25 luglio 2021 XVII domenica del Tempo ordinario

Il poco trasformato in sovrabbondanza

Foto di Anna Shvets da Pexels

L’episodio della moltiplicazione dei pani viene ripetuto da tutti gli evangelisti, anche da Giovanni, che tante volte non ripete quello che viene detto dai sinottici, proprio per marcare quanto questo segno è  importante.

Allora vediamo insieme perché questo fatto è importante  per noi, oggi.

Gesù  vede la fame della gente. La gente non chiede niente, ma Gesù  anticipa, vede la loro fame.  Non vede solo la fame di pane, ma  sicuramente vede anche la fame di senso. E già questo è un insegnamento per noi: siamo chiamati anche noi a vedere la fame di senso nel mondo che ci circonda. Il cristiano  è chiamato a dare una risposta a questa fame di senso, a questa fame di verità, di giustizia,  di bontà, necessaria alla vita degli uomini.

Gesù fa una domanda a Filippo: “Dove potremo comprare il pane?”. Dove? Filippo risponde, ma non risponde sulla domanda del dove, risponde invece coma se la domanda fosse sul come. Filippo non capisce la domanda che Gesù fa, come tante volte non la capiamo neanche noi, quando pensiamo di risolvere le cose con le nostre forze. Gesù non ha chiesto come. Ha chiesto dove. E la risposta viene poi da Andrea, che porta un ragazzino, con il suo poco pesce e poco pane.  Ecco che la risposta non era come, ma dove! E il dove siamo noi stessi! Siamo noi stessi la risposta, perché quel dove siamo noi!  Il dove, in questo caso, è  la generosità di quell’adolescente, che porta un po’ di pane e un po’ di pesce, cioè quel poco che aveva per il viaggio; pane d’orzo, che era il pane dei poveri. Di questa povertà Cristo ne fa una ricchezza, ne fa il punto di partenza. Da quella povertà nasce tutto, da quel dono nasce tutto. Quindi il dove, il luogo siamo noi. È  il nostro cuore generoso messo a servizio di Cristo che cambia le cose.

L’insegnamento principale del nostro Vangelo di oggi è che Cristo ha bisogno di noi. Il Dio onnipotente ha bisogno dell’uomo; o piuttosto vuole aver bisogno dell’uomo, per agire. Vuole aver bisogno di ciascuno di noi.  Alcune volte, anzi molto spesso, le nostre comunità, i nostri gruppi sono rinchiusi su loro stessi, piangendo sul fatto che più  nessuno crede, non capendo come andare avanti; esattamente come fanno questi discepoli che sono lì  a dire: ”Ma come faremo a sfamare tutti?”. C’è  voluta solo la generosità di questo ragazzino per cambiare tutto. C’è voluto uno che si mettesse a servizio con il poco che aveva; e che ha dato quel poco nelle mani del Signore.

Ecco allora la nostra chiamata,  personale e comunitaria: diventare strumenti nelle mani del Signore. Difficile, ma possibile. Tutti noi siamo chiamati, qualsiasi sia la nostra età, a essere strumenti nelle mani di Dio. Se ciascuno di noi, anche come comunità, diventerà strumento nelle mani di Dio, questo quartiere cambierà, dovrà cambiare.  Ma per far questo dobbiamo andare al di là delle nostre paure , al di là del nostro egoismo; e dare il poco che siamo! Se valutiamo di essere pochissimo, quel pochissimo lo dobbiamo mettere nelle mani del Signore.

Oggi il Vangelo ci permette di ripensare, durante questa estate, alla nostra pastorale, al nostro modo di vivere; ci obbliga alla condivisione. La situazione  drammatica economicamente dopo il covid ci obbliga a ricostruire una società che condivida di più, che sappia vedere le difficoltà degli altri.

Allora prendiamoci ancora questa settimana per un riinizio, iniziamo questo anno diversamente: ciascuno mettendo quello che è, per migliorare il mondo; ciascuno dia quello che è  a lui, per essere trasformato da lui. Per diventare, come dice san Paolo nella seconda lettura, “un solo corpo, un solo spirito, una sola speranza”. Amen

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