Giovedì 6 gennaio 2022 Epifania del Signore

Fede e ragione insieme ci fanno  alzare lo sguardo.

ANNUNCIO DELLA PASQUA

Fratelli carissimi, la gloria dei Signore si è  manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.

Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza.

Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso,  sepolto e risorto,  che culminerà nella domenica di Pasqua il 17 aprile.

In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.

Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi: le Ceneri, inizio della Quaresima, il 2 marzo; l’Ascensione del Signore, il 29 maggio; la Pentecoste, il 5 giugno; la prima domenica di Avvento, il 27 novembre. Anche nelle feste della santa Madre di Dio,  degli apostoli, dei santi e nella Commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra

proclama la Pasqua del suo Signore.

A Cristo,  che era, che è  e che viene, signore del tempo e della storia,  lode perenne nei secoli dei secoli. Amen

Celebriamo una delle feste più antiche della cristianità. Con la Pasqua, l’Epifania era la festa più importante.  È  triste oggi vedere che la comunità cristiana non se ne rende conto.

Perché  era  importante? Perché Gesù si manifesta al mondo.  Epifania vuol dire: manifestazione.  Gesù  viene presentato, in u  certo senso, al mondo; non solo al mondo dei Giudei, ma anche al mondo dei pagani, attraverso questi re Magi, che vengono dall’Oriente, come ci dice la Scrittura. Un’altra cosa bella di questa festa è  questa apertura. I  Magi rappresentano gli scienziati, rappresentano la scienza che si mette alla ricerca della verità. Avevamo salutato, visto e pregato con i pastori la notte di Natale, che sono la rappresentanza della gente semplice, anzi di gente che veniva messa da parte in quanto impura, perché viveva con gli animali. Adesso ci ritroviamo con questi Magi, che sono quelli che osservavano il cielo. Questo significa che fede e scienza non sono una contro l’altra, come a volte si può credere. Il Signore ci ha fatti con la nostra intelligenza; e tutto noi stessi, cuore e cervello, è  chiamato a ricercare il Signore. Giovanni Paolo II lo ha scritto in Fides et ratio, un’enciclica bellissima che indicava questo: Attento, mettere da parte l’intelligenza significa fideismo, che è condannato dalla Chiesa.  Come anche mettere da parte la fede e pensare solo alla scienza è  razionalismo,  anch’esso condannato. Fede e ragione vanno insieme perché siamo tutt’uno, è  tutto noi stessi che è  chiamato a ricercare il Signore.

Allora, oggi ci soffermiamo davanti a questi Magi.  O piuttosto davanti a questo viaggio,  che è il viaggio della fede, il viaggio che ciascuno di noi è chiamato a fare. I Magi, nel loro cammino,  alzano lo sguardo verso la stella. Ci sono due modi nella vita, o almeno corsi dice la Scrittura, di camminare: c’è chi alza lo sguardo e chi invece, come in Genesi, si trascina sul suo ventre: il serpente. Tante volte il nostro mondo si trascina sul ventre,  che è  il luogo delle passioni. Si dice che certe reazioni, come la rabbia, partono tutte da qua. Il problema è che oggi non riflettiamo più con il nostro cuore,  con l’intelligenza, con la mente. È questo che crea crea quel clima attuale che spesso c’è nel nostro mondo.

Dunque, il primo punto da ricordarci nel nostro viaggio di fede è che siamo chiamati a guardare il cielo. Questo non significa che non dobbiamo camminare sulla terra. Il cristiano cammina sulla terra con lo sguardo in alto. È  il primo punto che ci dobbiamo ricordare nel nostro viaggio.

Inoltre questi Magi si sono fatti delle domande, hanno cercato! Ecco perché si sono messi in cammin.  E anche lì, il nostro mondo non si fa più domande, vive giorno per giorno, così. Ma  Il cristiano è chiamato a farsi le domande fondamentali della vita: da dove vengo, dove vado, chi sono? A cosa sono chiamato?  Tutte domande che hanno bisogno di una risposta e ce la dobbiamo dare. I Magi sono uomini che si sono messi in cammino perché si sono fatti delle domande, si sono messi a cercare. E una stella li ha accompagnati! Anche noi nella nostra vita dobbiamo pregare per quelle persone che sono state per noi una stella che ci ha portato un giorno qui davanti a Gesù. Forse sono pochi, forse sono tanti, ma mettiamoci a riflettere su quale è  stata la nostra stella che ha iniziato per noi il cammino.

La stella però non basta. A un certo momento vediamo che i Magi si ritrovano lì davanti a Erode e non sanno più dove andare, non vedono più la stella. La risposta, a quel punto, si trova nella Scrittura. Non basta la testimonianza degli altri. A un certo momento devi tu stesso entrare nelle Scritture, metterti in ascolto. È  la Scrittura che ti indica il punto e ti dice: Betlemme! Allora i Magi ripartono, vedono di nuovo la stella  e si fermano ad adorare il Bambino.

Poi, lo sappiamo, ci è  detto dalla Scrittura,  non tornano per la stessa strada. Ecco, la nostra vita è  così: anche noi, avendo incontrato il Signore, non possiamo riprendere la vita di prima, dobbiamo essere uomini e donne diversi, toccati da questo Bambino, da questo Dio che viene,  piccolo, a farsi spazio nella nostra vita. Se noi accogliamo il Signore, non possiamo più essere gli uomini e le donne di prima. Abbiamo accolto dentro di noi una nuova vita. E siamo chiamati a dirlo, a testimoniarlo: questa Epifania, la manifestazione del Signore, deve essere anche la epifania della nostra vita. Deve manifestarsi, attraverso la nostra vita, attraverso le nostre parole,  attraverso i nostri gesti. Amen

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