Abbiamo accolto nella nostra comunità la piccola Chiara secondo un rito Bizantino, perché questa famiglia è mezza Bizantina, mezza Latina, quindi ci ha portato dalla Siria questo rito di accoglienza di questa bambina nata poco tempo fa. E lo facciamo nel giorno del battesimo del Signore.
Abbiamo sentito nella prima lettura queste bellissime frasi di Isaia:
“O voi tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro, venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti”.
La grazia del Signore è per tutti.
Il Signore ci vuole dare, sempre, la sua Grazia, e lo fa in maniera gratuita, non ha bisogno di nessun gesto da parte tua. Il Signore vuole sempre donarti il suo amore e la sua grazia. E invece l’uomo, come dice Isaia, va a spendere i suoi soldi per un cibo che non sazia. Il problema dell’uomo è sempre stato questo: l’uomo passeggiava con Dio nel giardino, e poi invece si nasconde. Dio ci vuole donare la sua vita, la sua Grazia, e noi ci perdiamo invece in tante cose futili, in tante cose che non ci danno il cibo della vita eterna.
E allora vediamo cosa ci insegna invece il battesimo di Gesù:
Gesù che non aveva il peccato originale, perché è l’uomo come dovrebbe essere, come era nel giardino dell’Eden, come era stato pensato da Dio, senza peccato, Gesù viene in mezzo a noi, l’abbiamo visto durante tutto questo tempo del Natale. Ieri si è manifestato all’umanità, nell’Epifania.
Dio viene e scende nella nostra vita, ma non poteva rimanere lontano da noi peccatori, e allora si abbassa e si mette in fila per il battesimo di Giovanni, che era un rito di purificazione. Si entrava nel Giordano e ci si immergeva nell’acqua che diventava simbolo di questa purificazione.
Gesù, che non aveva bisogno di essere purificato, si mette in fila con tutti gli altri peccatori, e anche lui riceve il battesimo di Giovanni, come a dire che il Signore viene là dove tutto è scuro, dove tutto è chiuso, là dove certe volte c’è il male e ci sei tu, e il Signore viene fino ai tuoi inferi, al tuo male, alle tue oscurità. Il Signore viene fino a lì, si mette in fila con i peccatori.
Ma dopo l’immersione, quando Gesù alza la testa, come una colomba scende lo Spirito Santo, e si sentono queste parole bellissime: “Tu sei il Figlio mio, l’amato. In te ho posto il mio compiacimento”.
Si squarciano i cieli.
Questa parola, squarciare, la sentiremo anche nel momento della crocifissione, della morte di Gesù, quando il velo del tempio si squarcia. All’inizio della sua predicazione e alla fine della sua vita.
E cosa significa questo?
Il problema è che il diavolo, che è il divisore, a un certo punto ci mette nella testa che noi non riusciamo ad arrivare fino a Dio, che noi forse siamo così sporchi che Dio non ci amerà mai, perché non siamo abbastanza bravi, perché non siamo abbastanza puri. C’è dentro di noi questa idea che noi siamo lontani da Dio, che siamo separati tra la terra e il cielo.
Noi abbiamo festeggiato il Natale, abbiamo detto che Dio è venuto nella nostra vita, che si è incarnato, che si è fatto uomo, ma rimaniamo comunque con l’idea che Dio sta lì e che noi stiamo qua. La grande tentazione è questo: dividerci. Il diavolo ha sempre voluto dividerci da Dio, e ci è riuscito. Abbiamo questo nella mente, non siamo più l’uomo che passeggia a braccetto con Dio, vicino a noi c’è Dio. No. Abbiamo l’idea di un Dio lontano e noi ci nascondiamo da lui perché non ci sentiamo santi, non possiamo essere amati da lui perché non siamo abbastanza puliti.
Ma il battesimo di Gesù ci dice il contrario: Gesù si mette in fila con i peccatori, e dopo si sente questa frase bellissima del Padre, che dice: “Tu sei il mio Figlio”. E i cieli si squarciano, si aprono.
Questa frase, questi cieli che si squarciano, sono per ciascuno di noi.
Tutti noi siamo chiamati a sentire questa frase: “Tu sei il mio figlio!”
Perché diciamo il Padre Nostro se non abbiamo dentro il cuore questo sentimento di appartenenza al Signore?
Noi siamo figli e siamo amati dal Padre, e come un padre ama il figlio, lo ama infinitamente.
L’abbiamo visto nell’anno della Misericordia, quanto ne abbiamo parlato, però non riusciamo a fare questo passo di lasciarci amare da Dio.
E vi assicuro che lasciarsi amare da Dio cambia la nostra vita. Perché non andiamo più alla ricerca di un affetto che passa, ma sappiamo di essere amati completamente. E non abbiamo più bisogno di orgoglio e di superbia, perché Dio ci ama, e allora non abbiamo più bisogno di proteggerci, perché sappiamo di essere amati.
E allora questo scatto, questo cammino, lo dobbiamo fare.
Adesso entriamo nel tempo ordinario, nella quotidianità, dopo tutte queste feste in cui abbiamo visto Dio entrare nella nostra vita, adesso dobbiamo vivere con Lui.
Il Battesimo del Signore chiude le feste natalizie e inizia il tempo ordinario.
E per Gesù è la stessa cosa: con il battesimo inizia il tempo della pastorale, il tempo in cui va ad annunciare, il tempo della sua missione, che è anche la nostra.
Chiediamo oggi al Signore di farci sentire nel cuore il fatto di essere amati da questo Padre, di sentire che non siamo divisi, che il cielo si è aperto, e si è aperto per tutti, come questo velo del tempio che si aprirà nel momento della crocifissione e morte di Gesù! Gesù muore per tutti, non solo per il popolo eletto, per tutti!
E quindi tutti sentiamoci eletti dal Signore, da questo Dio che ci vuole amare, che ci ama, che chiede a ciascuno di noi di aprire il cuore, di accogliere il suo amore.
“Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato”. Amen.