Siamo fatti relazione d’amore
Domenica scorsa era la festa di Pentecoste, vi ricordate? Qj0esta volta invece festeggiamo la santissima Trinità. E, se viene una dopo l’altra, è proprio perché, come avete sentito nel Vangelo, lo Spirito ci aiuta a capire meglio: quello Spirito di verità che deve scendere dentro di noi.
Sulla Trinità ci sono libri su libri di teologia, lunghissimi, per cercare di spiegare che cosa sia: Dio in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Non è molto semplice capirlo. Però oggi voglio cercare di semplificare, cercando di vedere insieme a voi che cosa può significare per la nostra vita, per questi bambini che verranno battezzati e anche per voi, che oggi farete la vostra professione di fede.
La prima cosa che ci colpisce è che, se ci sono tre persone, significa che Dio è relazione, è comunione. E, visto che noi siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio, significa che anche noi siamo chiamati alla relazione, alla comunione. Difatti la solitudine ci fa paura, la solitudine ci fa soffrire. Noi non siamo fatti per essere soli, siamo fatti per essere in relazione con l’altro. Allora, se noi siano fatti a immagine e somiglianza di Dio, l’uomo e la donna, se non hanno questa relazione con l’altro, mancano di qualcosa. Infatti ricordate che nella Genesi, quando Adamo è solo, soffre; e Dio capisce che c’è qualcosa che gli manca; così crea anche la donna, carne della sua carne, ossa delle sue ossa.
È questa bellezza della relazione che ci fa essere uomini, che ci fa essere donne. Il problema qual è? È che tante volte noi non viviamo questa relazione, non creiamo tra di noi comunione, non viviamo quell’amore che è stato riversato nel nostro cuore nel momento del Battesimo! Quell’amore di Dio che è stato riversato in noi, non lo viviamo, non ce lo giochiamo, non lo vogliamo contare. E allora creiamo muri, allora creiamo guerre, l’uno contro l’altro! Quello che la società ci mostra oggi è proprio il contrario di quello che è il progetto di Dio.
C’è un’altra cosa importante: Gesù è venuto a dirci che Dio è Padre. Oggi diremo che questi bambini sono figli di Dio! Tutti noi, nel Battesimo, siamo diventati figli di Dio. Se sei figlio, significa che hai un padre, una madre; se sei padre o madre significa che hai un figlio. Cioè anche solo la definizione del nostro Dio, è una definizione di relazione e di amore. Dire che Dio è Padre e dire che noi siamo figli, significa che c’è un legame di relazione e di amore. Ed è questo che dovremo insegnare ai nostri bambini: riscoprire sempre, crescendo, questo amore di Dio che è andato fino in fondo, fino a dare la sua vita. Dio si è fatto piccolo, si è fatto umile, si è fatto povero, fino a dare la sua vita.
Questo è il grande problema di tanti di noi, di tutti: è che tante volte manchiamo di umiltà. Tante volte gli scontri che succedono di uno contro l’altro sono un problema di orgoglio. E l’orgoglio è la radice del peccato. Alla base di tutto, questo è il problema: l’orgoglio, che ti fa mettere, al centro di tutto, te stesso. L’orgoglio che ti fa perdere la fiducia in Dio. Il peccato originale è questo: Adamo ed Eva non hanno avuto fiducia nella parola di Dio. Ed è quello che viviamo noi, spesso, nella nostra vita: noi non diamo questa fiducia perché vogliamo essere al centro.
Allora oggi, bambini, facendo la vostra professione di fede, state dicendo: io credo in questo Dio Padre, io credo in questo Figlio, che è Dio e che si è fatto carne in mezzo a noi; io credo nello Spirito Santo che è Dio e mi accompagna nel mio cammino. Come lo dicono anche i genitori e i padrini di questi bambini, che oggi affermano, con la loro fede, questa scelta: affermano di volere che questi bambini siano figli di Dio! Vogliono per loro questa nuova vita che ricevono oggi. E per questo, sia i bambini che verranno battezzati, sia i bambini che faranno la professione di fede, hanno bisogno, dietro di loro, di una famiglia. Hanno bisogno non solo di una famiglia di carne, ma della famiglia- comunità: la famiglia di famiglie che siamo noi di questa chiesa, di questa parrocchia! Noi dobbiamo vivere qui, in mezzo a noi, questa comunione, che è immagine di Dio. Se vogliamo cambiare il mondo, dobbiamo prima vivere qui questa comunione.
Per vivere la comunione, come dicevo all’inizio, dobbiamo riscoprire che abbiamo ricevuto questo amore di Dio in noi. È l’amore che ci giochiamo, questo amore di Dio che ci giochiamo con gli altri; non è quel poco che possiamo fare noi, ma è l’amore che abbiamo ricevuto che vogliamo vivere con l’altro!
Allora, tra poco, battezzando questi bambini, ci ricorderemo qual è la nostra fede, cosa è stato scelto per noi e cosa, diventando grandi, noi abbiamo scelto. E voi bambini oggi direte di nuovo: io credo! Credo in questo amore che mi è stato donato: dal Padre, Figlio, Spero santo. Amen