20 febbraio 2022 VII domenica del tempo ordinario

Un comandamento nuovo

A voi che ascoltate io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male “. Queste sono le parole di Gesù stamattina.

Non so se vi rendete conto di quello che sono queste parole. Forse voi non avete nemici, ma se ne avete, capite bene che non è facile amare i propri nemici, non è certo facile voler loro bene; non è affatto facile avere un nemico e volere il suo bene.

Come possiamo vivere queste parole dette da Gesù? Umanamente è impossibile, siete d’accordo? Impossibile.

Però posso dite di aver visto, di aver incontrato persone che ancora oggi vivono così. Basta pensare ai martiri dell’inizio, che hanno dato la vita per Gesù senza mai rispondere all’odio con l’odio, né alla violenza con la violenza.

Non e solo Gesù che ha fatto questo, ci son tanti uomini e donne che han saputo vivere così. Uno di questi proprio ultimamente: in Francia c’è attualmente il processo a chi ha aiutato i terroristi islamici che hanno sgozzato un prete pochi anni fa, ve ne ricordate? Padre Jacques Hamel. E lì al processo, ieri o l’altro ieri, c’era la testimonianza di un signore di più di novant’anni, che era presente a quel fatto e a cui, allora, avevano imposto di filmare tutta la scena col telefonino. Quell’uomo ha vissuto esattamente quanto è descritto nel Vangelo. Infatti le sue parole al processo sono state così forti, così piene di bontà, che l’accusato ha chiesto alla fine scusa, dicendo che era stato toccato dalla testimonianza di quell’uomo.

Mi ricordo un altro fatto in Siria: quando sono stato lì’ nel 2016, ho incontrato un ragazzo cui era morto il padre a causa della guerra, delle tante uccisioni; lui diceva di aver perdonato, semplicemente perché, se si i continuava a rispondete alla violenza con la violenza, il suo Paese non avrebbe mai avuto un futuro.

Quando leggi queste parole sul Vangelo, è una cosa, quando le vedi vissute dalle persone è qualcos’altro. Ma come è possibile questo? Come è possibile che uomini e donne come noi riescano a vivere questo Vangelo? Non sono migliori di noi, non lo fanno con la loro volontà, c’è dell’altro. Sant’Agostino diceva: “Voi stessi siete quello che avete ricevuto”. E cosa noi riceviamo? L’Eucaristia. Prima il Battesimo e poi l’Eucaristia.

Cosa significa esattamente questo? Quando riceviamo l’Eucaristia, ci dice Sant’Agostino, “voi siete quello che avete ricevuto”. Noi diventiamo quello che riceviamo. Che cos’è l’Eucaristia È Cristo che si dona. Noi diventiamo come lui! Noi, ricevendo l’Eucaristia, siamo chiamati a donarci anche noi. Noi, ricevendo l’Eucaristia, siamo altri Cristi. Ma questo come si vive, se non si prende coscienza di quello che diventiamo, di quello che siamo, di quella che è la nostra vocazione; di quello che abbiamo ricevuto nel Battesimo?

Abbiamo sentito nella seconda lettura, quella di san Paolo, che c’è il primo uomo Adamo, che viene dalla terra e poi c’è l’ultimo Adamo, che è Gesù Cristo, l’uomo di spirito. Ecco, noi siamo corpo e spirito. Questa pandemia ci ha ricordato che eravamo tanto corpo, per la paura della nostra morte corporale. Speriamo che ci ricordi che siamo anche spirito, perché abbiamo ricevuto questo dono nel Battesimo; speriamo di ricordarci che siamo uomini nuovi; che questa novità che abbiamo dentro di noi, la dobbiamo far vivere. Noi la rinnoviamo con la Parola, la rinnoviamo con l’Eucaristia. Questa Eucaristica, questa comunione all’unico corpo, ci rende comunione, ci crea comunione, fratelli tra di noi. E questa comunione, questa fratellanza che dovremmo sentire qui, la dobbiamo poi vivere all’esterno. Il problema è che tante volte non ci rendiamo conto di quello che stiamo vivendo, di quello che stiamo celebrando, di quello che siamo chiamati ad essere.

Questa unità che si crea qui deve essere fortissima. Noi non siamo più delle isole, non siamo più degli individui che vivono così, da soli, ma diventiamo persone, diventiamo contatto, diventiamo fratelli; diventiamo persone che stanno attente all’altro, perché siamo di una stessa famiglia, siamo di uno stesso corpo. Lo ascoltate a messa nella preghiera eucaristica, quando diciamo: “Lo Spirito fa di noi un solo corpo”. Ma tante volte questo ci sembra passare sopra la testa, ce lo dimentichiamo. Ed è questo che dobbiamo sentire nella nostra Eucaristia: fare com-unione: unione insieme. Non è solo prendere il pane e basta, è ricevere il corpo di Cristo, che ci fa uno. E se noi abbiamo coscienza di questo, se ce ne rendiamo conto, forse la nostra vita cambierà.

Dobbiamo accogliere Cristo nella nostra vita, realmente, ed è così che cambieremo il mondo. È possibile. E tanti uomini e donne ce l’hanno dimostrato fino ad oggi. Vivere come Cristo è possibile. Dare la vita per gli altri è possibile. Amare fino in fondo è possibile. Dobbiamo solo saper discernere e accogliere Cristo nella nostra vita. È questa la cosa più grande: aprire la nostra esistenza e il nostro cuore alla sua presenza: è questa la nostra vita, è per questo che abbiamo bisogno di conversione. Non per essere migliori: noi non veniamo qui per obbligo, non veniamo qui per dovere, non veniamo qui perché la Chiesa ci duce che ogni domenica dobbiamo venire qui, ma veniamo qui perché ne sentiamo il bisogno, perché abbiamo bisogno di alimentarci da questa Parola, perché abbiamo bisogno di cibarci di questa Eucaristia: perché è questo che ci fa vivere, è quello che deve essere al centro della nostra esistenza! Cristo è la nostra vita! Poi abbiamo i nostri difetti, le nostre problematiche, le nostre leggerezze, tutto quello che volete, ma dobbiamo sentire di aver bisogno di lui. Dobbiamo assolutamente sentire che lui è alla base della nostra esistenza. È questo che cambierà il mondo, è questo.

Vi do un comandamenti nuovo“ dice il Signore. “Come io ha amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Amen

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