1 novembre 2022 Solennità di Tutti i santi

Santi perché amati

Eccoci radunati stamattina per questa grande festa! Oggi festeggiamo la Chiesa!
Sì,  oggi festeggiamo la Chiesa: festeggiamo i santi, ma i santi non sono fuori da questa chiesa. La Chiesa è  in terra ed è in cielo!

Ma soprattutto  è il giorno anche del sondaggio annuale: chi di voi è chiamato alla santità? Alzi la mano! Chi di voi?

Se oggi abbiamo incominciato la messa con l’aspersione, è proprio per ricordarci del nostro Battesimo; e ricordarci della vocazione! La nostra vocazione alla santità è data dal Battesimo. È lì che i nostri genitori hanno scelto per noi questo cammino. È lì che noi siamo stati immersi nella vita di Cristo e quindi chiamati alla santità! È  da lì che inizia tutto! Quindi prendetevela con i vostri genitori se adesso dovete essere santi, è così. Questa è la nostra chiamata.  

Il problema è: che cosa significa la sanità?

Se guardo  come il mondo ce la presenta, è un po’ triste: essere santi significa o essere pazzi o, girando per le chiese di Roma, nei quadri vediamo che i santi sono rappresentati sotto le peggiori torture. Del resto, ancora oggi nel mondo, tanti uomini e donne danno la vita per la fede cristiana. Sapete che la fede cristiana è la più attaccata, perseguitata,  è quella che ha più martiri nel mondo. Se ne parla poco, ma è così.

Ma la santità non è il martirio, o almeno non è solo quello.  

Dicevo che  il mondo ci presenta come un popolo un po’ triste. Siamo il popolo dei “no”: no a questo,  no a quello… Sempre seri. Andiamo in giro con in mano il rosario…  Ma io non sono sicuro che la santità sia questo. Se avete fatto attenzione, il Vangelo è  iniziato con questa parola: “Beati”. L’insegnamento di Gesù,  nelle Beatitudini, inizia con questa parola: Beati. Essere beati significa essere felici! Una grande felicità.  Ed è quello che cerchiamo tutti noi. Tutti! Anche chi non crede, nella sua vita cerca si essere felice. E questa è la cosa più importante: il santo è  un uomo che sa cosa significa essere felice. Il santo è   qualcuno che ha toccato con mano la felicità.  Tutti noi siamo qui sulla terra a cercare questo.  Siamo assetati, abbiamo voglia di poter toccare, di poter vivere la felicità.  Purtroppo cosa succede? Che alcune volte noi pensiamo che le gioie che passano siano la felicità; come chi, bevendo l’alcool, diventa un po’ brillo e crede che in questo modo possa essere felice. Ma sappiamo che tutto questo passa, e non è questo che ci porta la gioia.

C’è un indizio che ci aiuta, ed è la seconda lettura di oggi che ci dice questo: “Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!”. La causa più grande della felicità dell’uomo è una sola: l’amore. È l’amore che ci rende felici.  Tutto il resto può esserci, ma passa. Ma la vera causa della nostra felicità è l’amore!

Vi ricordate quando qui durante la festa di san Bonaventura abbiamo salutato  il vescovo, che aveva dato mandato missionario a una signora di ottant’anni,  Rosanna, che partiva per l’America latina. Lei mi ha mandato dei messaggi in questo mese dicendo: “Sono felicissima! Don Stefano, non puoi sapere quanto sono felice!”. Felicissima! Perché? Perché lo stare con questi bambini che hanno tanto bisogno di amore in questo orfanatrofio la riempiva di gioia, la riempiva di questo amore che dava senso alla sua vita.

Allora vedete che essere santi non significa essere perfetti, perché nessuno lo è su questa terra.  I santi non sono perfetti, anzi sono sempre quelli più umili, che si accusano  di aver peccato tanto, chiedono perdono,  si rendono conto di ogni mancanza,  soprattutto di amore.  Quindi la santità non è la perfezione.  La santità è accogliere l’amore che Dio vuole dare a ciascuno di noi e viverlo questo amore, dare tutto a questo amore! Il cammino di santità è riscoprire quell’amore che ciascuno di noi ha ricevuto.

Avete sentito san Paolo cosa dice nella seconda lettura:  che siamo figli, amati, voluti! Ve lo rileggo: “Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!”. La santità non è altro che questo! È scoprire questo amore, questa vita di figli amati; perché è quando mi rendo conto di questo, che so amare. È difficile invece che sappia  amare senza essere stato amato. Ma quando lo scopro, quando assaporo questo amore, allora ho voglia di viverlo, di trasmetterlo.

Ecco il grande compito dei genitori.  Non è  solo portare i figli a farsi battezzare, ma devono accompagnarli e trasmettere quell’amore che Dio ha dato; devono trasmettergli che sono figli, non solo propri, ma figli di qualcuno di più alto, che è  Dio. E questo vale per ciascuno di noi.

Allora la nostra vita è bella.  È belle perché abbiamo un cammino davanti a noi,  quello di riscoprire l’amore,  quello di viverlo; quello di essere fecondi. Tutti noi siamo chiamati a essere fecondi,  fecondi con questo amore che abbiamo ricevuto e che vogliono donare.  Noi siamo solo strumenti, come diceva san Francesco: strumenti di pace.  Questo siamo chiamati ad essere,  questa è la sanità.  Ciascuno di noi è  chiamato ad essere questo: essere santo. E a quel sondaggio dobbiamo rispondere al cento per cento: siamo una comunità di chiamati alla santità.

Venite a me, voi che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”.  Amen

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