La tua, non la mia volontà
È un po’ come una serie a episodi: vi ricordare che domenica scorsa abbiamo sentito la prima parte di questo Vangelo: “Gesù, entrato nella sinagoga, aveva iniziato a leggere” . E qui abbiamo il finale dell’altra volta: alla fina di questa lettura, Gesù dice: “Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato “. Ricordate che le persone avevano lo sguardo fisso su di lui; e abbiamo detto quanto sia importante per il cristiano avere lo sguardo fisso su Gesù e ascoltare la sua parola.
Oggi tutto cambia. La folla che sembrava così presa, con lo sguardo fisso: “ tutti erano meravigliati dalle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”, come di fronte a chi quello che dice, lo vive, “Ecco il Messia!”; ora, alla fine del Vangelo, lo vogliono buttare dall’alto della montagna! Cosa sta succedendo? Qual è il problema? Lo esplicita Gesù, che comincia a capire, a sentire quello che la gente dice. La gente dice: “Ma questo non è il figlio di Giuseppe? Non lo conosciamo?”. Allora inizia quello che si chiama il pregiudizio: avere un’idea su una persona e tenerla qua davanti; avere già un’idea su una persona prima di conoscerla. Loro dicono: “ Lo conosciamo, lo abbiamo visto crescere! Come è possibile che questo sia il Messia?” E poi: “Visto che tu hai fatto dei miracoli a Cafarnao, perché non fai la stessa cosa qui? E noi ti crederemmo. Fai i miracoli!”.
Questo modo di aver bisogno sempre di una risposta come la vogliamo noi, è un po’ la relazione che noi viviamo nella nostra vita con il Signore. Anche per noi spesso Dio è come la macchinetta del caffè in cui io chiedo, ed esigo che arrivi quello che ho chiesto . Dico: faccio questo sacrificio, così riceverò questo, faccio questa preghiera per ottenere questa cosa. Ma il Signore non sempre risponde alla nostra preghiera come noi l’avevamo pensata. Il Signore non è al servizio nostro. Dovremmo essere noi al servizio della sua volontà. Tante volte, forse, non solo imponiamo la nostra volontà alla gente, ma vogliamo imporre la nostra volontà a Dio. Proprio questo è il nostro grande problema. Questo è il nostro grande orgoglio, questa è la nostra grande difficoltà nelle relazioni, in tutte le nostre relazioni. Tante volte non funziona la relazione tra marito e moglie proprio per questo motivo: non c’è incontro tra due volontà che cercano di servirsi a vicenda, c’è la volontà di imporsi sull’altro. Quello che viviamo nelle nostre relazioni umane, lo abbiamo trasferito anche nella nostra relazione con Dio: esigiamo, pretendiamo che risponda come vogliamo noi.
Gesù ci insegna invece, attraverso la sua vita e attraverso la sua morte che l’accettazione della volontà di Dio è importante nella nostra vita: rendersi umile fino in fondo, cercare di fare la sua volontà, rispondere alla sua volontà. Noi lo diciamo nella preghiera del Padre nostro, ma poi ce ne dimentichiamo.
“Gesù poi, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”. Vedremo che, nel Vangelo di Luca, Gesù si mette in cammino verso Gerusalemme. Anche noi siamo chiamati a metterci in cammino verso il cielo, anche noi dobbiamo aver chiaro il nostro orizzonte. Anche noi dobbiamo metterci in cammino.
La folla che prima si mette quasi ad applaudire Gesù e adesso lo vuole uccidere. Tante volte la nostra relazione è così, è la stessa cosa. Amore e odio verso il Signore! Non diremmo odio, ovviamente, ma è così, la nostra relazione è calda e fredda. Dobbiamo, sempre di più, come abbiamo detto domenica scorsa, fissare lo sguardo su di lui. Ascoltare la sua parola e fissare lo sguardo sulla sua vita. È l’unica risposta a questo nostro mondo, l’unica risposta a quello che dobbiamo fare nella nostra vita.
Dunque mettiamoci in cammino in questo inizio d’anno, cercando di seguirlo, cercando di lottare contro il nostro istinto, cercando di diminuire questa nostra volontà di metterci sempre noi in mezzo. Ascoltiamo la sua voce e mettiamoci in cammino. Amen