La fine del mondo.
Questa, vedete, è la penultima domenica dell’anno liturgico. Domenica prossima è Cristo Re e concludiamo l’anno liturgico.
E’ un po’ particolare l’anno liturgico perché non è come noi normalmente viviamo l’anno: dal primo gennaio al 31 dicembre. L’anno liturgico (della liturgia, quello che celebriamo a messa) inizia con l’Avvento – che tra poco al catechismo ne parlerete – che è quel tempo che prepara al Natale. E da lì inizia l’anno liturgico. Quindi noi adesso siamo alla conclusione. E quindi la Parola di Dio, il Vangelo, ci parla della fine del mondo, della fine dei tempi. E avete sentito un po che cosa dice: si spegne il sole, cadono le stelle…
Se facebook girano alcune cose. Per esempio ho trovato questa immagine – la vedete questa immagine? Si vede la terra nel 1978, cioè l’anno della mia nascita e l’anno, e poi la Terra nel 2066. Non credo che sia un documento serio questo, eh? Non ci credo molto a questa immagine. Sappiamo però che ci sono grossi problemi climatici, l’avete sentito? Sapete che c’è un riscaldamento globale, l’aumento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento dei mari, la estinzione di specie vegetali e animali, l’acidificazione degli oceani, uragani e tempeste (avete sentito che anche negli Stati Uniti che cosa sta succedendo col fuoco, terribile), la desertificazione, il calo delle risorse d’acqua dolce, la migrazione di massa, la diffusione di malattie. Poteva scrivere così il Vangelo.
Ecco il mondo che vi abbiamo creato, cari ragazzi! E’ colpa nostra, colpa dell’uomo. Vi ricordate quello che abbiamo detto una volta, che abbiamo invertito tutto: dovevamo amare l’uomo e servirci delle cose e invece abbiamo amato le cose e ci serviamo degli uomini. E questo è il risultato di oggi. Sapete che adesso anche il pesce che mangiamo inghiotte microparticelle di plastica e anche noi ornai stiamo digerendo queste cose. Non sappiamo la carne che mangiamo come è, insomma tutto è così. E allora potremmo uscire da questa porta dicendo: va bene, andiamo a suicidarci che ormai è finita! E forse avreste ragione, ma non credo che la Parola di Dio sia una parola che ci posta al suicidio, non credo!
Allora che significa per noi tutto questo? Intanto nella nostra vita “il sole che si spegne e le stelle cadano” può succedere anche nella nostra vita: quando ci muore qualcuno, quando abbiamo delle difficoltà tutto ci appare buio. Sono sicuro che in questa assemblea, in questa comunità è successo questo a qualcuno di vivere proprio come se tutto fosse spento. Però sappiamo che non è mai l’ultima parola. E anche nel Vangelo Gesù ce lo dice. Cosa ci dice Gesù? Tutto passerà. “Tutto passerà, ma la mia parola non passerà”. Questa parola che noi leggiamo ha duemila anni. Duemila anni! E abbiamo visto come ogni domenica – o ogni giorno, se venite a messa – questa parola ha qualcosa da dire alla nostra vita. A ognuno di noi! Questa parola qui ha qualcosa da dire a me, a te che vivi oggi nel 2018.
E perché questo? Perché parla di quello che hai nel più profondo di te, che è la voglia di felicità, che è la voglia di avere un senso nella tua vita, di sapere dove stai andando, di capire che cosa devi fare della tua vita. Il Signore con la sua Parola, con il suo esempio, con la sua vita ha cercato di rispondere a questa domanda fondamentale. E allora il nostro cuore non ha paura della fine del mondo. Ha paura invece quando noi spegniamo il nostro cuore.
Avete visto nella prima lettura quello che c’è scritto? Nell’ultima frase. “I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle del cielo”. I santi sono così. E ciascuno di noi, l’abbiamo detto a Ognissanti, è chiamato alla santità.
La cosa bella, bellissima della nostra vita cristiana è questo. Noi tutti siamo chiamati a questo.
Apriamo il nostro cuore a questo annuncio. Siamo amati, siamo chiamati ad amare. Il sole non si spegnerà mai, mai per noi! Se diventeremo santi. Non abbiamo paura di quello che può succedere. Viviamo per gli altri. E vedremo che questo significa anche migliorare tutto quello che sta succedendo. Perché se noi viviamo bene e viviamo per gli altri, vedrete che saremo attenti a non buttare a terra le cose, a non… Perché poi tutto è collegato. Tutto è collegato! L’uomo si è allontanato da Dio e sta rovinando il suo mondo. Se l’uomo fosse vicino a Dio questo non succederebbe. Le nostre responsabilità ci guideranno.
E allora questa semplice cosa che il Signore ci dice: “Le mie parole non passeranno” mettetela in pratica, provateci, provateci. La nostra comunità si vuole alzare e vivere questo. Cerchiamo di aiutarci a vicenda. La Chiesa, l’abbiamo detto tante volte l’anno scorso, la comunità serve a questo: a darci una mano per camminare insieme a questa chiamata grande che è la santità. Diventiamo noi queste stelle che risplendono per il mondo intero. Amen
18 novembre 2018 XXXIII Domenica dal Tempo ordinario
Omelia di Don Stefano Cascio
Trascrizione di Maddalena Kemeny