In cammino
“Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i materi della salvezza. Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 4 aprile.
In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.
Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:
- Le Ceneri, inizio della Quaresima,i il 17 febbraio.
- L’Ascensione del Signore, il 16 maggio.
- La Pentecoste, il 23 maggio.
- La prima domenica di Avvento, il 28 novembre.
Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli apostoli, dei santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore.
A Cristo che è, che era e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne neo secoli dei secoli. Amen
Dunque ci ritroviamo qui, a celebrare questa grande festa, che veniva festeggiata già prima del Natale, nella storia della Chiesa. Ed è il momento in cui, in un certo senso, Crosto viene rivelato al mondo intero.
E ci ritroviamo di nuovo davanti alla scena della Natività, ma questa volta siamo accompagnaci davanti a questo momento, a questo luogo, attraverso il cammino dei Magi.
Abbiamo avuto prima la testimonianza dei pastori, uomini sicuramente di poca cultura, uomini che erano considerati impuri, quindi messi da parte. Questa volta abbiamo i Magi, uomini di scienza: come per dire che la fede tocca le persone più umili come quelli di alto livello intellettuale.
Questi Magi sono interessanti per noi e per il nostro cammino: sono uomini che alzano lo sguardo, che cercano, che si fanno domande. E già questa è la prima cosa importante per noi. Noi non dobbiamo essere persone che strisciano a terra. L’unico essere che striscia a terra, lo sapete, è il serpente. Noi dobbiamo essere persone che alzano lo sguardo, che si fanno domande, che cercano. I Magi fanno così. E vedono spuntare una stella. Anche noi dobbiamo essere alla ricerca della vera bellezza, di qualcosa che svegli noi, svegli il nostro cuore e ci faccia mettere in cammino, alla ricerca. I Magi fanno così, lasciano le loro sicurezze, il loro piccolo mondo, per andare verso qualcosa che non sanno dove li porterà. Sappiamo che per noi questo è molto difficile. Molte volte facciamo fatica a lasciare il piccolo mondo delle nostre sicurezze. Ma se vogliamo incontrare veramente Gesù, dobbiamo iniziare questo cammino.
I Magi si mettono in cammino, lasciano il loro mondo. E a un certo momento però, nella loro ricerca, perdono la possibilità di trovare il Messia: non vedono più la stella, si fermano e chiedono alla persona sbagliata: Erode.
Erode riunisce sacerdoti e scribi che guardano la Scrittura; e trovano il luogo dove doveva nascere il Messia: Betlemme. Perché Anche noi, razionalmente, possiamo avere un’apertura a Dio: basta contemplare il mondo, la creazione che il Signore ci ha dato; già questa è una bella rivelazione. Ma non basta. Per arrivare fino in fondo, per arrivare a Dio, abbiamo bisogno della rivelazione della Scrittura. I sacerdoti, quindi, dicono il luogo.
Erode, sentendo questa presenza sella stella, si fa raccontare tutto. Ma sia lui, sia i sacerdoti, invece di mettersi in cammino, rimangono fermi a Gerusalemme; e mandano i Magi a vedere. Erode ha paura. Erode ha paura per il suo potere, per il suo trono. Ha paura che venga toccata la sua sicurezza, che è appunto il suo trono, che è il suo potere. Anche i sacerdoti non si muovono. Dicono dove sta il Messia, vanno a cercare nella Scrittura, trovano il punto, ma non si muovono. Ciascuno rimane nelle sue certezze. Il tempio è così tanto istituzionalizzato, che è da chiddersi se c’è ancora la fede. È una fede in cui non mi faccio nessuna domanda. Rispondo; ma è una fede che non tocca il mio cuore, non tocca la mia vita! È una fede solo delle risposte, non delle domande.
I Magi vanno. E trovano il Messia. E capiscono, attraverso un sogno, che non devono tornare da Erode. Ma soprattutto, dice il Vangelo, “per un’altra strada fecero ritornano al loro paese“.
Anche noi, se abbiamo incontrato il Signore, non possiamo tornare alla vita di tutti i giorni come se niente fosse. Il Signore ci mette in cammino. Il Signore cambia la nostra vita.
E allora, quello che dovrebbe essere la parrocchia, dovrebbe essere un luogo che ti accompagna nel tuo cammino, non un luogo dove mi fermo; ma un luogo dove vengo accompagnato nel mio cammino di fede. Anche l’omelia della domenica dovrebbe essere per me un tornare a casa e mettermi a riflettere sulla mia vira. Ma io, sono in cammino? O me ne sto bene, qua, nelle quattro mura della chiesa o nella mia piccola vita di tutti i giorni e non mi faccio mai domande? Questo Gesù, io lo ho realmente incontrato o soltanto ho imparato a memoria le cose che mi venivano dette al catechismo?
La vita cristiana è una vita in cammino. Un cammino che non si fa da soli. I Magi erano in tre e hanno bisogno anche loro della Scrittura per arrivare fino in fondo. Ed è così
per noi. La Chiesa ci accompagna in questo cammino: ma è un cammino! Un cristiano che si ferma non è più un cristiano.
È un cammino la nostra vita. Ed è bello, all’inizio dell’anno, celebrare l’Epifania, avere davanti agli occhi il cammino dei Magi, che diventa il cammino nostro, il cammino dei cristiani.
Allora apriamo il nostro cuore, alziamo lo sguardo. Facciamoci toccare dalla bellezza, per poi andare alla vera bellezza, che è Cristo Signore, che rivela a tutti il senso della vita. Amen