14 aprile 2022 Giovedì santo Cena del Signore

Una vocazione di servizio e di amore

Pensavate che il parroco  (a lungo bloccato dal covid) sarebbe restato nella sua torre d’avorio, volevate farlo fuori?,  e invece eccolo qui a celebrare insieme a voi il rito pasquale!

Non so se tra i nostri amici ucraini che sanno parlare in italiano può  venire qualcuno per la traduzione simultanea. Bene.

Noi abbiamo sentito nella prima lettura la storia della Pasqua ebraica, dove ci viene detto che dobbiamo ricordare questo momento: “Questo giorno sarà per voi un memoriale, di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”Pasqua significa passare oltre,  oltre gli stipiti delle porte dove c’era il sangue dell’agnello: passare oltre, da una vita da schiavi a vita di libertà.  Un po’ come dalla guerra alla pace.

La seconda lettura ci ricorda invece quello che succede nell’ultima cena. Gesù festeggia con i suoi discepoli la Pasqua ebraica e ne trasforma il senso. Perché che cosa succede? Lui sa che deve morire. Sa quello che l’aspetta. Ma fa un passaggio dal drammatico al positivo. Perché  quei momenti che sono così drammatici e terribili diventano il dono più grande, il dono più generoso: diventano il dono della vita. Eventi crudeli diventano dono di amore.

Ecco perché volevo che voi, fratelli ucraini, siate qui presenti questa sera: perché possiate vivere insieme a noi l’unità cristiana,  questo passaggio dall’evento drammatico, triste, terribile della guerra, a quella pace che solo Cristo ci può dare, attraverso l’amore; quell’amore che i vostri fratelli italiani cercano di donarvi.  Con i nostri piccoli gesti vogliamo accogliervi, trasformare la vostra tristezza in gioia; perché solo l’amore cambia il volto delle persone. La vita cristiana è fondata su questa trasformazione: dalla morte a un evento di alleanza. Potrebbe essere una rottura e diventa un’alleanza! Ed è quello che ci racconta il Vangelo di oggi: Gesù, prima di sedersi a tavola, lava i piedi dei suoi discepoli! Perché,  vedere, dare la vita per gli altri, non capita spesso. Ma servire gli altri lo possiamo fare tutti i giorni. Per poter fare questo, per poter servire l’altro, dobbiamo accettare di essere lavati da Gesù, di essere purificati da lui, grazie alla sua misericordia, grazie al suo amore: accettare il suo amore nella nostra vita, al di sopra dei nostri limiti, dei nostri peccati, dei nostri difetti, del nostro male.

Gesù nell’Eucaristia si fa cibo e bevanda per noi. E noi lo riceviamo, riceviamo questo amore, riceviamo questo cibo che ci alimenta.  La nostra vocazione è vocazione all’amore,  per vivere nell’amore in maniera effettiva. Non affettiva, effettiva! Concretamente, un amore concreto. Un marito che ti dice sempre: ti amo, ti amo e poi ti tradisce…

Pensate: amare può  trasformare il mondo! Se invece di ricercare il potere, il piacere, ci fosse spirito di amore e di servizio, il mondo sarebbe un paradiso; e la guerra in Ucraina e in tutte le altre parti del mondo, non ci sarebbe. La nostra vocazione cristiana è spingere il mondo in questa direzione.  E questo lo possiamo fare anche nel nostro quartiere, nel nostro luogo di lavoro, nella nostra famiglia.

Allora raduniamoci, e per far sinodo, cioè per camminare veramente insieme, possiamo diventare capaci di fermarci ogni tanto a lavarci i piedi gli uni degli altri, guardando l’altro dal basso verso l’alto; per avere la gioia di evangelizzare con il coraggio dell’umidità di chi sa di essere amato  fino alla fine.

In questo giorno in cui celebriamo l’Eucarestia,  celebriamo la comunità,  la Chiesa che si ritrova attorno a questo tavolo. Voglio ringraziare tutti quelli che si mettono al servizio di questa comunità. Perché voi la domenica siete centinaia e centinaia a venire in chiesa, ma chi veramente ha questa capacità di andare avanti sono le poche persone che si mettono a servizio. Il parroco da solo non può far niente. Allora, al di là del ringraziamento che facciamo a chi serve già, questa celebrazione deve mettere tutti gli altri anche in crisi: come servo la mia comunità? Come servo la grande famiglia di Dio che è questa  comunità?

Chi serve la comunità non sono persone diverse da voi! Sono giovani, sono vecchi, sono anziani..! Sono sposati, celibi, hanno tanto da fare, hanno famiglia, hanno lavoro, ma si mettono a servizio. Allora davanti a questo altare chiediamoci se rispondiamo alla nostra vocazione di servizio e di amore. “Vi ho dato un esempio, infatti,

perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. Amen

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