11 novembre 2018 XXXII Domenica dal Tempo ordinario

La vedova.

Noi continuiamo il nostro cammino sul discepolato e quello che significa.

Vi ricordate l’atteggiamento del giovane ricco, che aveva chiesto a Gesù cosa doveva fare per avere la vita eterna, cioè la felicità?, e Gesù gli aveva risposto: “Segui i comandamenti”. “Ma io, Maestro, li seguo”. E Gesù gli dice: “Bene, allora vendi quello che hai e seguimi”. E lui va via triste perché aveva tanti beni, e non è riuscito a lasciare queste certezze per poter seguire Gesù.

Poi, vi ricordate, abbiamo avuto quei discepoli che si bisticciavano tra di loro per avere i primi posti quando Gesù sarà nel suo Regno e Gesù aveva detto: “Soffrirete, sì, con me, ma a chi spetta tale o tale posto non sono io che lo devo dire, ma è mio Padre”. E quindi abbiamo visto che anche i discepoli che seguivano Gesù non erano così perfetti, si bisticciavano per avere i primi posti.

Oggi abbiamo altri atteggiamenti che possiamo vedere e capire insieme e parlano anche un po’ della nostra comunità, come di tante comunità cristiane. La prima cosa, se avete ascoltato bene il Vangelo, è Gesù che parla ai suoi discepoli e dice: “Attenti a non fare come alcuni scribi che si mettono ai primi banchi, che vogliono onori…” Come se fare il servizio nella Chiesa voglia dire avere un potere, no?, quindi, perché faccio questo servizio, rischio di sentirmi una élite per cui ho tutto in mano e non voglio che gli altri possano vivere la stessa cosa; e allora mi chiudo. E questo, in tutte le comunità, anche nella nostra parrocchia, succede. E a questo bisogna stare molto attenti, perché poi cosa avviene come immagine? Una comunità chiusa su se stessa.

Ma c’è un atteggiamento invece che il Signore ci insegna, che è molto bello. Il Signore sta seduto al tempio e guarda davanti al tesoro la gente che butta i soldi. Siamo durante la ricostruzione del tempio, è bello, la gente vuole aiutare. E vede i ricchi che buttano così i soldi, e ne buttano tanti, se possibile fanno anche rumore, così la gente vede che loro stanno buttando tanti soldi. E arriva una vedova. La vedova era una persona povera, perché non era come adesso, che lo Stato ti può dare qualcosa per darti una mano, all’epoca non c’era niente: se tuo marito moriva, lui che lavorava, come facevi a vivere? Quindi tante volte le vedove erano persone in grande difficoltà, soprattutto se non erano aiutate dalla loro famiglia. E arriva quindi questa vedova, questa signora con pochi soldi. Va e butta, dice il Vangelo, due soldi, che fanno una moneta, due soldi. É importante questo, perché lei avrebbe potuto tenerne uno. Proprio i due soldi che aveva, i due ultimi soldi che aveva, li butta.

Cosa ci insegna questo atteggiamento, a noi, tutti noi, piccoli e grandi? Che quando vogliamo seguire Gesù, quando crediamo veramente, non possiamo dare solo il minimo, o il superfluo, il nostro tempo libero, non è questo! Io devo dare tutto me stesso! Io, se credo, sono un appassionato! Se credo, voglio seguire Gesù, se credo, mi do totalmente!, non un po’. Eh, ma ti devi accontentare, perché io ti posso dare questo. No, non è questo l’atteggiamento cristiano. O dai tutto, o non credi. Guardati nello specchio, guarda bene, e decidi. Non far credere:”Sì, ma io do, do”. No, non è così. Non funziona così una relazione d’amore. L’amore si dona totalmente. E diventa un po’ come nella prima lettura. Vi ricordate la vedova di Zarepta? Cosa succede alla vedova? Lei ha un pugno di farina, ma quando dà fiducia e comincia a preparare il pane, quella farina non finisce mai. Beh, l’amore è la stessa cosa! Certe volte abbiamo l’impressione che l’amore sia come una quantità, che se ne diamo troppo poi non ne abbiamo più. Non è così. Più l’amore lo dai, più c’è! E ciascuno di noi, sono sicuro, ha fatto questa esperienza. Più doni nell’amore, più sei felice, più sei pieno. Più vai avanti, meglio è. Cioè se tu pensi di dover dare un po’ d’amore per riceverne un po’, per essere felice, per… Ma non è quel poco che dai. Più ne dai, più diventa bello. È la stessa cosa la fede: se noi crediamo veramente, dobbiamo donare tutto; e non c’è età, da piccoli a grandi. Se ci credo veramente! Perché se io cammino dando il minimo, significa che non credo. Non ci prendiamo in giro, è così. O sono un appassionato di Cristo, o se no, non credo. O amo mio marito, mia moglie e quindi do tutto, oppure, se ne do solo una parte, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Perché ai miei figli non gli farei mancare mai, darei tutto per i miei figli, mi sembra, no? La stessa cosa per mio marito, per mia moglie, la stessa cosa per Gesù. O dò tutto o, se no, c’è qualcosa che non va. O dò pienamente fiducia, o dò pienamente amore, o dò tutto me stesso, o se no sono semplicemente un falso: che crede, forse, di credere, ma non è così, che crede di amare l’altro, ma non è così. O do tutto o, se no, non sono vero.

Allora quello che ci insegna oggi Gesù è di essere se stessi e di donarsi. Di donarsi, di non aver paura, perché il nostro atteggiamento da uomini è quello di voler tener sempre qualcosa, sono le nostre certezze: torniamo ad essere come il giovane ricco. Il giovane ricco è quello. Per te la certezza è i beni materiali. Per noi forse non sono i beni materiali, ma altri. E allora noi vogliamo tenere qualcosa, almeno siamo sicuri del nostro piccolo. E questo funziona così nelle nostre comunità, nei nostri gruppi, nel nostro… Noi vogliamo tenere il poco di cui siamo certi che quello non me lo toccano! Ma questo non è credere, non è avere fiducia, non è amare.

Allora chiediamo al Signore oggi, domani, dopodomani, di darci la forza di dare totalmente. Quella vedova ci insegna tanto, ci insegna tutto. Amen.

11 novembre 2018 XXXII Domenica dal Tempo ordinario
Omelia di Don Stefano Cascio
Trascrizione di Maddalena Kemeny

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