Domenica 4 aprile 2021 Pasqua di Risurrezione. Messa del giorno

Respiro di eternità

Ieri notte abbiamo visto che le donne per prime arrivano al sepolcro. E sentiamo oggi quello che succede dopo.

Maria di Magdala era andata di mattina, così  presto, tanto che faceva ancora buio. Vede la romba vuota e va dai discepoli subito a dire quello che è  successo. Ma lei, come i discepoli, non sono ancora pronti alla Resurrezione. E lei dice: “H anno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”.

Anche per noi può  essere così.  Anche per noi  che veniamo qui, facciamo ancora fatica a capire cosa sia la Resurrezione. Anche per molti di noi: non viviamo da risorti! Valerio, che abbiamo qui in mezzo a noi oggi, riceverà il Battesimo. Verrà  nel fonte battesimale sepolto con Cristo e risorto con lui. Muore al peccato per risorgere a vita nuova. E noi? Ci ricordiamo che siamo dei risorti? Ci ricordiamo di questa vita nuova?

Pietro e Giovanni corrono al sepolcro. Giovanni arriva prima e poi si ferma. Lascia Pietro entrare. E poi entra anche lui. Questo discepolo rappresenta ciascuno di noi.  È  il discepolo amato, come siamo amati ciascuno di noi.  Entra. Ed è  il primo a credere: “Vide e credette”. E noi? Quando abbiamo visto la Resurrezione del Signore nella nostra vita? Quando abbiamo iniziato a credere? In ciascuno di noi ci dev’essere un momento. Al di là  del nostro Battesimo, ci deve essere un momento di presa di coscienza che Cristo  è  risorto,  che c’è  una vita diversa, nuova! Che sono chiamato a qualcosa di alto, grande! Che sono amato, al di là  di tutte le mie brutture, di tutte le me sofferenze, di tutti i miei dolori.

San Paolo, nella seconda lettura, ci dice: “Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù,  dove è  Cristo,  seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù,  non a quelle della terra”. Certe volte, quando vedo come abbiam vissuto noi cristiani questo tempo di pandemia, penso che per molti di noi non è  stato così.  Non è  stato così: ci  siamo lasciati prendere dalle nostre paure, dalle nostre piccolezze; e non abbiamo dato la vita. Dare la vita significa viverla con carità,  con quell’amore e quella luce che abbiamo nel fondo del cuore, che è  stata riversata nel nostro cuore al momento del nostro Battesimo. Come abbiamo vissuto questo tempo? Dov’erano i cristiani che si sono dati da fare per aiutare chi soffre? Abbiamo preferito rinchiuderci nelle nostre piccole buche, nel nostro egoismo, per paura di coinvolgerci. Molti di noi hanno chiuso la porta e il cuore a chi aveva bisogno. Vivere da risorti significa vivere pienamente l’amore che il Signore  ha riversato nei nostri  cuori. Henry de Lubac scriveva questo: “L’uomo vale perché  il suo volto è  illuminato da un raggio del volto divino del Risorto, perché  sviluppandosi e agendo nella storia, egli respira già  nell’eternità”. È  questa respiro di eternità che deve abitare il nostro essere e la nostra vita. È  questo che, chi ci vede, deve vedere: un volto illuminato dal cuore e dall’amore di Cristo.

Antoine de Saint-Exupéry, nel romanzo  Cittadella, scrive questa preghiera che vorrei che fosse la conclusione di questo nostro pensiero:

“Appari a me, Signore, perché  è  tutto faticoso quando si perde il gusto di Dio”.

In questo giorno in cui festeggiamo la Resurrezione  del Signore,  possiamo anche ritrovare quatto gusto di Dio che cambia la nostra vita. Amen

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