Un desiderio profondo come il mare
Ragazzi, se vi chiedessi che cosà avete capito di questo Vangelo, voi rispondereste che è un po’ strano, non vi pare? Vedete che Gesù usa la parola “beati” per dire “felici” e dice: felici i poveri, felice chi ha fame, felice chi piange, e così via. Non trovate che sia un po’ strano? Normalmente uno che ha fame, che non può avere da mangiare, è felice? Vi sembra normale questo? O uno che è povero, felice di essere povero, vi pare normale? Quindi qui abbiamo un problema: o Gesù quel giorno aveva bevuto o c’è sotto qualcosa da capire. E allora cerchiamo di capire insieme che cosa il Signore ci vuole dire oggi.
Questa catechesi sulle Beatitudini la stiamo facendo anche con tutta la parrocchia: la stiamo facendo una volta al mese e l’abbiamo fatta venerdì scorso; siamo arrivati alla quarta beatitudine. E ci rendiamo conto che in realtà si tratta della ricerca della volontà di Dio.
Ma prendiamo l’inizio, incominciamo proprio dall’inizio di questo Vangelo. Là dicono che “Gesù alza lo sguardo”: e questa è una prima indicazione importantissima nella nostra vita spirituale. Gesù ci dice: “Alza lo sguardo”, lo sta dicendo anche a noi: alzare lo sguardo dalle nostre paure. Noi abbiamo paura di tutto, abbiamo paura del virus, abbiamo paura dei vaccini, abbiamo paura del presente, abbiamo paura del futuro: abbiamo paura! Tutta la nostra vita è orientata solo dalle nostre paure. Non siamo liberi di prendere le nostre decisioni, perché tutto quello che prendiamo come nostra decisione è spesso collegato alle paure che ci abitano. La prima cosa che il Signore ci dice è di alzare lo sguardo, invece di averlo sempre puntato su noi stessi. Alziamo lo sguardo verso questo cielo, alziamolo verso il Signore, alziamolo! Cerchiamo di andare oltre, non fermiamoci su questo attuale mondo che ci fa così male. Tante volte le porte del nostro cuore sono esattamente come le porte delle nostre case, chiuse a chiave, quelle porte blindate che ormai abbiamo tutti nelle nostre case. Così sta diventando la nostra vita, il nostro cuore! Oggi il Signore ci dice: “Alza lo sgua4do!, non rimanere nel tuo piccolo mondo”.
E alzando lo sguardo non vedo solo il Signore, vedo anche i miei fratelli, vedo anche chi ho accanto. E quant’è vero anche qui: spesso noi siamo seduti accanto a delle persone che neanche guardiamo bene negli occhi, neanche le salutiamo, neanche sappiamo chi sono. La pandemia ha reso ancora più evidente questo, perché ha messo, se non un muro, una distanza tra di noi. E allora facciamo fatica anche a salutarci.
Ecco, il Signore “alza lo sguardo verso i suoi discepoli”, li guarda. Alzare lo sguardo nella nostra vita è importante perché ci ridà un po’ il senso della nostra vita, che è il cielo! E nello stesso tempo ci permette di guardare i nostri fratelli in faccia, ci fa guardare negli occhi i fratelli che abbiamo vicino.
Ora il Signore ci consegna queste Beatitudini. Ho detto all’inizio che beatitudine significa: felicità. Quando siamo felici, dice il Signore? Dice delle cose strane: siete felici quando siete poveri, siete felici quando avete fame. Con la catechesi, In questi mesi, abbiamo scoperto che tutto spesso è legato alla volontà di Dio: cioè, per esempio, di cosa siamo poveri, di cosa ci parla il Signore? Ci parla solo di cose materiali? No, il Signore ci parla di povertà di spirito. Perché si può essere poveri materialmente, senza essere poveri di spirito. La povertà di spirito significa che non mi metto io al centro, ma che cerco il Signore. Lo stesso su l’aver fame e sete di giustizia: proprio venerdì scorso abbiamo visto che nella Bibbia, nella Torah e poi nel Vangelo, la giustizia di Dio è la ricerca della sua volontà nella nostra vita. Noi uomini tante volte vogliamo imporre la nostra visione e non cerchiamo mai l’altro. Invece la felicità dell’uomo è ricercare che questa volontà di Dio possa agire nella nostra vita. Questo significa ricercare la nostra vocazione, la nostra chiamata, cioè comprendere quello che siamo. Questo ci porta alla felicità!
Ecco perché poi Gesù dice: “Guai a voi ricchi”, e intende: guai a voi sazi! Guai a tutte le persone che si saziano di quel poco che passa, di quelle piccole cose, di tutto quel materiale con cui ci riempiamo. Come i peccati di gola, che non sono forse altro che la volontà di riempire quel vuoto esistenziale che abbiamo dentro.
Nella nostra vita ci riempiamo di tante cose. E questo l’ha capito la società liberale attuale; essa crea dei desideri che poi sono desideri che passano; ma subito la società te ne crea altri, un po’ come iPhone, che passa dal primo a dieci poi undici poi dodici…, e hai sempre voglia di avere quello nuovo appena uscito: non ne hai veramente bisogno, ma te lo creano il bisogno, il desidero, perché noi siamo fatti di desiderio. Siamo pieni di desideri, ma ci riempiamo di tante piccole cose senza renderci conto che c’è un desiderio molto più profondo dentro di noi. Ed è lì che noi troviamo Gesù Cristo. È lì che lui realmente ci tocca. Allora noi possiamo continuare a comprarci cose, a riempire la nostra vita di tute queste cose che passano, ma nel profondo di noi quel desiderio vero di giustizia, di bellezza, di libertà, quello ce lo dimentichiamo, per poi ritrovarci nell’infelicità. Per questo Gesù dice: ”Guai!”, perché rischiamo di trovarci nell’insoddisfazione di una vita intera.
Il Signore ci richiama ad andare più in profondità di noi stessi. Alzare lo sguardo, o anche, come ho detto la settimana scorsa, prendere il largo, andare in profondità. Quando prendi il largo, vai dove il mare è più profondo: vai in profondità nella tua vita, vai a cercare veramente quali sono i tuoi desideri. È importante, lo dico soprattutto agli adulti, perché siete voi che educate i vostri bambini. Educateli a qualcosa di bello, di alto, di profondo, non alle piccole cose. Il festival di Sanremo passa, la vita no. La vera vita non è quella, noi non abbiamo le paillettes, i lustrini, le luci, noi cerchiamo piuttosto di vedere il vero bello della nostra vita. Ecco l’invito di oggi.
E tutte le parole della liturgia ce lo dicono. “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo”, ci dice Geremia nella prima lettura, “e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il cuore dal Signore “. “Beato l’uomo che confida nel Signore “. “Ricordatevi la speranza che avete in Cristo “, ci dice san Paolo nella seconda lettura. Ecco, noi siamo portatori di un messaggio grande, bellissimo, facciamolo uscire anche nella nostra vita. Ricordiamoci chi abita in noi. Viviamo più in profondità, cerchiamo questi nostri desideri e cerchiamo la risposta. E questa risposta è Gesù Cristo! “Rallegratevi ed esultate, dice il Signore, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli”.
Buon cammino a tutti. Andiamo avanti, cerchiamo le vere risposte, che solo il Signore ci può dare. Amen