13 novembre 2019 XXXIII domenica del tempo ordinario

Quale Dio ?

Ci avviciniamo alla fine del tempi liturgico. Domenica prossima è la festa di Cristo re. La festa di Cristo re è la festa dell’ultimo giorno del tempo liturgico. E quando ci avviciniamo alla fine del tempo liturgico, ci avviciniamo anche, in un certo senso, alla fine del mondo.

Il Vangelo di oggi ci parla di cose brutte e di cose belle, ma ci mostra anche che, davanti a cose molto brutte, la risposta del cristiano, del credente, è tranquilla, non è agitata.

Allora cerchiamo di capire oggi che cosa tutto questo significa e cosa dice alla nostra vita. Oggi abbiamo due Battesimi; ed è importante e bello avere proprio queste letture perché definiscono il senso della nostra vita e quindi il senso che questi genitori vogliono dare alla vita di questi bambini. E attraverso questo Battesimo riscopriamo, come sempre per noi, il senso dell’essere cristiani.

Ci sono momenti della nostra vita in cui vediamo le cose che stiamo vivendo in maniera molto negativa. Ma se io, per esempio, in quel momento sono innamorato, quelle stesse situazioni non le vedo nella stessa maniera, le vivo molto meglio. Il cristiano vive così, come un innamorato. Davanti a certe situazioni, il mio modo di viverle cambia a seconda di come sono in quel mo.ento. Se sono innamorato, vedo tutto rose e fiori e quindi tutto è positivo, se invece sono già in difficoltà, vedo tutto nero e quella nuova difficoltà mi butta ancora più giù. Il cristoano, davanti a questo, davanti al mondo, come vive? Vive con la sicurezza che Cristo sta accanto a lui.

Il problema qual è? È che molti di noi non credono che Cristo ci stia accanto. Molti di noi non sono innamorati di lui. In molti diciamo di credere in Cristo, ma in realtà lo abbiamo messo da parte. E poiché nella nostra vita di un Dio ne abbiamo bisogno, allora scegliamo qualcosa d’altro.

C’è chi vorrebbe essere sempre giovane, si fa tirare la pelle, fa tutto il possibile per restare giovane; ma gli anni passano, passano gli anni e quel dio gioventù a un certo momento non c’è più. E non sa più come vivere, insiste a cercare altri modi per tirare questa pelle, dedicandosi tutto al dio gioventù.

C’è chi pensa di basare tutta la sua vita sulle cose materiali, allora accumula i soldi, accumula le proprietà, accumula tutto ma, anche lì, basta poco per perdere tutto. E il suo mondo crolla.

C’è chi crede che divertirsi permetta di scordarsi della serietà di questa vita e pensa che il divetirsi in continuazione gli permetta di trovare quello che in fondo cerca, cioè la felicità. Ma gira e rigira, alla fine, se non costruisci niente, cosa ti rimane? La solitudine.

La lista di questi dei che ci siamo creati potrebbe essere lunga, pensando che costruire la vita su di essi ci avrebbe permesso di vivere a lungo felici. Invece, come dice il Signore nel Vangelo di oggi a chi guarda le belle pietre del tempio: “verranno giorni cui queste pietre non resterà nulla“. Di questa vita che costruiamo in maniera superficiale, non resterà nulla, nulla!

Allora è bello vedere il Battesimo. Perché il Battesimo è il momento in cui io scelgo di far entrare quel bambino nella vita di Cristo. Però non mi devo dimenticare il senso di quello che sto facendo, perché se no, è solo tradizione, così come può essere solo tradizione venire a messa la domenica, tanto poi, quando sono fuori e non ci vado, fa lo stesso.

Che cosa abita il nostro cuore? È questa la domanda che ci dobbiamo fare oggi. Noi battezzeremo questi bambini in Cristo, li vogliamo far entrare nella vita di Cristo. Ma che significa per ciascuno di noi vivere in Cristo? Tutto quello che facciamo, i gesti, le parole hanno un senso o sono solo un bel decoro che mettiamo nella nostra vita? Ogni volta che battezziamo un bambino, dovremmo riflettere sulla nostra vocazione, sulla nostra chiamata.

La settimana prossima, sabato pomeriggio, gli operatori pastorali si raduneranno proprio per questo, per riflettere sulla loro vocazione: perché sono qui? Perché faccio questo servizio? Sono catechista o sono scout o altro per quale motivo se non per Cristo? E io credo che avremo delle sorprese tra di noi. Molti si renderanno conto che non sono qui realmente per lui. Ed è quello che fa male.

Avete visto che alla fine del Vangelo si parla delle persecuzioni. Sappiamo quanti cristiani vengono perseguitati nel mondo? Trecento milioni. Trecento milioni! Ho visto che cosa significa in Iraq, in Pakistan, in Siria. Ho visto con i miei occhi il coraggio di questi cristiani. E perché sono coraggiosi? Gente che ha vissuto come noi. E allora perché sono più coraggiosi di noi? Perché loro ce l’hanno nel cuore Cristo. Perché per loro è la verità, è la loro vita: non possono negare quello che sono, Cristo rappresenta la loro vita! Per molti di noi Cristo è una cosa a parte. Loro non danno la vita perché sono ideologicamente sicuri, no, è qualcosa di più profondo, che tocca il cuore, perché è parte di loro, è parte della verità che sono. È per questo che diventano martiri, cioè testimoni della fede. Non perché vogliono perdere la vita. Nessuno di loro vuole dare la vita! Loro avrebbero voluto vivere con la propria famiglia, tranquillamente. Ma a un certo momento viene negata loro la verità, quello che sono nel più profondo e che quindi questo non lo potevano rinnegare.

La loro testimonianza ci fa riflettere: chi siamo noi? Cosa abbiamo nel cuore? Chi è il nostro Dio?

Cosa vogliamo dare a questi bambini? Li accompagneremo in questa vita ad amare Cristo, a conoscerlo, a essere dentro. Per scoprire Cristo ci vuole una vita intera, tutta la vita! Ma più che scoprirlo è viverlo.

Sapete che il cristianesimo non è una religione.
Sbagliamo se pensiamo questo. La religione è qualcosa di costruito, che in qualche modo scelgo. Il cristianesimo non è una religione, è un fatto! Il fatto che Dio si è incarnato, è morto e risorto. È un fatto, che mi tocca. È un fatto che duemila anni fa è successo! E se a questo non credo, va bene, ma non ci devono essere equivoci: perché questo fatto, se è vero, riguarda più di ogni altro la mia vita, non può non toccare la mia vita. Non è una ideologia, non è una credenza: è una verità per la mia vita. È un incontro! Ma lo è realmente per me o no?

Cosa chiedo per questi bambini? Cosa voglio per la mia vita? Qual è il mio mondo, il mio Dio? Oggi siamo davanti a tutte queste domande.

Domenica prossima festeggeremo Cristo re. Ma come lo festeggeremo? È veramente il re della mia vita? Ecco, la Chiesa oggi ci fa tutte queste domande.
Ci chiede questa settimana di riflettere, per arrivare alla festa di Cristo re dando una risposta: o sì o no. Cristo regna nella mia vita sì o no? È lui il mio re? Amen

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