
Carissimi,
Vi scrivo la domenica detta «Gaudete» che ci ricorda che Natale si avvicina.
Un Natale che chiude un’anno difficile e che vedrà molte famiglie divise dalle regole di contenimento del Coronavirus. Un Natale che non avrà «il gusto» del Natale perché siete sempre più numerosi a bussare alla nostra porta per chiedere un pacco alimentare o un sostegno economico.
La vita sociale è fortemente limitata e tanti sono paralizzati dalla paura. Una paura che è frutto di una vita costruita sull’idolo della salute e della scienza che in questi mesi abbiamo visto vacillare davanti ad un nemico invisibile chiamato COVID-19: In tutti questi mesi, la nostra salute era in pericolo e la scienza non riusciva a proteggerci. Oggi il vaccino ci rida speranza ma la paralisi che ha toccato e tocca ancora oggi molti di noi è, secondo me, più pericoloso del virus … Ecco perché ho scelto d’intitolare questo messaggio con una domanda essenziale: desideriamo più anni di vita o più vita per questi anni? Ci aggrappiamo alla vita, abbiamo paura di perderla ma di quale vita parliamo? Se questa vita è chiudersi nel suo piccolo nido fatto di tanto egoismo che si rispecchia nelle sofferenze del pianeta, nelle disuguaglianze, nel triste spettacolo che ci offre ogni giorno il mondo politico, nella poca osservanza delle regole di convivenza civile nel nostro quartiere o palazzo, nell’aumento della violenza verbale e fisica, nel declino del modello famigliare … Se è questa la vita che intendiamo offrire ai nostri figli allora permettetemi di dire che è meglio che sia breve. Non possiamo continuare a vivere “da remoto” nell’educazione, la carità, l’impegno civile. Non possiamo continuare a vivere senza avere chiaro il senso della vita.
Alessandro D’Avenia scrive: “Noi siamo «presenti» quando spirito e corpo sono uniti, e la vita cresce nella misura
in cui cresce questa unione. Se invece spirito e corpo si allontanano tra loro, la vita si avvilisce, viene «rimossa»:
c’è una piccola morte tutte le volte che queste due dimensioni si separano, perché un corpo senza spirito è un cadavere
e uno spirito senza corpo è un fantasma.” (Corriere della sera, 9 novembre 2020).
Gia prima del COVID eravamo in modo “remoto” è tempo di tornare ad essere presenti, attori in questo mondo.
Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino. (Fil 4,4)
Eccoci alle porte del Natale
che rappresenta per noi la nascita del Principe della Pace che non è venuto a portarci salute ma Salvezza.
La gioia cristiana che oggi esprimiamo (“Gaudete”) nasce da questa certezza. La Pace annunciata da questa nascita
non viene dalla ricerca del benessere ma del Bene, il Bene come un di più per la nostra vita e quella degli altri:
il Bene ricevuto e dato su cui vogliamo fondare la nostra vita e quella della nostra comunità ( parrocchiale, del quartiere, della nazione).
I miei collaboratori, sacerdoti e laici, si giungono a me per augurarvi un Buon Natale!
Don Stefano, parroco
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