torna su questo punto, è proprio perché è questo il fondamento della nostra fede.  È questo che dobbiamo toccare con mano nella nostra esistenza! Se noi, qui in chiesa, riusciremo a sentire di essere amati da Dio,  allora sapremo amare.  Allora potremo cambiare il mondo! Perché non saremo più lì a elemosinare questo amore, sapremo di esserne già portatori. Ed essendone portatori, vorremmo viverlo con gli altri.

In una delle sue omelie, papa Francesco diceva così:

“Siamo figli amati, questo è  il cuore indistruttibile della nostra speranza,  il nucleo incandescente che sorregge l’esistenza, al di sotto delle nostre qualità e dei nostri difetti, più forte delle ferite e dei fallimenti del passato, delle paure e delle inquietudini per il futuro, c’è questa verità: siamo figli amati”.

Al di là dei tempi duri che ci aspettano ancora, al di là di questa angoscia, di questa paura che viviamo in questi mesi, non perdiamo la speranza di essere uomini e  donne amati dal Signore.  È questo che va al cuore della speranza che è in noi. Una speranza, l’avete sentito da papa Francesco,  indistruttibile.

Allora vorrei concludere con questa preghiera che faccio a nome di tutti davanti a questo Bambino, Gesù:

Sei tu, Gesù,  il Figlio che mi rende figlio.  Tu mi ami come sono, non come mi sogno di essere; io lo so! Abbracciando te, Bambino della mangiatoia,  riabbraccio la mia vita.  Accogliendo te, pane di vita,  anch’io voglio donare la mia vita.  Tu che mi salvi, insegnami a servire.  Tu che non mi lasci solo,  aiutami a consolare i tuoi  fratelli,  perché tu sai che sono anche i  miei fratelli. Amen

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