Vivo per lui
“Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, la sorella e anche la propria vita, non può essere mio discepolo”.
Bene! Possiamo dire che iniziamo bene l’anno con questo Vangelo. E vedo già alcune signore sorridenti che dicono: eh, sì, noi viviamo il Vangelo: abbiamo odiato per tanti anni la nostra suocera. E quindi andiamo bene…
Non credo che il Signore ci chieda esattamente questo. Se voi leggete bene il Vangelo, non dice di non amare più la madre, il padre, anche la suocera!, i figli ecc. Non dice questo. Ma chiede un amore ancora più grande per il Signore. Chiede un di più.
Quando Gesù ci parla, non ci chiede di rinunciare ai nostri affetti, perché lo sa: sono le cose più grandi e più care che abbiamo sulla terra. Ma chiede un di più. Ed è lì che noi ci dobbiamo fare delle domande. Quanto realmente siamo cristiani? Quanto realmente il Signore è il senso della mia vita? Quanto realmente posso abbandonare tutto per seguirlo? Abbandonare tutto nel senso che mi posso liberare di quello che è un peso per me nella mia vita.
“Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”, dice l’ultima frase del Vangelo di oggi. Forse di averi non tutti ne hanno tanti, ma non si tratta proprio dell’avere in senso stretto, ma è tutto quello che non mi permette di volare nella mia vita. Tutto quello che non mi permette di andare a quelle altezze cui il Signore mi chiama.
Allora, all’inizio dell’anno, dopo le vacanze dell’estate, torniamo a una cosa che è essenziale, cioè: chi è lui per me?
Quando lui dice: “Prendete la mia croce e seguitemi”, noi spesso abbiamo assimilato la croce alla sofferenza. Ma non è così. La croce è quel di più. E’ l’amore dato. Che cos’è la croce? Non è che noi siamo lì con una croce e diciamo: com’è bella la sofferenza, non è questo. La croce è: il Signore ha dato la vita per me. Quanto posso spendere io? Per chi sto dando la via? Il Signore ti sta chiedendo questo quando ti dice: prendi la tua croce e seguimi. Ogni goccia di sangue che lui ha dato sulla croce è la sua vita che viene data per ciascuno di noi. Per chi io posso dare la vita? La posso dare per il Signore. Vivo per lui!
Perché dare la vita non significa morire fisicamente. Significa morire a se stessi, questo sì. Allora io posso? Sto morendo a me stesso? O mi metto sempre al centro di tutto? Il problema di Adamo ed Eva dall’inizio è questo. Noi non riusciamo a metterci da parte.
E’ quello che ci dice la prima lettura, se l’avete sentita bene. Chi è che ci fa capire qual è la volontà di Dio? Non noi stessi che siamo poca cosa, ci dice la Bibbia. E invece noi riusciamo sempre a metterci al centro.
Il problema con gli altri, nelle relazioni con gli altri qual è? E’ l’orgoglio! Tante volte è l’orgoglio! L’orgoglio dell’altro e l’orgoglio mio. Questo mi impedisce di volare.
Dunque all’inizio di quest’anno, il Signore ci chiede: per chi vuoi spendere la vita?
Vi lascio con questo interrogativo. Il cammino non è facile. Non sto dicendo che da domani tac! Però dobbiamo lottare dentro di noi per poter lasciare spazio a questo silenzio. Ma dentro, non solo come una norma, un regolamento: è un innamoramento. Cioè, quando sono innamorato, vivo per l’altro. Ora io, se sono innamorato di Cristo, devo vivere per lui.
Questa potrebbe essere la nostra prima riflessione all’inizio di quest’anno. Quanto devo lasciare ancora di peso per poterlo seguire? Quali sono i punti su cui devo ancora camminare? Quanto devo ancora aprire il cuore alla sia presenza? Chiediamo al Signore di accompagnarci quest’anno ancora una volta con il suo amore. Amen