22 ottobre 2017 XXIX Domenica del tempo ordinario

Letture del giorno (Is 45,1.4-6 / Sal 95 / 1Ts 1,1-5 / Mt 22,15-21)

Avete sentito quella che è l’introduzione del nostro Vangelo: i farisei tengono consiglio per cercare di cogliere in fallo Gesù, e mandano i loro rappresentanti. E gli fanno una domanda: “E’ lecito o no pagare il tributo a Cesare?”.
Gli chiedono se devono pagare le tasse, come i vostri genitori che pagano le tasse, sapete, allo stato. Cercano di metterlo in difficoltà, perché i romani stanno occupando la Palestina e allora se Gesù dice di sì, se pago le tasse le pago a chi sta occupando il mio paese. Se invece Gesù dice di no, di non pagare, allora diranno: “Vedete, è un rivoluzionario, è contro lo stato!”
E quindi Gesù è messo a rischio, rischia la vita.
Però Gesù dice: “Dammi una moneta”.
Noi abbiamo l’euro, no? Avete già visto un euro? Allora l’euro è una moneta speciale perché è usata in diversi paesi. Stando in Europa abbiamo questa moneta comune, in cui una faccia è uguale in tutti i paesi che fanno parte della zona Euro, e sull’altra faccia c’è una cosa particolare del paese da cui viene la moneta. Io ho preso un euro della Spagna, vedete? C’è il re di Spagna.
E’ stato così anche per Gesù, gli fanno vedere la moneta e c’è la faccia di Cesare. Per noi, se siete in Spagna, c’è la faccia del re di Spagna.
Allora Gesù chiede: “Che cosa c’è su questa moneta?”
C’è Cesare.
E allora Gesù dice: “Quello che è di Cesare lo date a Cesare, e quello che è di Dio lo date a Dio”. Cioè noi cristiani viviamo in questo mondo, e sappiamo che i soldi che diamo servono, o almeno dovrebbero servire, a garantire a tutti dei servizi per tutta la comunità, e quindi quello che io pago serve anche per mettere a posto le strade, e tante altre cose.
Allora finché ci sono le cose dello stato e le cose di Dio, le cose vanno bene.
Il problema però qual è per il cristiano? Il problema è quando l’uno e l’altro si contraddicono.
Vi faccio un esempio: durante la guerra, se io fossi stato tedesco mi avrebbero detto di dover uccidere un ebreo. Lo stato mi sta dicendo che devo uccidere un altro essere umano come me. Lo stato però mi ha detto che quest’altro essere umano è meno di un cane. Ma io, cristiano, posso fare una cosa così, quando Dio mi ha detto che siamo tutti fratelli? Non lo posso fare.
Allora viene un problema, si chiama “problema di coscienza”: lo stato mi dice una cosa, la Chiesa me ne dice un’altra, e io sono in mezzo a questa contraddizione, perché dentro di me c’è qualcosa di molto profondo che si chiama coscienza. E cosa mi dice la coscienza?
Il Vangelo di Luca, al capitolo 11 ci dice: “Bada che la luce che è in te non sia tenebre”.
La coscienza è l’eco della parola di Dio in me.
Questa parola di Dio è quella che noi leggiamo ogni domenica, o tutti i giorni, per chi va a Messa tutti i giorni, quella parola di Dio sia dell’Antico Testamento sia del Nuovo, perché ricordatevi bene, voi che siete a catechismo imparate i 10 comandamenti: questa è una legge universale, straordinaria, i 10 comandamenti sono alla base della nostra umanità, e vengono dall’Antico Testamento. In più abbiamo il Vangelo, le parole di Gesù, che ci aiutano a capire come vivere nel mondo. Noi ogni volta che parliamo la domenica, spesso parliamo delle parole di Gesù. E cosa abbiamo detto, spesso, su questo? Che non sono parole di duemila anni fa, che adesso non mi riguardano, ma sono delle parole che anche oggi servono a farmi camminare.
Quindi questa mia coscienza viene educata dalla parola di Dio, da quello che imparo al catechismo, da quello che mi dicono i papi, i vescovi, dall’educazione che mi danno i miei genitori… Tutto questo mi fa camminare.
Ma la mia coscienza non è infallibile, è solo un eco di quello che io ho imparato. Non basta dire: “Io sono, io penso così perché ce l’ho nella mia coscienza”, non sempre è così. Perché io devo sempre cercare nella mia vita la verità. E sapete qual è il problema ragazzi? Che molte delle persone che abbiamo, molti qui e molti fuori, non si interessano della verità, non cercano di capire qual è la verità delle cose, non cercano un senso a questa vita, non si fanno più domande, e vanno avanti, i giorni passano e vivono così.
Allora per essere un po’ più sicuri della nostra coscienza dobbiamo avere due cose importanti: un cuore retto e un giudizio prudente. Cioè io devo guardare dentro di me se il mio cuore è pulito, se sto cercando le cose giuste, e devo avere un giudizio prudente, cioè prendere tempo per vedere le cose, per stabilire le cose, riflettendoci su. Allora questo coinvolge tutta la mia personalità: la mia intelligenza, la mia volontà, i miei sentimenti, la mia esperienza, il mio sapere, la mia fede.
San Paolo ai Romani diceva: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi, rinnovando la vostra mente per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono e a lui gradito e perfetto” (Rm 12,2).
La coscienza non deve essere addormentata, la mia coscienza non deve essere solo aiutata ma deve essere purificata.
Se uno non vive quello che crede, finisce per credere quello che vive, e questo è il dramma del peccato, oggi: più vivo male, meno riesco a capire le cose buone e le cose cattive. Io devo vivere quello che credo. E allora qui noi cerchiamo questo: di educare la nostra coscienza, quella cosa più profonda che è in noi, che servirà a farci capire meglio come dobbiamo vivere.
E la coscienza si educa adesso, non quando saremo grandi e con i capelli grigi, ma già adesso quando abbiamo tutti i nostri capelli qui sulla testa con un colore naturale. Noi già da adesso cominciamo a costruire l’uomo e la donna di domani. Già da adesso cominciamo a cercare di capire quello che Dio vuole da noi. Già da adesso, come dei piccoli detective, siamo alla ricerca della verità: perché sono qui? Perché vivo? Dove vado? Tutto questo fa parte della mia vita.
E’ importante questo problema della coscienza, perché se io non ho una coscienza educata, io non saprò educare i miei figli, e li porterò sulla strada sbagliata.
Chiediamo al Signore di aiutarci in questo cammino che facciamo insieme come comunità.
Amen

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