3 novembre 2019 XXXI domenica del tempo ordinario

Oggi devo fermarmi a casa tua

Gesù sta camminando in questo paesino che si chiama Gerico. La folla gà conosce Gesù, la gente ha sentito parlare di lui e tutti vengono per cercare di vederlo. C’è quindi tanta folla. E c’è quest’uomo che si chiama Zaccheo. Piccolo di statura, ci dice la Scrittura, piccolo e ricco. Non riesce a vedere: essendo basso, non può vedere niente. Allora ha un’idea: sale su un albero, un sicomoro.

Sale sull’albero perché vuole vedere chi è questo Gesù. E lì succede una cosa particolare: Gesù alza lo sguardo e gli dice: “Scendi subito! oggi devo venire a casa tua”. Proprio come fa questo parroco, quando si invita a casa vostra. E lui scende subito, dice la Scrittura, è felice in questo momento.

Ora voi dovete capire che lui era un pubblicano: gli ebrei non potevano entrare nella sua casa. Gli ebrei del tempo erano molto attenti alle regole e non volevano contaminarsi con alcune persone, perché un pubblicano come lui era considerato impuro, quindi era meglio mettersi lontani. Perché era un impuro? Per diversi motivi. Uno: lavorava per i romani; e andava a prendere le imposte, le tasse; e siccome non era pagato, recuperava anche qualcosa in più. Per esempio: su cento, i romani ne prendevano venti, ma lui ne prendeva altri venti per per metterseli in tasca. In tal modo da venti diventavano quaranta. Per questo i pubblicani erano odiati da tutti, erano proprio messi da parte. E Zaccheo però si arricchiva.

Perché ci viene raccontata questa storia? Che cosa tutto questo ci fa capire della nostra vita?

Anzitutto ci dice che Gesù passa nella vita di ciascuno di noi, in maniera molto diversa per ciascuno: sicuramente attraverso il sacramento del matrimonio, così come è passato anche nell’amore dei vostri figli. Gesù’è passato nella nostra vita, ma noi tante volte non ce ne rendiamo conto. Tante volte non stiamo attenti al passaggio di Gesù nella nostra vita.

Zaccheo ha una cosa positiva: che lui vuole vedere Gesù.  E fa di tutto per vederlo, cambia prospettiva, sale su un albero per poterlo vedere. Tante volte non lo vediamo perché è il nostro modo di vedere che non ci permette di vedere Gesù. Abbiamo il cuore chiuso. Non ci rendiamo conto della sua presenza.

Allora la prima cosa che Zaccheo ci invita a fare è cambiare prospettiva, andare alla sua ricerca. E non sei tu poi che chiami Gesù, è lui stesso che ti chiama: come succede qui che, passando, alza lo sguardo e chiama Zaccheo. E dove va? Nella sua casa.

La casa è importante. La casa è il luogo dove ami. E’ il luogo dove tolgo spesso la mia maschera sociale. E’ il luogo dove sono più vero. E’ anche il luogo dove certe volte sono anche più pesante, perché mi lascio andare. E’ proprio nella casa, per esempio, che abbiamo chiesto al Gruppo famiglie di riflettere. A poco a poco loro vedranno tanti luoghi e rifletteranno sulla presenza di Gesù. E proprio perché è la casa che Gesù vuole abitare; vuole entrare nella vita di tutti i giorni, la nostra vita semplice.

Noi pensiamo che Gesù lo incontriamo solo in luoghi speciali: vado a un ritiro, faccio… Ma Gesù vuole entrare nella quotidianità, nei gesti semplici, nei rapporti semplici della nostra vita, là dove  vivo le cose più profonde, alla fine, perché sono le più vere.

Pensate a questa coppia di sposi, a questo uono e questa donna per quarant’anni insieme. Quarant’anni! E’ tutta lamia vita. Ogni istante di questa vita per quarant’anni l’hanno vissuto l’uno accanto all’altra, certe volte allontanandosi, altre volte ritrovandosi. E questo gioco della coppia noi lo giochiamo anche con Cristo, facciamo la stessa cosa con lui. Voi sapete che il matrimonio cristiano è immagine di questo amore che Cristo ha per la Chiesa. Quindi per ciascuno di noi. E noi facciamo la stessa cosa, giochiamo certe volte ad allontanarci e avvicinarci.

Ma come succede, cosa succede perché la salvezza entri? Aprendogli le nostre ferite. Cosa fa Zaccheo? Riconosce i suoi errori. “Se  ho rubato, rimborso quattro volte. Do la metà dei miei averi ai poveri”. Lui sapeva di essere egoista, sapeva di aver rubato e cosa fa? Apre il suo cuore alla presenza di Cristo. La salvezza entra quando ci rendiamo conto di aver sbagliamo; quando facciamo vedere le nostre debolezze, quando facciamo vedere le nostre ferite. Solo in quel  momento Gesù entra.

Gesù non vuole dei superuomini. Gesù non cerca delle persone che non sbagliano mai. Gesù chiede solamente che nella tua debolezza, nelle tue ferite, nei tuoi dolori, nei tuoi problemi, tu faccia entrare lui. E solo così entra la salvezza. Gesù lo dice proprio alla fine, avete sentito: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza. Perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a salvare ciò che era perduto”.

Nessuno di noi è messo da parte, nessuno. Tutti dobbiamo riconoscere, come abbiamo detto alla festa di Ognissanti, di essere figli. E il figlio è proprio quello che sa lasciarsi andare quando ci sono i suoi genitori: quando ha bisogno di un abbraccio, quando ha bisogno di piangere, sa dove andare.

Allora è bello, oggi, in questa vicenda di Zaccheo, pensare alla nostra vita, alle tante volte che non abbiamo pensato di trovarlo, non abbiamo cambiato prospettiva, non abbiamo  aperto le nostre ferite alla sua presenza.

Così è bello oggi, domenica, che questa coppia di nostri amici sia venuta a festeggiare i suoi quarant’anni di matrimonio. Ripercorrendo tutti questi’anni, troverete ferite, troverete grandi gioie, troverete momenti in cui Gesù è passato.

 

E allora oggi, insieme ai vostri figli e a tutta la nostra comunità, volete rinnovare di fronte a Dio le promesse che vi siete scambiati nel giorno delle vostre nozze.

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