1° aprile 2021 Giovedì santo, cena del Signore

Amore e servizio

Eccoci finalmente nel cuore dell’anno liturgico: nel triduo pasquale. Stiamo seguendo passo dopo passo gli ultimi momenti di Gesù, vivendoli insieme a lui; sperando che nella notte di Pasqua si apra anche il nostro cuore a questo grande annuncio della Resurrezione  del Signore.

Oggi ricordiamo l’ultima cena di Gesù.  La prima lettura, dal libro dell’Esodo, ci parla un po’ del quadro generale, proprio per farci capire il contesto di quando viene celebrata quest’ultima cena di Gesù. Viene celebrata perché  c’è  una ricorrenza importante, quella della Pasqua degli Ebrei. La prima lettura ci ricorda appunto di questa Pasqua, che è  un momento decisivo per gli Ebrei, perché  erano schiavi in Egitto; e Dio, vedendo la sofferenza del suo popolo, li libera. E ci ricorda come, per liberarli, Dio chiede loro di prendere un agnello, il cui sangue dovranno mettere sullo stipite delle loro porte. Così, passando oltre, il Signore salvava gli Ebrei dal flagello di sterminio con cui colpiva gli Egiziani. Passare oltre. Voi sapete come si traduce passare oltre: pasqua, passaggio. Pasqua è  passare oltre.

Questa è  la cornice in cui sta per succedere questa cena. Gesù  chiede ai suoi discepoli di

preparare la Pasqua per lui, con tutti i dettagli: gli dice dove cercare la sala, come predisporre la cena, tutto quello che avrebbero trovato per poter preparare tutto.

Gesù  sa che sarà  processato, che sarà condannato, che sarà maltrattato, che sarà  giustiziato. Gesù sa, e anticipa questi eventi durante quella cena. San Paolo ce lo racconta con la seconda lettura, quando Gesù  dice: “Fate questo in memoria di me”. Prende il pane e dice: “Questo è  il mio corpo”, prende il calice e dice: Questo è  il mio sangue”.  Sta raccontando quello che sta per succedere, perché  sta per dare la vita! E allora, bambini, la messa, quella che celebriamo oggi, e quella di domenica scorsa e la domenica prima, ricorda questo momento in cui Gesù, nell’ultima cena, chiede di fare questo in memoria di lui.

La cosa incredibile di Gesù, è  che questi eventi, che sono eventi terribili, che sono eventi dolorosi, li sta trasformando in dono, in dono d’amore. E questo è  il primo insegnamento che noi dobbiamo tenere dentro: ogni momento difficile della nostra vita, se vissuto bene, se  vissuto con il Signore, ci porta a un dono d’amore. Se noi seguiamo la via che Cristo  ci ha insegnato, ogni momento difficile può  diventare per noi dono d’amore, dono di noi stessi. Questo è  il primo insegnamento. Questi eventi crudeli diventano per Gesù la fondazione di una alleanza con noi. Lui sta dando tutto se stesso per noi, in quel momento! È un dono d’amore.

Ma di questo, nel Vangelo di oggi, non se ne parla. Giovanni invece ci parla di un altro fatto che avviene in quella cena: la lavanda dei piedi; che non viene fatta all’inizio, come normalmente si faceva nelle case, ma in mezzo a quella cena, proprio per dirci quanto Gesù  considera questo gesto importante.

La lavanda  dei piedi, una cosa che facevano gli schiavi, la sta facendo Gesù!  E Pietro è  indignato! E infatti, indignato, dice: “Tu sei mio maestro e lavi i piedi a me?!”. E non vuole, non vuole essere lavato! Questo succede anche a noi, questo è  il nostro brutto orgoglio! Tutte le volte che facciamo fatica a far entrare nel nostro lato oscuro, nel nostro cuore il Signore, tutte le volte che non ci apriamo alla sua misericordia: è il nostro cuore che, come Pietro, rifiuta di essere lavato dalla sua misericordia.  Ma Gesù  dice: ”Io non sono venuto per essere servito, ma per servire”. E ci insegna qualcosa, la insegna ai suoi discepoli e quindi a ciascuno di noi: tutta la nostra  vita cristiana deve essere un servizio.

Questo è  un po’  il senso anche di tutto quello che stiamo vivendo in questi giorni. Dono e servizio. Quello che stiamo vivendo adesso, Gesù  poi, domani, il venerdì santo, lo vivrà  concretamente.

Dono e servizio: questa, cari amici, è  la nostra vocazione, cioè  la nostra  chiamata: al dono e al servizio. È  tutto il senso del mistero pasquale. La sua passione è  un servizio, che spinge fino all’estremo, fino a donarsi completamente, donando il suo cuore. Gesù  nell’Eucaristia si fa cibo! E i bambini lo sanno, quelli che preparano la Prima Comunione lo sanno. Un giorno, tra poche  settimane, penso a maggio, riceverete la Prima Comunione  e sarà  il momento in cui la vostra anima sarà  cibata. Gesù  si fa cibo per il nostro cammino, alimento per la nostra fede e la nostra speranza.

I cristiani allora non sono fatti per essere serviti, ma per servire. Questa è  la nostra vocazione, una vocazione all’amore. Dio ci ha creati per essere comunione, comunione  nel suo amore, per renderci capaci di vivere questo amore.

Ma l’amore  senza servizio che cos’è? Un amore vuoto, un amore a parole, non è  un amore  autentico.  Se lo chiedo ai vostri papà  e alle vostre mamme, se lo chiedo a voi genitori e a voi nonni, se lo chiedo a queste coppie che abbiamo qui: amore e  servizio credo che vadano insieme, perché  se no, non concretizziamo quell’amore. Non basta dire: ti amo, ti amo, se poi non faccio gesti concreti di amore! O sbaglio? Forse  molte coppie vanno in crisi  proprio per questo motivo, perché  al di là delle parole non ci sono i gesti, che non sono solo una carezza, ma è  mettere un po’  di più  di se stessi. È  mettere tutto se stesso. È  dono l’uno all’altro.

Allora è  questo che il Signore oggi ci sta insegnando: che l’amore  senza servizio  è  un amore vuoto. Ma ci dice anche che il servizio senza amore è  schiavitù.  Perché, se le cose le facciamo solo per dovere – ne abbiamo parlato anche in altri momenti –, non ha nessuna valenza, perché  il Signore  ci chiede di vivere l’amore che ci vuole trasmettere. C’è  quindi uno stretto legame tra amore e servizio: è  questo il giovedì  santo, è  questo che, uscendo da questa chiesa, dovrete ricordarvi.  Amore e servizio non solo vanno insieme, ma sono la base della nostra vocazione cristiana. Noi siamo chiamati a questo: all’amore e al servizio. E non solo a viverlo, ma siamo chiamati a spingere il mondo in  questa direzione dell’amore  e del servizio. Quanto ci vorrebbero dei politici che sappiano vivere di amore e servizio! Come cambierebbe il nostro  vivere insieme! E quanto mancano anche i cristiani che sappiano collegare amore e servizio! Lo sappiamo, guardando questa assemblea: quanti si mettono realmente al servizio di questa comunità? Una minoranza! Facciamo fatica a offrire il nostro tempo. “Ah, ma io ho tante cose da fare!”.  Lo sappiamo, tutti abbiamo tante cose da fare… Ma c’è  anche chi sa donarsi totalmente.

Allora preghiamo. Preghiamo perché  questa eucaristia possa risvegliare in noi l’amore  di Dio, che è  stato riversato nei nostri cuori nel momento  del nostro  Battesimo; e possa risvegliare in noi la volontà  di servire come il nostro maestro, come discepoli del Signore. Amore e servizio. Amen

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