13 novembre 2022 XXXIII domenica del tempo ordinario

Nemmeno un  capello del vostro capo andrà perduto

Non so se avete visto in giro che ci sono già le luci di Natale. Mi sembra che anticipiamo sempre di più,  non so è  una impressione mia, ma già  da ottobre iniziano a esporre gli addobbi natalizi.

Le letture di oggi, se avete ascoltato bene ciò  che è  stato detto, parlano di rivoluzioni, guerre, terremoti, carestie, pestilenze, di  tutto e di più.  Dunque, quando si comincia a sentire di queste catastrofi, si capisce che sta per arrivare la fine dell’anno liturgico. Tra poco, la settimana prossima, festeggeremo Cristi re, che è l’ultimo giorno dell’anno liturgico. Infatti qui in parrocchia  lo festeggiamo come un capodanno: ci sarà il pranzo di Cristo re e tutto quanto,                  poi ne parleremo; perché poi, già il 27, sarà la prima domenica di Avvento. Che cos’è l’Avvento? Lo sapete, sono quattro settimane di preparazione al Natale. Ma ancora non ci siamo. Adesso stiamo concludendo l’anno liturgico,  che ci ha visto vivere insieme tutti questi grandi momenti.

 Vi dicevo: sembra di sentire che si parla un po’ di fine del mondo! E  ci vengono in mente tutti quei film un po’ all’americana di distruzione totale, catastrofici. Però il Vangelo si conclude con queste parole:  “Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. Alla fine di tutto, quello che rimane di importante è l’essere umano.

Questo Vangelo inizia con gente che guarda il tempio e dice che è  bellissimo; e Gesù dice che di tutto questo non rimarrà niente, perché non è questo l’importante. La cosa importante non è la fine del mondo, ma il fine: capite la differenza? La fine e il fine! Ed è  questa la cosa più importante: il fine di questo mondo.  Cioè: la domanda principale  è: ma cosa ci facciamo noi qui? Dove stiamo andando? Ripercorriamo un po’ le domande che ci siamo fatte con i genitori ieri mattina: noi viviamo per che cosa? A che serve tutto questo? Cosa rimarrà di tutto questo? Se delle cose più belle, come del tempio più bello che è stato costruito, “non rimarrà pietra su pietra, come dice Gesù  all’inizio del Vangelo, che cos’è la cosa più bella che abbiamo nella vita?  È  l’amore! Che cosa rimane di una vita, quando tutto sparisce? Quando una persona muore, che cosa ci ricordiamo di lei? Dell’amore! La cosa più bella che abbiamo è l’amore!

Ci sono due scelte che possiamo fare: o viviamo per accumulate, tutti piegati su noi stessi; e la nostra società è  così,  dedicata all’apparenza, sempre lì a farsi selfie, che  vediamo su Istagram, poi sempre ad accumulare soldi – e c’è  gente che l’ha fatto anche durante il covid, che ha accumulato dei miliardi; e questa è una categoria di persone. Però,  dice Gesù in questo Vangelo, attento! Perché di tutte queste cose materiali, cosa rimane? Nulla!  

Dall’altra parte  ci sono quelli che costruiscono per amore,  per amare, per dare la vita per gli altri.  Queste sono due scelte della nostra vita. E sappiamo che questo è un combattimento dentro di noi, perché facciamo fatica ad aprirci, a domarci, ad darci totalmente. Ci sono delle reazioni in cui ci rinchiudiamo sempre più su noi stessi,  ci sono delle paure, per tante cose. Lo vediamo a livello nazionale, come nel nostro cuore,  è la stessa cosa.

Allora noi dobbiamo decidere se vogliamo seguire Gesù. Lui ci mostra questa via, questo fine, lui è  donazione totale.  Si dona. E noi possiamo intuire che la cosa più bella è  questa, ce ne rendiamo conto. Infatti,  quando io preparo un funerale, chiedo alle persone: che cosa vi ricordate di quella persona lì? “Era un buon marito,  era un buon padre,  ci sapeva sempre aiutare”. Quello che tutti ricordano è  l’amore che ha donato. Quindi, quello che ci ricordiamo, è l’amore. E, tenetelo a mente,  Dio è amore! Noi dobbiamo uscire da questa chiesa con la certezza di essere amati! Ed è questo amore che noi vogliamo giocare tutti i giorni della nostra vita.  Non è facile,  perché dentro di noi, giustamente, c’è questo combattente.  Però,  almeno, abbiamo un file ben preciso: sappiamo che questa è la nostra felicità.

Forse vi ricordate quando, durante la festa di san Bonaventura,  abbiamo dato un mandato di missione a una signora di più di ottant’anni,  che è partita per l’America latina per aiutare dei bambini orfani. Questa signora, durante le settimane in cui era lì,                          mi mandava dei messaggi, che mi dicevano: “Sono felicissima, sono felicissima!”. Quella felicità era il dono di sé,  quel dover donne sempre a quei bambini tutto il suo amore! Ed è questo il sale della nostra vita! È  questo che Gesù ci insegna! È  questa la bellezza del vivere, non c’è altro.

I film all’americana sulla fine del mondo  non ci interessano.  Ci interessa vivere questo amore eterno che abbiamo ricevuto come figli di Dio  e lo vogliono vivere ogni giorno della nostra vita.

Concludiamo con le parole che abbiamo sentito nell’alleluia: “Risollevatevi e alzate il capo, perché  la vostra liberazione è vicina”. Alziamo il capo e guardiamo, prima di tutto, il Dio che ci ama. Amen

Sostieni la tua Parrrocchia

Sostieni la parrocchia che diventa Green
grazie ai nuovi pannelli fotovoltaici