15 novembre 2020 XXXIII domenica del tempo ordinario

Talento d’amore

Ecco, anche oggi il Vangelo ci presenta una parabola, cioè una storia che, raccontata da Gesù, parla di noi. Quando Gesù racconta una storia vuole parlare di ciascuno di noi.

Oggi è la storia di questo padrone molto ricco. Dico molto ricco perché affida ai servi dei talenti: che non sono i talenti nel senso di doni che noi abbiamo. I talenti erano una moneta molto elevata. Si dice che un talento corrispondesse a trentatré chili di oro, più di vent’anni di lavoro per un operaio. Quindi era una somma enorme che veniva data a questi servi!

E di questi preziosi talenti, a uno ne dà cinque, a un altro ne dà due, a un altro ne dà uno solo, secondo – dice la Scrittura – le loro capacità. Il primo li fa fruttificare, ricavandone il doppio: dieci. Il secondo pure li fa fruttificare e anche lui ne ricava il doppio: quattro. L’ultimo, per paura, quell’unico talento lo nasconde nel terreno.

Perché Gesù  ci racconta questa storia? Perché, ricordatevi bene che Gesù è venuto a parlarci di Dio, a spiegarci chi è Dio. E cosa vediamo nel comportamento di questi tre servi? Vediamo che uno di loro fa arrabbiare il padrone: è quello che ha una visione negativa del suo padrone, non ha fiducia in lui. Gli dice: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura! E sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra. Ecco ciò che è tuo!”.

Qual è il problema di questo servo? È che ha una visione non giusta del suo padrone! Ed è guidato dalle sue paure. La paura la conosciamo bene, la stiamo vivendo in questo periodo di pandemia. Molta gente ha paura! E la paura guida le tue decisioni, quindi tu non sei più una persona libera, perché tu fai le cose non perché pensi che queste siano le cose giuste da fare, ma le fai per paura!  Non so se capite bene: il Signore è venuto a liberarci! Questo non significa che non dobbiamo essere prudenti! Attenti alla differenza fra prudenza e paura: sono due cose diverse.

Allora, questo tempo di pandemia ci ricorda che siamo chiamati a essere uomini e donne liberi. Dobbiamo saper andare al di là delle nostre paure!

Ma torniamo alla nostra storia. Questo servo, quindi, ha una brutta immagine di questo padrone.  Un po’ come alcuni cristiani non hanno la visione giusta di Dio: un Dio padrone, un Dio che obbliga, un Dio delle regole; e quindi, se io vivo la mia fede, la vivo rispettando tutte le regole… Non sto dicendo che non le dobbiamo rispettare. Ma, se io seguo quello che Cristo mi ha insegnato, non lo seguo perché ho paura dell’inferno. Lo seguo perché considero quello che lui dice o che lui fa come giusto per la mia vita! Lo seguo perché l’ho incontrato! Lo seguo perché penso nel più profondo di me stesso che lui è via, verità e vita! Questo è il cristiano. Non è quello che segue le regole come i farisei, perché pensa che sia la regola che lo salverà! Non è la regola che salva, è l’amore di Dio che lo salva. Ecco allora il senso di questa Storia: se voi togliete “padrone” e mettete Dio, se voi togliete “i talenti“ e mettete l’amore di Dio, vi rendete conto che il Signore ha dato tante grazie e tanto amore a ciascuno di voi! A ciascuno di noi! E cosa ne abbiamo fatto di questo amore? Abbiamo saputo farlo fruttificare nelle nostre relazioni con Dio e con gli altri? O invece abbiamo fatto come l’ultimo servo, che ha messo tutto sotto terra e basta?  Cosa abbiam fatto dell’amore di Dio per il mondo? Ecco la domanda che il Signore ci pone. Siamo cristiani mediocri? Tante volte sì.
Il Vangelo di oggi cerca di risvegliare. Cerca di farci capire che tante volte siamo mediocri. Noi pensiamo di fare la carità perché diamo un pacco di pasta o perché diamo la monetina, ma non prendiamo su di noi la sofferenza dell’altro.

Sto facendo un’esperienza bellissima. Ogni giorno vado ad aiutare a pulire le piaghe di una signora.  E vi dicevo: ma è questo che noi dovremmo fare per ogni persona che viene a bussare alla nostra porta, a chiedere aiuto. In parrocchia noi dovremmo prenderci a cuore ogni persona che bussa! È impossibile? Non lo so. Ma dovremmo provare, uno a uno, ad aiutarli così, fino in fondo. Perché è così facile chiudere la porta di casa la sera e dormire tranquillamente nel proprio letto. Ma questo ci chiede il Signore a ciascuno di noi: cosa avete fatto? , dice Cristo. Oggi è la giornata dei poveri, proprio per questo motivo.
Il Vangelo ce ne dà il senso. L’amore che abbiamo ricevuto, come ce lo stiamo giocando?

Allora, chiediamo ancora una volta oggi al Signore di aprirci il cuore, la mente, gli occhi per vedere i bisogni che abbiamo attorno a noi, per capire il dono che il Signore ci ha fatto, il dono d’amore che ciascuno di noi deve vivere. Amen

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