In attesa
Bene, voi sapete che qui abbiamo quello che si chiama la corona dell’Avvento; e ci sono quattro candele, perché quattro sono le domeniche che ci accompagneranno verso il Natale. Ogni domenica accenderemo una candela. Perciò oggi ce n’è una accesa, domenica prossima la seconda, la domenica successiva la terza, così fino a Natale. Cosa rappresenta questa corona? Questa corona rappresenta la nostra attesa: noi stiamo aspettando la venuta del Messia, di Gesù. L’Avvento è questo tempo di preparazione al Natale.
E comincia anche il nuovo anno liturgico, come abbiamo detto all’inizio. E quest’anno liturgico leggeremo un Vangelo, quello di Luca, perché ogni anno liturgico c’è un Vangelo nuovo, un Vangelo diverso, di uno degli evangelisti, nuovo. Questa volta è Luca e il Vangelo di Luca si chiama anche Vangelo della misericordia perché in quel Vangelo si parla del padre che accoglie suo figlio.
Si chiama anche il Vangelo dei poveri perché Luca sta molto attento quando racconta la predicazione di Gesù sui deboli e i poveri.
Ma come tutti i Vangeli è anche il Vangelo della speranza, che è un po’ quello che ci vien detto oggi nella Parola. Vedete nella prima lettura Geremia cosa ci diceva: “Ecco, verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele”.
Cosa aspettavano gli Ebrei? Aspettavano la venuta del Messia. E cosa è successo più di duemila anni fa? E’ arrivato Gesù, il Messia, quello che Israele aspettava.
Qual è il nostro problema, invece, di oggi? Perché noi non aspettiamo più il Messia. Vedete che cosa dice Luca nel Vangelo? Ci dice: “State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”. Cosa è successo all’uomo di oggi? Vedete: ubriachezza non significa solo bere alcol. Ci possiamo ubriacare anche di immagini, di suoni… Ci possiamo ubriacare di tante cose! Affannarsi. Quante volte le persone stanno sempre a correre dietro a che cosa? Non lo sanno neanche loro. Le cose essenziali della vita le mettono da parte, per correre dietro a cose futili o, se non sono futili, comunque non sono le cose essenziali della vita. E alla fine le cose più importanti – Dio, la nostra chiamata, il dover amare l’altro, l’essere attento al bisogno dell’altro – queste le mettiamo da parte. Per correre verso il nulla.
Allora oggi è importante, perché ci chiede di vegliare, di stare attento, di stare in attesa. Vegliate non significa dormire, ma essere svegli! Vegliare significa che sono sveglio nell’attesa dell’altro! E quest’altro è Dio che bussa alla mia porta.
Ognuno di noi vive con la speranza dentro. Non si può vivere senza speranza. Ma spesso pensiamo che la speranza sia aspettare qualcosa da Dio, no? Ma riflettiamo un po’ e ricordiamoci che anche Dio spera su di noi. Anche Dio aspetta qualcosa da noi!
Allora sarà l’anno nuovo buono questo? Lui aspetta la conversione del nostro cuore. Quest’anno nuovo che inizia, questo nuovo anno liturgico, sarà l’anno della mia conversione? O ancora una volta continuerò a camminare, ad affannarmi, a ubriacarmi di tante cose per non sentire il vuoto esistenziale che ho dentro?
Il Signore ci aspetta cari amici. L’Avvento non può essere un periodo come un altro. Dev’essere un periodo di preparazione, di bene, di preghiera perché Dio che si è rivelato nella grotta vuol venire anche nel nostro cuore e abitare nella nostra vita.
Adesso, in questa domenica in cui abbiamo parlato dell’importanza della parola di Dio, vogliamo dare ai bambini della prima Comunione il Vangelo.
Venite bambini, uno per uno…
Distribuisce i vangeli chiamando per nome
Bene, in questa prima domenica di Avvento abbiamo anche un altro evento: ci sono due bambini della nostra comunità che si vogliono mettere a servizio di questa grande famiglia che è la Chiesa.
Segue la cerimonia e un canto corale. Conclude.
Salite sul presbiterio e iniziate fin da ora il compito che Dio vi ha affidato.
2 dicembre 2018 Prima Domenica di Avvento
Omelia di Don Stefano Cascio
Trascrizione di Maddalena Kemeny