15 maggio 2022 Quinta domenica di Pasqua

Un luogo dove si percepisce il suo amore

Oggi abbiamo tanto da festeggiare: celebriamo l’anniversario della dedicazione di questa chiesa. Avete visto che, un po’  come per una torta di compleanno, ci sono delle candele sui muri che indicano questo momento: è  tradizione della Chiesa che vengano messe delle candele accese il giorno della dedicazione. Il 15 maggio del 1999, ventitré anni fa, veniva qui consacrata questa chiesa.

Consacrare una chiesa potrebbe riguardare solo un oggetto così,  materiale. Invece la chiesa, in questo quartiere,  dovrebbe voler dire qualcos’altro.  La chiesa è  una comunità,  il luogo dove si raduna una comunità.  Tante volte  l’abbiamo detto: la comunità è questa grande famiglia di Dio. 

Anche la comunità può essere una parola vuota,  se non vive quello che Cristo  ci ha insegnato, e che oggi abbiamo riascoltato: un Vangelo molto corto, ma molto significativo.

 Troviamo Gesù nel momento più drammatico della sua vita, quando vediamo che Giuda sta uscendo dal cenacolo. È   la notte del giovedì santo, Gesù sta per andare nel giardino degli ulivi e sa benissimo quello che sta succedendo: Giuda sta andando a venderlo! In quel momento lì,  lui insegna ai suoi fratelli, ai discepoli, una cosa bellissima: “Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.

Voi mi direte: un comandamento nuovo? Da sempre la gente sa amare; da sempre l’uomo e la donna si amano; da sempre hanno figli e amano i loro figli! Quale comandamento nuovo è questo?

Avete ragione, la parola amore la sentiamo ovunque, sempre. Ma dobbiamo sfare molto attenti: questa parola usata così tanto nasconde quasi sempre tanto egoismo. Usiamo questa parola, ma dietro spesso essa contiene il mio bisogno, soprattutto  quello che riguarda me. Gesù dice un’altra cosa: “Amatevi come io vi ho amato”. È la parola “come” che io vorrei che oggi voi vi ricordiate. Perché a questo bambino che verrà battezzato in questa fede i suoi genitori e il suo padrino dovranno insegnare questo, cioè insegnargli per tutta la vita a cercare come  Gesù lo ha amato. Se noi cominciamo a cercare di capire  come Gesù ci ama, allora forse riusciremo anche noi ad amare, allora scopriremo che cosa significa l’amore. La nostra vita è  tutta alla ricerca di questo “come”: come Gesù  mi ama. Tante volte ve l’ho detto: non si è  cristiani finche  non si prende coscienza di quell’amore che abbiamo ricevuto! Noi seguiamo delle regole, proviamo a fare delle cose di buonismo, ma tutt’altra cosa è  prendere coscienza di come io sono amato, capire che sono figlio di questo Dio: finché non ho sentito dentro di me questo amore, è  difficile poi che io ami, perché  non so che cosa significa! Sentire questo amore completamente gratuito per me, questo dono totale della sua vita per me,  è  questo che i genitori dovranno insegnare! Non la dottrina, non delle regole, non è quello! Dovranno riuscire, attraverso la loro educazione,  attraverso i loro gesti, a far passare che prima di tutto c’è  un Dio padre che lo ama e che lui è  figlio di questo amore.

E cosi in tutte le nostre relazioni.  In questo mondo di guerre lo vediamo che ancora oggi non riusciamo a capire quanto siamo stati amati! La Russia e l’Ucraina sono due Paesi cristiani, con la stessa fede, con la stessa Chiesa! E lottano! È quanto succede nelle nostre stesse famiglie, abbiamo figli che  si uniscono e invece ci dividiamo, ci odiamo qualche volta; perché non abbiamo scoperto quell’amore.

Tuto il cammino della nostra vita da cristiani  è scoprire questo amore. E andare sempre più avanti,  sempre più in profondità in questo amore di Dio. Scoprendo questo amore io forse qualcosa potrò fare. È  questo  amore che noi dobbiamo seguire, è  questo amore che dobbiamo scoprire insieme, nella vita, in comunità. È  questo amore che dobbiamo esprimere poi nel nostro quartiere.

Allora, vedete che celebrare la dedicazione di una chiesa nel suo anniversario, non è semplicemente essere contenti di questi muri,  muri; perché noi ci potremmo anche radunare senza un tetto: la Chiesa esiste in certi luoghi dove i cristiani vengono torturati,  vivono con difficoltà,  si devono nascondere: quante volte è  successo qui a Roma,  nel passato; quanto ancora succede in tanti luoghi, pensate alla Cina, dove c’è la Chiesa detta sotterranea, nascosta! E la Chiesa è anche lì.  Allora non sono tanto i muri, ma quanto  esprimono! Ed è quello che noi, attraverso questa nostra  ricerca continua dell’amore di Cristo,  dobbiamo vivere ed esprimere. Dobbiamo far passare ai nostri bambini

Camminiamo insieme. In questa quinta domenica di Pasqua, sempre in questo tempo pasquale continuando il nostro cammino insieme. Una comunità serena come una    famiglia dovrebbe aiutarsi. Ogni volta che andiamo in chiesa dovremmo anche salutare, capire chi abbiamo vicino. Ci sono storie incredibili tra noi, ci sono sofferenze, dolori. Gioie. E tante volte noi siamo qui, seduti come degli stranieri. Ascoltiamo e ce ne andiamo via.  Ma non è  questa la comunità cristiana. Sono uomini,  donne,  bambini che si incontrano per riscoprire insieme che cosa sia l’amore di Dio: un amore che noi vogliamo vivere.  Sempre di più dobbiamo riuscire ad esserci, ad essere questa famiglia,  sempre di più.  Una persona che entra in questa chiesa deve sentire che questo  è un luogo diverso, non è un’aula come un’altra: questo dev’essere un luogo diverso, un luogo dove si sente il suo affetto amoroso. Perché  Cristo ce lo ha insegnato con la sua propria  vita, non solo con le parole.

Domandiamo al Signore di mettere nel nostro cuore il bisogno di lui,  il bisogno di conoscere il suo amore. Amen

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