Ciascuno di noi ha dentro di sé il cielo
Di nuovo ci ritroviamo davanti al prologo di san Giovanni. Lo stesso che avevamo letto il giorno di Natale. E, come sapete, per capire la chiave di lettura, per trovare l’angolo da cui poter parlare del Vangelo, guardiamo la prima lettura. Oggi è dal libro del Siracide, dove si parla della Sapienza. Una Sapienza che si trova in mezzo a una moltitudine, in una assemblea. E viene detta alla Sapienza da Dio questa frase: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti”.
La Sapienza è Gesù Cristo. È lui il Verbo che si fa carne in mezzo a noi. È Dio che si fa presente nella nostra umanità.
C’è una cosa strana in questa Sapienza divina. La sapienza umana vuole sempre elevarsi, dobbiamo sempre essere più grandi, più belli, cerchiamo sempre di elevarci, in un certo modo, in questa società. Dio invece si abbassa, scende. Viene qui, non su un trono, come potevamo aspettarlo, ma in una mangiatoia. Non in una famiglia ricca, ma in una famiglia semplice. E tutta la vita di Cristo sarà così, fino alla morte, non una morte normale, ma una morte in croce.
Dio sceglie di mostrarci che la vera grandezza non è quella che spesso noi immaginiamo. Il Signore ci fa capire che tante maschere che noi ci mettiamo non servono per la nostra felicità. È Cristo, in questi giorni lo ripetiamo, è Cristo la vera felicità dell’uomo. È Cristo la risposta a quello che cerchiamo. È Cristo l’umanità vera che noi desideriamo e che dobbiamo voler costruire. È Cristo l’esempio che noi vogliamo seguire.
La mia generazione ha avuto la fortuna di vivere il giubileo del 2000. Era il periodo prefetto per la mia generazione, perché era quello in cui ci aprivamo alla vita. C’è stato questo testo meraviglioso di Giovanni Paolo II nel corso di un incontro – lo diceva ai giovani, ma lo diceva a ciascuno di noi e possiamo continuare a leggere questo testo anche oggi:
“In realtà è Gesù che cercate quando sognate la felicità. È lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovare; è lui la bellezza che tanto vi attrae; è lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; e lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita”.
Cari amici, noi siamo chiamati, e l’abbiamo scritto anche in una mia lettera al quartiere, a metter più vita nei nostri anni. Ma più vita è lui che ce la da. È questa la vita, allora, quella che Cristo ci ha dimostrato, di cui ci ha parlato, la vita che lui ci ha fatto assaporare. Se noi siamo qua oggi, è perché grazie a lui siamo figli di Dio. Non c’è più separazione tra cielo e terra. Ciascuno di noi ha dentro di sé il cielo. Siamo tutti figli di Dio. Ed è questo che ci dobbiamo ricordare. È in lui che diventiamo figli di Dio. In lui. Ed è questa figliolanza, è questa chiamata forte che dobbiamo assolutamente sentire nel nostro cuore. Noi non siamo qui solo per fare cose buone, a noi non ci interessa la morale: quello che a noi interessa è essere abitati da lui, da Cristo che vuole abitare in noi.
Nella sua omelia di Natale papa Francesco dice ”Dio viene nel mondo come Figlio, per renderci figli di Dio”. “Oggi Dio ci meraviglia. Dice a ciascuno di noi: tu sei una meraviglia”. Cioè: tu non sei inadeguato, non sei sbagliato: tu sei amato dal Figlio di Dio. “Siamo figli amati”.
Ricordati della tua dignità. Ricordati della tua liberta. Amala. E vivila. Amen