26 novembre 2017 XXXIV Domenica del Tempo Ordinario – solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo

Oggi è la festa di Cristo Re dell’Universo. Siamo alla fine del nostro anno liturgico, è l’ultimo giorno di quest’anno liturgico in cui percorriamo la vita di Gesù, e siamo arrivati alla fine, quando Cristo è nella sua gloria.

Quando noi pensiamo a un re, come lo immaginiamo? Lo immaginiamo con la sua corona, incoronato.

Però noi conosciamo il nostro Gesù e non l’abbiamo mai visto così. Qual è l’unica corona che conosciamo di Gesù? La corona di spine.

Nel Vangelo, però, vediamo che Gesù siede sul trono.

Cosa fa Gesù dal suo trono? Giudica.
Abbiamo sentito parlare del giudizio finale, ve l’ho detto, siamo alla fine del tempo liturgico e quindi parliamo proprio della fine, quando ciascuno di noi verrà giudicato.

Ma la cosa interessante è capire come saremo giudicati.

Se noi andiamo fuori e facciamo un’intervista alle persone, e chiediamo come sarà il giudizio finale, come verranno scelte le persone, loro diranno: “Beh, se abbiamo fatto dei peccati andremo all’inferno”. Non è così che la gente risponde? Mi sembra che sia così.

Ma se noi abbiamo ascoltato bene il Vangelo, il giudizio di Dio è molto diverso. Prima di tutto il Signore ci dice che sta attento ai più piccoli, ai più deboli. La prima cosa che Gesù fa è andare a vedere chi sta male, chi soffre, chi ha fame.

E dice: “Io sono come questi piccoli”. Gesù ci ama così tanto che si mette nella pelle di chi soffre. Non di quello che sta bene, ma di quello che soffre.

“Quello che avrete fatto a loro l’avrete fatto a me”.

Dopo di che, chiama quelli che hanno fatto qualcosa per i loro fratelli. Li chiama “Benedetti del Padre mio” e li accoglie, e li mette a destra.

Cosa ci sta dicendo Gesù?

Sta dicendo la stessa cosa che è stata la domanda di Caino e Abele, vi ricordate, i due fratelli? Uno uccide l’altro. E Dio chiede: “Dov’è tuo fratello?”.

Dio oggi ci fa la stessa domanda. La domanda che troviamo all’inizio della Bibbia, ce la ritroviamo alla fine dei tempi: “Dov’è tuo fratello?”

Cerchiamo di capire bene questa domanda.

Vedete, non siamo giudicati sul bene o sul male, siamo giudicati sul nostro interesse per i nostri fratelli.

Cosa ci sta dicendo il Signore attraverso questo Vangelo?

Il contrario dell’amore non è l’odio, il contrario dell’amore è l’indifferenza. E’ quando io dico che il mio fratello non esiste, non ha valore, non c’è.

Il più grosso peccato nostro, non è fare del male, è non fare il bene.

Capite che questo cambia un po’ la visione delle cose? Noi abbiamo tutti una visione morale della nostra fede, con un Dio che ci guarda e che, se facciamo qualcosa di cattivo, ci punisce.

Ma è peggio, è l’indifferenza che mi uccide, è il sapere che quello che potevo fare non l’ho fatto. Questa è la cosa più terribile: è quando non vedo l’esistenza dei miei fratelli. Quando nego la loro esistenza, quando non vedo che hanno bisogno.

Ecco cosa fa Gesù in quel Vangelo: chiama quelli che anche senza rendersene conto stanno attenti agli altri. Gli dicono: “Ma quando ti abbiamo visto nudo, carcerato, straniero?” Però quelli là erano stati attenti, gli altri invece non avevano visto niente, e non avevano dato l’amore che avrebbero potuto dare.

Allora chiedendo il battesimo per Nicole, voi vi impegnate a educarla a questa visione della vita, una visione che non nega l’altro, ma che sta attenta al bisogno dell’altro. Che considera che il più piccolo è più importante del grande. La gerarchia dei valori viene rovesciata, non c’è più bisogno della corona, per essere importante. Importante, invece, è amare quello che ho vicino. E questo lo sappiamo bene, quando una persona muore qual è la cosa più importante che avrà fatto? Non sarà il conto in banca, ma come avrà amato. Ce ne rendiamo conto nelle nostre famiglie, sappiamo benissimo che quello che riceviamo come amore, nella nostra infanzia, ce lo portiamo avanti tutta la vita. Chi non è stato amato vive difficilmente la sua vita da adulto. Chi ha avuto dei genitori che hanno saputo amarlo e farlo crescere, sarà un uomo o una donna completa.

Allora cosa significa per noi tutto questo?

Semplicemente che dobbiamo guardare con gli occhi di Dio, semplicemente che dobbiamo cambiare il nostro sguardo. Semplicemente che l’altro il Signore me l’ha messo vicino e devo cercare di capire come amarlo.

Chiediamo al signore di accompagnarci nel nostro cammino, ne abbiamo tutti bisogno.

Amen

 

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