L’essenza del cristianesimo è la contemplazione del volto del crocifisso scriveva il cardinal Martini. E oggi, dopo aver acclamato Gesù nelle strade del nostro quartiere, lo vediamo condannato dalla folla. La liturgia cattolica di questo giorno è molto particolare: fuori lo acclamiamo, dentro lo condanniamo. E proprio così è
successo e così è il nostro cuore, diviso.
E’ abbastanza incredibile che per il cristiano si debba contemplare il volto di Gesù crocifisso, perché i credenti in generale nel mondo e nel tempo si rivolgo a Dio nella sofferenza; noi cristiani andiamo da Dio nella sua sofferenza. Come Giovanni, il discepolo amato, siamo chiamati a essere sotto la croce.
Bonhoeffer scriveva: Dio non salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza; non protegge dalla morte, me nella morte; non libera dalla croce, ma nella croce.
Perché? Perché Cristo è morto sulla croce?
Non è Dio Padre il mandante di questo omicidio. Non è Dio che ha preteso la morte dell’innocente. Non ha voluto il sangue per placare la giustizia, come gli Aztechi in Messico. Non è Dio il mandante di questo omicidio! E’ l’uomo! E’ quel cuore doppio come l’abbiamo espresso con questa liturgia. La giustizia di Dio non è dare a ciascuno il suo, ma dare a ciascuno se stesso. La sua vita. Gesù come un agnello va alla morte, senza rispondere con la violenza alla violenza. Ama fino alla fine.
Allora noi siamo chiamati a camminare su questa via. Su questa via in cui tanti martiri ancora oggi, un cristiano su sette, segue la via di Gesù. Siamo chiamati su questa via, a dare la vita per l’altro. Solo così si ama realmente: dare se stesso all’ altro. Amen
15 aprile 2019 Domenica delle Palme
Omelia di Don Stefano Cascio
Trascrizione di Maddalena Kemeny