Domenica 26 dicembre 2021 Sacra famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

Stretta relazione d’amore

Come sempre, la prima domenica dopo Natale è dedicata alla santa famiglia.  Quest’anno cade proprio il giorno dopo il Natale e questo ci permette di contemplarla ancora una volta ora che l’abbiamo in tutte le nostre case, ben visibile attraverso il nostro presepe.

Dobbiamo stare attenti: certe volte la santa famiglia potrebbe essere per noi motivo di giudizio,  possiamo avere una visione moralistica di questa santa famiglia: sembra una famiglia perfetta,  e noi vediamo di contro l’imperfezione della nostra famiglia.  Se vi guardo negli occhi, so e conosco molte delle vostre  difficoltà  e dei vostri problemi. Sappiamo che non è così facile accompagnare la crescita di un figlio.

Quello che vale per ciascuno di voi, vale anche nella santa famiglia. Vediamo che Gesù,  a dodici anni, ha in un certo senso la sua crisi adolescenziale,  scappa! La carovana sta tornando e lui rimane a Gerusalemme, al tempio. I suoi genitori,  Maria e Giuseppe,  sono preoccupati,  lo cercano, e lo trovano lì, che parla  con i sacerdoti del tempio, si dice  con intelligenza.  Alla domanda di sua madre: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo!”, la risposta di Gesù potrebbe essere la stessa di qualsiasi vostro adolescente in famiglia: “Perché mi cercavate?”, come a negare l’ angoscia del genitore che vuol tenere stretto il figlio.

“Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Maria e Giuseppe scoprono che il mistero di questo bambino è ben superiore a quella che può essere la loro immaginazione,  la loro idea! Ma anche questo non vale  per ciascuno di noi? Non vale anche per ciascuno di voi genitori? Il figlio, la figlia che avete davanti non è ben al di là di tutto quello che potete immaginare? Per ciascuno di noi il Signore ha un progetto molto più grande di quello che l’uomo può ipotizzare.  “Sua madre custodiva tutte quelle cose nel suo cuore”.  E Gesù,  che era tornato a Nazareth “stava loro sottomesso”, dice la Scrittura, “e cresceva in sapienza,  età,  grazia davanti a Dio e agli uomini”.

Allora, in questa festa della santa famiglia,  noi su questo altare vogliamo offrire le nostre famiglie.  Lo dicevo all’inizio: vogliamo offrire le ferite che ci segnano, i problemi relazionali, le lacerazioni profonde che alcune famiglie si portano dentro.  Ma anche le gioie, quell’amore vissuto, quell’amore donato, quell’amore oblativo che ciascuno di voi vive per i figli; tutto questo, oggi, nella festa della santa famiglia,  vogliamo metterlo lì,  vogliamo offrirlo al Signore in questa Eucaristia che è un rendimento di grazie.  Perché, al di là di tutte le sofferenze, le difficoltà, i dolori che possono comportare la crescita di un figlio, vogliamo ringraziare per il dono immenso che il figlio è! Quante volte un uomo, una donna che avrebbe voluto rifiutare o che aveva forti difficoltà riguardo a una gravidanza,  poi, tenendo questo figlio,  dice: era il dono più grande che mi poteva essere dato!

Oggi ringraziamo il Signore per le nostre famiglie.  Noi due che celebriamo, il diacono Ottavio e io, siamo fortunati perché oggi abbiamo le nostre famiglie presenti qui: non accade spesso! Quindi ringraziamento il Signore per questo! E chiediamo al Signore di accompagnarci  e di aiutarci a vivere quell’amore che ha messo nei nostri cuori nella relazione con le nostre famiglie, quell’amore che ciascuno ha ricevuto e che dobbiamo vivere giorno dopo giorno.  Non è sempre facile,  ma è così bello! 

Dunque ringraziamo il Signore, preghiamo Maria e Giuseppe,  preghiamo questa santa famiglia che possa darci una mano, non a controllare i nostri figli,  ma a indicare loro il cammino.  Poi ciascuno di loro camminerà da solo, crescendo, lo speriamo, in sapienza e in grazia davanti a Dio. Amen

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