Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato
Alla fine dell’estate è bello trovarci davanti a una parola esigente, che rialza un po’ l’asticella della nostra vita, spesso sprofondata nella nostra mediocrità spirituale.
“Se offri un pranzo, non invitare i tuoi parenti, i tuoi amici, i tuoi vicini ricchi per averne il contraccambio. Al contrario, invita poveri, zoppi, storpi e ciechi, e sarai beato, perché non hanno da ricambiarti”. I nostri parenti, i vicini sono la cercina dei nostri più cari affetti, ma i poveri, i zoppi, i ciechi sono l’invito a qualcosa di più grande. Il Signore ci chiede un passo in più. Spesso la nostra vita è fatta di attese di quello che l’altro può darmi. Il Signore ci insegna un altro amore: quello della totale gratuità.
Ognuno di noi fa fatica a mettere in pratica quella parola che oggi abbiamo sentito, questo mettersi all’ultimo posto. È la parola di Gesù, lui che, come ricorderete, aveva detto ai suoi discepoli: “Non sono venuto per essere servito, ma per servire”. Il Dio cristiano è il Dio capovolto. È un Dio che sta in basso. È un Dio che si dona.
E sappiamo bene quanto facciamo fatica a entrare in questa visione! Anche dentro la nostra stessa Chiesa. Noi cristiani dovremmo avere una piramide rovesciata. Lo sapete che il papa è definito servo dei servi, nei titoli?
Ma questo per noi è davvero alquanto faticoso da vivere e da capire: infatti abbiamo la tendenza a metterci sopra. Il clericalismo, all’interno della nostra Chiesa, che papa Francesco condanna, è spesso vissuto fortemente, dove il prete si sente superiore agli altri, scordandosi che è al servizio della sua comunità.
Oggi il Signore prende l’esempio del banchetto. Il nostro Signore è un uomo che amava vivere, viene persino additato a un certo momento come un beone. Il nostro segno più grande, l’Eucarestia, è stato fatto durante una cena. Vedete che colui che vi parla oggi, Gesù Cristo, non è uno che non sa vivere, che non sa divertirsi, che non sa sorridere alla vita! Anzi, ci sta insegnando qual è il segreto della felicità. Vi ricordate che Gesù ci ha insegnato le otto beatitudini: noi siamo chiamati a essere beati, noi non siamo chiamati a dover soffrire. Chi crede che il cristianesimo sua sofferenza e dolore, non ha capito niente! Il cristianesimo è gioia! La vita cristiana ha come obiettivo la beatitudine: una gioia profonda.
Ma questa gioia non viene dal prendere, non viene dal salire, dal dominare, ma viene piuttosto dal dare, dal scendere, dal servire. Noi abbiamo un Dio che ama in perdita; ma è in quella perdita che si trova la gioia più grande. Ciascuno di noi nel profondo del suo cuore sa che quando amiamo gratuitamente, quando ci doniamo totalmente, troviamo una grande gioia, una vera felicità. Penso ad alcuni di voi che sono genitori, come il dare la vita per i figli li rende felici. Certo, porta anche con sé sofferenze, alcune volte porta dolore, ma dà senso profondo alla vostra vita. E quel senso profondo e collegato al dono della vostra vita.
Così dovrebbe essere per la vita consacrata: è il donarsi che dà gioia. Ogni volta che un religioso si rinchiude su se stesso, diventa acido, proprio perché non sta più donando. Questo vale per tutte le vite. Più diamo, più siamo felici. Ed è questo che oggi il Signore ci sta dicendo. Il metterci all’ultimo posto non lo stiamo facendo per umiliarci, lo facciamo per donarci, perché pensiamo prima all’altro! Proprio come per i nostri figli, pensiamo prima a loro che a noi! Ed è questo che ci dà gioia. Più diamo e più siamo felici.
Allora, all’inizio di questo nuovo anno pastorale, ecco che ci viene ricordato il senso ultimo della nostra vita: il donarci, l’amare, l’amare pienamente, totalmente, il donarci gratuitamente ! Quant’è bello il ricordarci che la vita è felice in questo dono!
Veramente noi, ecco, siamo dei poveracci, sappiamo quanto è difficile; sappiamo che tante volte siamo ben contenti di essere ai primi posti. Lo vediamo anche nelle chiese: i primi posti sono quasi prenotati! E questo vale anche per tanti nostri servizi, che diventano più dei diritti che dei servizi all’interno della Chiesa.
Dunque queste letture ci devono fare un po’ riflettere, ci devono fare aprire il cuore. Queste letture ci devono convertire, sempre di più, perché la nostra chiamata alla conversione è continua.
Chiediamo al Signore misericordia per tutte le volte che preferiamo il primo all’ultimo posto. Ame