4 dicembre 2022 Seconda domenica di Avvento

È qui, vicino, e non ce ne accorgiamo

Ci ritroviamo nella seconda domenica di Avvento. E abbiamo due grandi profeti, oggi: il profeta Isaia e Giovanni il Battista, l’ultimo dei profeti.  E dicono qualcosa di molto importante per ciascuno di noi: ci dicono che il regno dei cieli è vicino.  Non che sarà  vicino, ma che è  vicino, è qua. Ed è la prima cosa importante per noi cristiani: sapere che il regno dei cieli c’è, e che è  qui! È la prima grande sicurezza, è la speranza che abita il nostro cuore! La speranza cristiana è di un Dio accanto a noi.  Questa è la prima grande certezza che questi testi ci danno stamattina: non solo c’è,  ma è vicino a me. E lo sentiamo anche in questa predica  nel deserto, un deserto che può essere anche il deserto della nostra vita, delle nostre città:  il Signore è vicino, ma noi non ce ne rendiamo conto. Tante volte è vicino proprio nel piccolo, in ciò che noi abbiamo messo da parte.

Questa settimana ho vissuto dei giorni particolari, soprattutto per una cosa molto forte, molto dura: ho incontrato in una casa, qui a via dei Romanisti, al numero 327 – e potrei dare anche l’interno – una donna, magra come nelle foto quando guardiamo un lager; una donna rovesciata a terra, abbandonata; e sarebbe rimasta lì. Son venuti i carabinieri per poterla salvare; e adesso sta, tra la vita e la morte, nell’ospedale di Tor Vergata.

Siamo tutti colpevoli, tutti! La nostra comunità che non sta attenta, forse, abbastanza; i vicini di casa;  la famiglia: dove sta la nostra società? Ecco il deserto! Ecco il Signore che sta vicino,  che passa nel piccolo e noi non lo vediamo.  Io dovrei pubblicare questa foto! Non lo posso fare,  ma dovrei pubblicarla sul giornale! È  talmente scioccante quello che abbiamo visto! Il Signore passa vicino a noi e non ce ne rendiamo conto! Scioccante! È lì,  e noi non ce ne accorgiamo! Costruiamo il presepe, con la grotta e tutto il resto, diciamo che Dio è povero e poi ce ne dimentichiamo.  Diventa solo qualcosa di decorativo per le nostre case quel presepe, e invece no, deve essere segno di un Dio che si fa piccolo nelle nostre vite. E tante volte è così: quel deserto dove  Giovanni predica è il nostro deserto,  è il nostro cuore,  la nostra anima: è proprio lì che Giovanni parla! E tante volte noi siamo sordi, tante volte noi siamo ciechi. Non è accettabile di morire così,  senz’acqua! Non è ammissibile che nel nostro quartiere succeda una cosa del genere! E invece è  così.  E accanto a quella piccola signora di ottantacinque anni in queste condizioni,  è Dio che passa e le dice: “ Sono qui , sono vicino!”. È questo il Dio in cui crediamo! Non è il Dio onnipotente,  ma è il Dio povero.  È nella sua povertà che è ricco! È nella sua povertà che è  onnipotente! Ed è questo che stiamo preparando nelle nostre vite.  Tutti oggi ci dobbiamo renderci conto  che noi stiamo preparando il cammino di questo Dio! Lo dobbiamo accogliere! Lo dobbiamo accogliere!

Ecco perché Giovanni dice: “Convertitevi!”, perché abbiamo bisogno di conversione! Abbiamo bisogno di un  cuore che si apre,  abbiamo bisogno di un cuore che sappia ascoltare la sua parola! Noi facciamo fatica ad ascoltare questa parola perché ci sconvolge,  ci toglie le nostre sicurezze:  ma di questo abbiamo bisogno, perché se no, ci chiudiamo nel nostro egoismo;  perché se no, non vediamo l’altro. Perché se no, Dio per noi non è altro che una preghiera che recitiamo così,  ma non è questo Dio: Dio è relazione! Dio è amore! Dio è incontro! E proprio questo che noi facciamo così fatica oggi a credere, ma è questo che dobbiamo scoprire,  è questo che dobbiamo toccare,  è questo che ci deve ferite! Perché l’amore ferisce, l’amore tocca, ma è questo che ci renderà felici! È questo!

E allora oggi camminiamo verso questo Dio, ma soprattutto chiediamogli la conversione  del cuore.

Vorrei concludere con le parole di don Andrea Santoro, un prete che è stato ucciso in Turchia, pochi anni fa, ero ancora in seminario, quando è successo. Un prete romano. Adesso hanno portato il suo corpo alla parrocchia dei santi Fabriano e Venanzio.  E lui scriveva così:

Offrirmi a Cristo come sua abitazione,  come Maria. Accogliere la sua amicizia  la sua parola,  la sua chiamata.  Diventare ognuno la grotta di Cristo! E sentir risuonare dentro di noi il suo invito: vien! Vengo a nascere per te, conto su di te, vuoi?”.  Amen   

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